“Le radici cristiane uniscono e non dividono. Sono la storia più profonda dei lucani. Chi non lo riconosce non interpreta la verità”, afferma il consigliere che è stato bocciato con 7 voti contrari, 5 voti favorevoli e 4 astensioni il suo emendamento
“Un clima dal sapore ‘ecumenico’ e condiviso” ha caratterizzato, secondo il consigliere regionale Aurelio Pace (gruppo misto) la prima parte delle votazioni in corso in Aula sul nuovo Statuto della regione Basilicata. Ma lo stesso Pace rileva che “sull’articolo 5 l’Aula si è spaccata. Non più larga condivisione ed ‘universalismo’, ma scissione e ‘scontro’, stranamente e con eccentricità: sembra per ‘ragioni di fede’”. L'articolo in questione (La persona, l’eguaglianza e la solidarietà) “riguarda tutti quei valori che generalmente non vengono e non possono essere messi in discussione”, afferma Pace che ritiene di aver aperto “una riflessione opportuna e di buon senso dal punto di vista storico e culturale”, proponendo di inserire all'interno del punto 1, tra le parole "La Regione" e "riconosce", la dicitura "in aderenza alle sue radici cristiane".<br /><br />"Una riflessione che tuttavia – afferma ancora Pace – pare non soddisfare il palato particolarmente irenista ed indifferentista di alcuni consiglieri. A questo punto parte dei commentatori interpretano l'acceso dibattito come uno ‘scontro di religione’ fra ‘crociati’ ed ‘infedeli’. A dire il vero la quaestio sembra vertere piuttosto sul contrasto tra lo sfrenato laicismo ed il buon senso. Alcuni non ci stanno. Il consigliere del Pd Vito Santarsiero si oppone fortemente all'emendamento, evocando un imprecisato ‘tono da crociata, di chi usa strumentalmente la fede non per unire, ma per dividere’. Così – afferma ancora Pace – strumentalizza alcune citazioni di papa Francesco che, a suo dire, porrebbe sullo stesso piano tutte le religioni, in una sorta aureo cosmopolitismo in salsa pacifista. Anche Perrino del M5s dice la sua sostenendo che bisognerebbe inserire nello statuto la teoria evoluzionistica di Darwin”.<br /><br />“Insomma, sembra che gli oppositori – afferma ancora Pace – debbano fare una rinfrescata di storia e scienza. Dovrebbero anche evitare di far confusione fra ‘fede cattolica’ e ‘cultura cristiana’ o ‘Christianitas’ in generale, avutasi a seguito della fusione della civiltà greco-latina, della religione cristiana e della cultura dei popoli europei e soprattutto delle realtà germaniche e mediterranee.<br />Radici cristiane, quelle della nostra Regione, che sono innegabili sul piano culturale e storico, laddove si coniugarono i diritti/doveri dell'istituzione, con il diritto romano come legge comune, il latino come lingua di cultura e comunicazione sovranazionale, con il cristianesimo come via sicura per la salvaguardia della libertà e per lo sviluppo socio-economico dell'Occidente.<br /><br />“Le radici cristiane della nostra Regione devono essere inserite nello Statuto”, afferma ancora Pace per il quale “gli oppositori tradiscono lo spirito, la fede e la volontà di chi li ha votati". Il consigliere del gruppo misto invitata i presenti “al sano coraggio, a slegarsi dai pregiudizi ideologici”, poi preannuncia il ricorso al popolo “probabilmente con un referendum contemplato dallo stesso Statuto in via di approvazione. Le radici cristiane uniscono e non dividono. Sono la storia più profonda dei lucani. Chi non lo riconosce non interpreta la verità. Scriveva, difatti, Benedetto Croce nel 1942, nel suo libro Perché non possiamo non dirci ‘cristiani’, che il Cristianesimo ha compiuto una rivoluzione ‘che operò nel centro dell'anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all'umanità’ che per merito di quella rivoluzione non può non dirsi ‘cristiana’”.<br /><br />“Purtroppo l'emendamento non è passato”, conclude Pace rilevando che hanno difatti votato la sua proposta solo i consiglieri Bradascio, Mollica, Napoli e Rosa. “Ma riparleremo al referendum”.