Presentato alla stampa il risultato di un lavoro realizzato dall’associazione Lucaniaworld. Per il 2013, ha detto Romaniello, il progetto ha bisogno di una rimodulazione allargando la platea dei beneficiari sinora limitata a quanti hanno reddito zero
“Vigileremo sul mantenimento dell’impegno assunto dal presidente De Filippo, in accoglimento della nostra proposta di proroga nel 2013 del Programma Copes per il contrasto alla povertà e all’esclusione Sociale, reperendo le risorse finanziarie necessarie”. Così ha esordito il capogruppo Sel in Consiglio regionale, Giannino Romaniello, presentando quest’oggi, ai giornalisti, i risultati di uno studio realizzato dall’associazione Lucaniaworld.
Romaniello ha spiegato che “la proroga è necessaria a dare risposte immediate ai nuclei familiari che vivono sulla soglia di povertà e che sono in costante aumento” evidenziando che “si aspetta l’insediamento del tavolo tecnico regionale, con i sindacati e le associazioni di volontariato sociale, per definire il progetto 2013 che ha bisogno anche di una rimodulazione. Se sarà necessario ridurre la spesa – ha detto – si dovrà intervenire sugli enti che hanno in carico i beneficiari del Programma, una spesa che nel 2012 ammonta a circa 5 milioni di euro e non certamente sui beneficiari per i quali la spesa è stata di circa 8,5 milioni di euro. Anzi si pone l’esigenza di allargare la platea di beneficiari sinora limitata a quanti hanno reddito zero”. Romaniello si è poi soffermato sulle criticità emerse sinora “un atteggiamento non sempre positivo dei sindaci che hanno interpretato il programma come un problema e non come un’opportunità sociale e la mancanza di coodinamento efficace da parte degli uffici del dipartimento Solidarietà Sociale sicuramente dopo la scomparsa del maggiore animatore, Adriano Abiusi”.
Michele Tricarico, presidente di Lucaniaworld nell’illustrare lo studio insieme a Gianna Milano, dirigente dell’Associazione, ha sottolineato la “grande dignità e la voglia di partecipazione dei beneficiari i quali sollecitano insieme alla proroga alcune modifiche per accrescerne l’utilità e le prospettive di inserimento sociale, a partire dagli interventi di formazione che è concepita in maniera fortemente formale”. “Lo studio – ha aggiunto – si colloca all’interno di un più ampio percorso di analisi e ricerca della realtà sociale di Basilicata, iniziato da oltre 10 anni dall’associazione. Dal report pluriannuale emerge che la popolazione lucana, oltre a vedere molto lontana la fine delle criticità economiche e sociali, porta con sé uno svantaggio quasi genetico, e cioè il non pensare alla possibilità di superare questo momento di stallo attraverso l’organizzazione delle energie individuali, sulla base di un progetto non calato dall’alto, bensì rispondente alle naturali inclinazioni proprie e del territorio. In passato, infatti, si è fatto abbondante uso del meccanismo della delega anche nel ripensare a forme di sviluppo locali”.
“La nostra Regione – si sottolinea nello studio – è impegnata da tempo nel tentativo di dare una risposta ai casi di indigenza che purtroppo sono diffusi e travolgono sempre più anche soggetti fuori dal clichè ordinario: non si pensi più al bisognoso come a un soggetto strutturalmente povero, non istruito, privo di interessi per quello che lo circonda. Le azioni di contrasto alla povertà hanno indubbiamente il merito di consentire a questa realtà di emergere, non fosse altro per la mole di richieste di adesione che giungono da ogni paese lucano, e nel tempo si sono sempre meglio strutturate per consentire all’individuo-beneficiario il riscatto da una iniziale condizione di assistenza verso uno status autonomo non solo di autosufficienza economica, ma di realizzazione personale. Questo, almeno, negli intenti”.
“Lo studio – hanno precisato Tricarico e Milano – vuole rappresentare una valutazione dello stato di attuazione del Programma Copes fino a ottobre 2012, con particolare riferimento alla corrispondenza tra i principi ispiratori della nuova misura e la sua concreta realizzazione. Obiettivo ultimo non la creazione di un nuovo e tanto usuale momento di critica sterile dell’esistente, ma l’emersione altresì delle criticità riscontrate per consentire, anche per il tramite di questo studio, a chi di competenza, una consapevole presa d’atto dello stato dell’arte, in vista di una riprogrammazione futura della misura”. “Riguardo alla metodologia d’indagine di cui il lavoro si è avvalso – hanno sottolineato i dirigenti di Lucaniaworld – si può affermare che preminente è stato il ruolo avuto dalle rilevazioni dirette e informali che hanno coinvolto tanto un campione di beneficiari, quanto numerosi amministratori locali e dirigenti regionali. E’ prevalso il rapporto interpersonale con interviste e ascolto ‘partecipato’ con il fine di ottenere dati più ‘umani’ e meno ‘aritmetici’: si ritiene che solo il sentire comune può dare la misura dell’efficacia generale e percepita del Copes. Questo metodo innovativo ha ovviamente tempi e modalità di respiro ampio, biologicamente più ‘compatibili’ rispetto alla persona e all’organizzazione sociale, e vuole individuare a monte le cause che ci portano a questa struttura del sociale e del politico nel senso più puro. Si è scelto di interrogare i diversi attori del Programma, per avere un quadro complessivo dell’azione e comprenderne meccanismi e criticità”.