“C’è un solo modo per raccogliere l’allarme dal ConProBio Lucano, il primo consorzio di produttori biologici della nostra regione: dare gambe al progetto del paniere dei prodotti tipici della Val d’Agri”. E’ quanto sostiene il consigliere provinciale di Potenza e dirigente regionale di IdV Vittorio Prinzi per il quale “hanno perfettamente ragione i produttori agricoli, specie quanti si dedicano ad attività biologiche, a temere gli effetti diretti ed indiretti del petrolio nell’area di Viggiano, dove come tutti i produttori vitivinicoli sanno, contrada Le Vigne, così chiamata un tempo per la presenza di vigneti, da anni ha visto notevolmente ridotta la superficie degli stessi vigneti, oltre ad altre produzioni di qualità. Ovviamente per gli agricoltori che hanno scelto il biologico, con spese ed investimenti maggiori per garantire rispetto del disciplinare e qualità – aggiunge – sono gli effetti indiretti a pesare di più. La trasmissione Report di Rai tre, a cui fa riferimento il ConProBio, è stata vista in tutt’Italia e pertanto non so quanti consumatori sono disponibili a comprare prodotti della Val d’Agri ad un qualsiasi supermercato o negozio alimentare del centro-nord. Se invece il progetto del marchio "Alto Agri" certificato da organismi autorizzati dal Ministero per le politiche Agricole e Forestali (Agroqualità di Roma per i fagioli di Sarconi ed Ismecert di Napoli per gli altri prodotti) – afferma Prinzi – potesse superare la fase iniziale ed essere accompagnato da un’adeguata campagna di informazione al consumatore, sono certo che si riuscirebbe a tutelare prodotti e produttori. Gli obiettivi principali sono quelli di garantire al consumatore: l'origine dei prodotti che è esclusiva dei 12 Comuni che ricadono nella Comunità Montana Alto Agri e la tracciabilità (n° di lotto di produzione) che consente di risalire all'agricoltore e all'allevatore che ha prodotto la materia prima; la qualità dei prodotti garantita dal rispetto dei disciplinari di produzione agricola a basso impatto ambientale e tecniche tradizionali di trasformazione. In base al disciplinare del marchio sono state individuate quattro filiere principali: formaggi, salumi, ortofrutta e olio extravergine di Montemurro. Pertanto incoraggiare i produttori, promuovere il paniere ed investire intorno alla filiera dell’agroalimentare, utilizzando efficacemente i bandi dei PIF (Progetti Integrati di Filiera) della Regione di cui uno specifico riservato all’ortofrutta – conclude Prinzi – è sicuramente un’alternativa di grande significato economico rispetto al petrolio, un’occasione per rendere più remunerativi i redditi dei nostri agricoltori ed un’opportunità per affermare le condizioni di ricambio generazionale di cui le aziende agricole hanno assoluto bisogno. Di qui la proposta di accompagnare la campagna di promozione-informazione a quella di marketing puntando sull’incremento di consumatori per i prodotti bio”.
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