Il consigliere Santarsiero e il professor Masi dell’Unibas hanno illustrato un documento presentato al Comitato delle Regioni per chiedere all’Unione europea di finanziare interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio
Introdurre il parametro della vulnerabilità sismica fra i criteri di riparto dei finanziamenti del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr): è l’obiettivo del documento intitolato “Una politica europea per la riqualificazione sismica del patrimonio edilizio ed infrastrutturale”, che il consigliere regionale Vito Santarsiero (Pd) ha presentato in qualità di relatore al Comitato delle Regioni, il parlamentino che raggruppa 350 rappresentanti di Comuni, Province e Regioni dell’Europa ed ha la possibilità di invitare l’Unione europea a sviluppare azioni su temi specifici.<br /><br />Il documento è stato illustrato oggi nella terza Commissione (Attività produttive, Territorio, Ambiente) presieduta da Vincenzo Robortella (Pd) dallo stesso Santarsiero e dal professor Angelo Masi, del Dipartimento di ingegneria sismica dell’Unibas, che ha collaborato alla stesura. “È la prima volta – ha detto Santarsiero – che in Europa si parla di finanziare con fondi europei interventi di prevenzione sismica. Il quadro di Sendai per la riduzione dei rischi da catastrofi ha indotto la Commissione europea a proporre un programma operativo finanziato dal Fesr per programmare azioni ed intervenire su ciò che viene causato da catastrofi naturali quali alluvioni e terremoti, ma presenta una evidente limitazione perché interviene dopo, cioè in maniera emergenziale, e non in termini di prevenzione. Il documento redatto con il professor Masi, aperto al contributo dei colleghi consiglieri regionali, ha lo scopo di invitare l’Unione europea a programmare efficaci politiche di prevenzione, attraverso interventi di riqualificazione sismica del patrimonio edilizio e infrastrutturale. Un tema decisivo per preservare i centri storici e le città”.<br /><br />“In Europa il tema del rischio sismico viene affrontato soprattutto in maniera emergenziale e con poca prevenzione. Con questo documento vogliamo far comprendere che la vulnerabilità media delle costruzioni in Europa è piuttosto elevata, anche dove il rischio sismico appare limitato”, ha detto Masi spiegando come un recente studio europeo ha valutato che in Europa, a fronte di 25 miliardi di metri quadri di superficie costruita, la percentuale di edifici costruiti prima del 1960 ammonta al 40 per cento, e il problema della vulnerabilità del patrimonio edilizio non riguarda solo Paesi a forte rischio sismico come Italia, Grecia e Turchia ma tutta l’Europa”.<br /><br />“Vogliamo portare a livello europeo la nostra esperienza, per affrontare il problema non con la logica del ‘dopo’ ma con la logica del ‘prima’”, ha aggiunto Masi ricordando i programmi avviati dal 2002 in Basilicata per la mitigazione del rischio sismico nelle scuole e negli ospedali. In Basilicata esiste ancora un patrimonio edilizio di consistenza rilevante realizzato prima del terremoto del 1980 (a Potenza 25 mila persone vivono in edifici costruiti prima del 1980) e i tecnici dell’Unibas sono impegnati nella ricerca di soluzioni sostenibili, immaginando interventi di adeguamento da realizzare mentre le persone continuano a vivere negli edifici. “Occorre puntare su interventi in grado di contemperare esigenze di carattere tecnico, sociale ed economico – ha concluso Masi -, cioè interventi integrati per la sicurezza sismica, l’efficienza energetica e l’abbattimento barriere architettoniche, in grado di restituire gli edifici nel pieno della loro funzionalità. Un impegno che va affrontato in un tempo lungo, definendo le priorità”.<br /><br />Ai lavori della Commissione hanno partecipato, oltre al presidente Vincenzo Robortella (Pd), i consiglieri Miranda Castelgrande, Giuzio e Santarsiero (Pd), Bradascio (Pp), Pace e Romaniello (Gm) e Perrino (M5s).