Provincia Pz, approvato odg su soppressione uffici giudice di pace

È stato approvato all’unanimità l’ordine del giorno, presentato dal capogruppo Vittorio Prinzi (Idv) ed altri, con cui il Consiglio provinciale di Potenza, riunito oggi, ha espresso il proprio dissenso nei confronti del provvedimento di soppressione degli uffici del giudice di pace, “che non tiene conto – spiega Prinzi – delle specificità del territorio provinciale e delle distanze notevoli di molti uffici periferici dalle sedi dei tribunali”.
“Con lo stesso odg si impegnano il presidente della Giunta e del Consiglio provinciale a porre in essere, nei tempi più brevi possibili, tutte le iniziative per scongiurare la chiusura degli uffici del giudice di pace sul territorio e ad esercitare un ruolo di attiva collaborazione con la Regione Basilicata ed i sindaci dei Comuni – aggiunge Prinzi – per predisporre quanto richiesto dal decreto legislativo n. 148/2011, al fine di mantenere e razionalizzare detti uffici, per un’amministrazione della giustizia più vicina ai cittadini”.
La necessità di un confronto sinergico tra enti è stata sottolineata dallo stesso presidente del Consiglio Palmiro Sacco, “secondo il quale è importante investire della questione la stessa Regione Basilicata e trasmettere l’ordine del giorno approvato oggi ai Consigli comunali per una loro condivisione”.
"Nel corso di questi anni, governi diversi hanno costruito dei processi che hanno portato a dei tagli utili solo a fare cassa, senza mettere in moto delle vere riforme tali da garantire comunque presidi sul territorio e qualità dei servizi, soprattutto in una regione come la nostra, con un grande territorio e pochi abitanti. Abbiamo bisogno, per mantenere l’unità – ha affermato il presidente della Provincia di Potenza Piero Lacorazza – di un nostro protagonismo nella costruzione di cooperazione, per cui valuto positivamente l’atteggiamento dei Comuni di mettersi insieme e di costruire dei sistemi di alleanze. Sarà mio impegno sviluppare un confronto con i livelli superiori sul tema della soppressione degli uffici del giudice di pace, pur sapendo che la questione va inserita in un quadro più complessivo, riguardante la capacità o meno di questa regione di resistere alle ipotesi di smembramento che già negli scorsi anni si sono manifestate con la Fondazione Agnelli e con la discussione in corso sullo Statuto regionale”.
Secondo il capogruppo Tommaso Samela (Pd), “piuttosto che sopprimere, bisognerebbe riorganizzare il sistema giustizia, al fine di accelerare i tempi di processi e rendere più agevole l’incontro tra amministrazione della giustizia e cittadini. Credo non si possano scaricare sui Comuni gli oneri finanziari per mantenere gli uffici del giudice di pace. Ad Avigliano, ad esempio, un’operazione del genere costerebbe 200 mila euro”. Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo Ivan Vito Santoro (Sel), per il quale “non è pensabile che i costi ricadano sui Comuni. Avigliano, per esempio, non avrebbe la capacità economica di garantire questo servizio. Sono preoccupato non solo per il personale che, pur non perdendo il posto di lavoro dovrà essere collocato in altri ambiti, ma per l’assenza di un servizio con ricadute economiche e sociali sul territorio. Basti pensare ai cittadini residenti nei territori distanti dai tribunali che dovrebbero rivolgersi a queste strutture”.
Per il capogruppo Aurelio Pace (Gruppo misto), “non è condivisibile la logica della mera valutazione numerica del lavoro prodotto in questi uffici, né è possibile, in un tempo di bilanci ristretti dei Comuni, scaricare su questi enti la responsabilità economica. Credo, inoltre, sia necessario fare attenzione alla sperequazione tra Comuni, come ad esempio Melfi e Viggiano, che hanno risorse esterne rivenienti dalla Fiat e dalle royalties del petrolio e comuni montani che non potrebbero attingere a fondi utili a sostenere gli uffici del giudice di pace”. Piena condivisione dell’odg da parte del consigliere Antonino Capuano (Pdl), il quale, sottolineando come su temi politici così importanti non ci sia colore politico, ha rimarcato “che il punto all’ordine del giorno è passato grazie anche ai voti della minoranza”.
E ancora. E’ stato approvato dalla maggioranza il riconoscimento della legittimità di un debito fuori bilancio, con l’astensione della minoranza.
Infine, si è discusso sulla richiesta di alcuni consiglieri riguardo la nomina del nuovo assessore al Bilancio. “Ci rendiamo conto della irritualità di portare in Consiglio un argomento di questo tipo, poiché il tema riguarda la maggioranza e i partiti – ha commentato Pace – né attiene alla difficoltà, che non si è manifestata, ad interloquire con l’assessore ad interim, ma vorremmo sapere se, ad esempio, la scelta di non nominare un nuovo assessore al Bilancio sia definitiva nell’ottica di una riduzione dei costi: in questo caso ne prenderemmo atto. D’altra parte, la stabilità di questa maggioranza è utile alla minoranza per un confronto ampio e solido sulla tenuta dei conti”.
Nella sua replica, il presidente Lacorazza ha sottolineato come “sia materia politica e prerogativa del presidente la questione relativa alla nomina dell’assessore al Bilancio, per quale mi rimetto comunque al dibattito tra le forze politiche e in particolare tra i gruppi consiliari. Attendendo l’esito di questo confronto, vorrei dire al Consiglio che il cosiddetto interim non ha arrecato problemi di agibilità alla discussione nelle commissioni competenti, né alla tenuta dei conti, che hanno retto bene nonostante i pesanti tagli ai trasferimenti. Un altro aspetto da sottolineare – ha concluso Lacorazza – è il pagamento regolare di tutte le imprese. In questi dieci mesi, dunque, non ci sono state criticità in questo settore, ma siamo andati avanti sulla strada del rigore, dell’efficienza e dell’efficacia”.

BAS 05

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