Prinzi (Prov. Pz) su futuro Vibac di Viggiano

“L’allarme lanciato dalla Femca-Cisl sul futuro della Vibac di Viggiano, che fa seguito alla richiesta aziendale di collocare in cassa integrazione 115 operai, non va sottovalutato ed anzi sollecita la ripresa della mobilitazione unitaria istituzioni-sindacati-politica”. A sostenerlo è il consigliere provinciale di Potenza Vittorio Prinzi, evidenziando che “la Vibac, da sempre, è il simbolo dell’area industriale di Viggiano, perché è l’azienda più grande che nel più recente passato ha sfiorato le 200 unità lavorative.
Il Gruppo Vibac è da tempo che non procede ad investimenti tecnologici e quindi ammodernamenti degli impianti di Viggiano. “La voglia di emigrare all’estero – sottolinea Prinzi – è sempre legata ai vantaggi fiscali e in generale sul costo del lavoro e quindi della produzione. Solo qualche giorno fa ho ribadito l’esigenza di pensare alla riduzione dei costi energetici e di utilizzo dell’acqua per i cicli di produzione per rendere realmente “attrattiva” e competitiva l’area industriale di Viggiano”. Secondo il consigliere provinciale “è necessario aggiungere un ulteriore strumento quale il ‘bonus’ da destinare alle imprese che procedano ad assunzioni di manodopera attraverso i Centri per l’Impiego, tenuto conto che sinora le strutture pubbliche di collocamento sono state bypassate nella quasi totalità dei casi di nove assunzioni. Si tratta di una specifica misura denominata ‘Credito di imposta per l’occupazione’ già prevista nel Patto di sistema per il lavoro e la crescita ‘Obiettivo Basilicata 2012’ con l’obiettivo di incentivare una riduzione del costo delle imprese per l’assunzione stabile di lavoratori, con precedenza per determinate categorie particolarmente a rischio di esclusione dal mercato del lavoro (giovani, donne, lavoratori in mobilità), contribuendo, con uno strumento di agevolazione fiscale, a ridurre l’ingente pressione fiscale che grave sulle imprese. Bisogna, dunque, garantire ai giovani della Val d’Agri e in generale della regione, pari opportunità di lavoro e per farlo il Contratto di Sito non è sufficiente perché è solo uno strumento di “difesa” degli attuali posti di lavoro ”.

bas 06

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