"E’ bastato il calo del prezzo del barile per fare andare in fibrillazione la Giunta e i dirigenti della Regione Basilicata, poiché con le previste entrate dalle royalties del petrolio per il prossimo anno 2016 riesce difficile far quadrare il bilancio regionale. Ciò, naturalmente, vale anche per quei Sindaci dei Comuni che ricevono direttamente le royalties, forse abituati ad utilizzarle in parte per le spese correnti del loro bilancio, dimenticando, tutti, Regione e Comuni, che le royalties, entrate straordinarie, vanno impiegate per spese straordinarie e per investimenti e quindi per lo sviluppo, come ha ricordato l’anno scorso la Corte dei Conti, senza, purtroppo, ottenere alcun cambiamento di rotta". Lo dichiara Vittorio Prinzi, presidente Associazione Bene Comune Viggiano.
"Ma ciò è solo una faccia della medaglia. L’altra è data dalla annunciata protesta delle aziende e dei lavoratori dell’indotto ENI, che, se non si intensifica l’attività estrattiva, a breve si troveranno senza commesse e senza lavoro, già solo per mantenere l’attuale livello occupazionale, e chiedono il rispetto degli accordi ENI-Regione del 1998.
Tutto ciò, si provi ad immaginare, prefigura ed anticipa quella malaugurata situazione in cui la Basilicata e il territorio della Val d’Agri verrebbero a trovarsi a seguito di una eventuale moratoria o riduzione dell’attività estrattiva, oggi a causa del deprezzamento del petrolio e domani, da qui a 15/20 anni, quando il petrolio non ci sarà più, a causa della sua definitiva chiusura! Un disastro socio-economico per un territorio, come la Val d’Agri, cresciuto illusoriamente solo intorno alla risorsa petrolio e per una Regione abituata ormai a far quadrare i conti ordinari del suo bilancio ricorrendo a risorse straordinarie. Che fine faranno le centinaia di lavoratori addetti alle attività estrattive e quelle imprese che hanno goduto di commesse nell’ambito dell’indotto ENI o usufruiscono di ricadute nell’ambito della filiera produttiva? Ci sarà un massiccio aumento della disoccupazione e un ritorno a 30 anni fa, poiché nel frattempo nulla si è fatto, per lo sviluppo di attività alternative e parallele a quelle alimentate dal petrolio, utilizzando con intelligenza e lungimiranza le royalties e investendo in infrastrutture (e Dio sa quanto ne abbiamo bisogno!) e nella creazione di posti di lavoro nel turismo, in un’agricoltura di qualità, in un’industria avanzata, nei servizi alla persona e culturali, nella tecnologia e nelle energie alternative… Ma è possibile, alla luce di quanto sta accadendo, continuare ad utilizzare ancora le royalties, quelle tutte regionali e comunali (il 7%), di cui non dobbiamo dar conto, come per il 3%, al Governo, senza uno straccio di programmazione, che ne destini almeno una parte consistente allo sviluppo e all’occupazione stabile, legata alle peculiarità del territorio che chiede: non solo petrolio!
E’ legittimo allertarsi, da parte dell’indotto ENI, sul mantenimento delle commesse e dei posti di lavoro, comunque a termine, ma assolutamente non basta, perché si continua a preoccuparsi solo dell’oggi, cioè a chiedere di estrarre altro petrolio, e di chi direttamente o indirettamente usufruisce dei benefici, a cominciare dall’occupazione nell’ambito estrattivo, ma chi si preoccupa di altri lavoratori che stentano a tirare avanti la propria attività o di quei giovani che vorrebbero lavorare in altri settori e non hanno le condizioni per farlo e non si fa niente per migliorare o creare nuove opportunità?
Ecco la sordità e la cecità che poco e in modo effimero garantisce per l’oggi e che si rifletterà catastroficamente sul domani, a causa di un’azione politica regionale e locale corta e assopita sulla gestione dell’immediato, tutta schiacciata sull’ottenimento del consenso, sul populismo e su ambizioni personali e per niente orientata da progetti e processi che portino a costruire, pur con fatica, il futuro con le risorse che abbiamo.
Altri, in verità, gli impegni e le aspettative della scommessa sul petrolio al tempo degli accordi Stato-ENI-Regione Basilicata, allorquando si guardava al petrolio come ad una marcia in più per lo sviluppo del territorio interessato dalle attività estrattive, ossia ad una risorsa che non si sostituiva ma si aggiungeva a tutte le altre, per realizzare la compatibilità tra tutte le risorse del territorio e mirare ad uno sviluppo vero ed integrato, con l’impiego delle risorse finanziarie, le royalties, derivanti dal petrolio stesso. Ne abbiamo fatto finora un territorio aggredito e rapinato di tutte le sue risorse, naturali e finanziarie. E basti solo considerare che anche quello strumento discutibile, quale poteva essere il P.O. Val d’Agri, è stato praticamente vanificato, con il silenzio dei Sindaci e delle comunità interessate. E intanto con l’estate si continua a fare le cicale! Sarebbe ora che si diventasse formiche!".
BAS 05