PNRR, BRAIA: PROPOSTE MISURE REALISTICHE E REALIZZABILI

Il capogruppo di Italia Viva-Renew Europe approfondisce la Missione 5 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la componente 1 politiche per il lavoro e la componente 3 interventi speciali per la coesione territoriale

La pandemia da Covid ha colpito l’economia italiana più di altri Paesi europei. Nel 2020 il prodotto interno lordo si è ridotto dell’8,9 per cento, a fronte di un calo nell’Unione europea del 6,2 per cento. La crisi si è abbattuta su un Paese già fragile dal punto di vista economico ed ambientale. L’Italia è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici e, in particolare, all’aumento delle ondate di calore e siccità. Dietro la difficoltà dell’economia italiana di tenere il passo con gli altri Paesi avanzati europei e di correggere i suoi squilibri sociali ed ambientali, c’è l’andamento della produttività, molto più lento in Italia che nel resto d’Europa. La crisi pandemica ha esacerbato i divari di reddito, di genere e territoriali che caratterizzano l’Italia, dimostrando che una ripresa solida e sostenuta è possibile soltanto a condizione che i benefici della crescita siano condivisi. In questo quadro, la quinta Missione è volta a evitare che dalla crisi in corso emergano nuove diseguaglianze e ad affrontare i profondi divari già in essere prima della pandemia, per proteggere il tessuto sociale del Paese e mantenerlo coeso. La Missione 5 del PNRR ricopre un ruolo trasversale e di rilievo all’interno del PNRR, ovvero il sostegno alla parità di genere e il contrasto alle discriminazioni, l’incremento dell’occupazione giovanile, il riequilibrio territoriale e lo sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne. Per queste finalità destina quasi20 miliardi di euro.

Quale è l’idea di sviluppo di Braia rispetto al PNRR in questo settore?

Mercato del lavoro, condizione femminile, disuguaglianze territoriali e sociali, benessere delle persone in condizioni di disagio, anziane o disabili: la Missione 5 “Coesione e inclusione” del PNRR cerca di ridisegnare alcuni aspetti della società, partendo dal presupposto indiscutibile della loro qualità sistemica. Non si vive, infatti, per compartimenti di competenze: lavoro da una parte, cura dei figli dall’altra, formazione ecc., bensì sono componenti profondamente integrate che cooperano nella quotidianità di ciascuna persona, contribuendo a definire risultati e qualità di vita. Quando ciò non si realizza, cresce la povertà relativa e assoluta, la sotto occupazione, la disoccupazione femminile e giovanile. Nel Mezzogiorno questa tendenza è ancora più evidente. Per la Basilicata in particolare, lo spopolamento è il nucleo più imponente delle misure per il Sud, prevedendo politiche attive sul lavoro, sulla formazione e la creazione di una rete sociale che favorisca la conciliazione lavoro/famiglia, cruciale quindi contro la povertà. Non bastano i sussidi, servono politiche programmate su formazione e lavoro. Il welfare pertanto non deve essere legato solo ai servizi sociali e all’assistenza verso le fragilità ma, nella nostra Basilicata che lotta contro spopolamento e abbandono delle aree interne e con una popolazione sempre più anziana, deve significare economia, occupazione, solidarietà e legalità. Nel rapporto Svimez 2022 i rincari (sui beni primari e sulle bollette), si legge, si traducono in un aumento diretto delle spese incomprimibili sul totale dei consumi familiari per tutti i livelli di spesa, con un incremento più pronunciato per i nuclei meno abbienti, che nel 2022, stanno destinando circa l’82,1 per cento dei propri esborsi all’acquisto dei beni strettamente necessari, +11 per cento rispetto a quanto osservato nel 2021. Incrociando i dati con la distribuzione territoriale delle famiglie risulta un quadro particolarmente sfavorevole al Mezzogiorno dove la quota di spesa incomprimibile potrebbe aumentare mediamente del 9,9 per cento raggiungendo oltre il 69 per cento per tutte le famiglie meridionali, contro un incremento di 9,3 per cento Nord-Ovest e di 9,4 per cento al Centro e nel Nord-Est. La Missione 5 affronta in modo sistemico le Politiche per il lavoro, per il Sociale e Socio-assistenziale e la Coesione Territoriale, agganciando alcune misure al Family Act della già Ministra Elena Bonetti, che ha lavorato benissimo per le politiche della famiglia favorendo sui territori la cooperazione tra reti di enti privati e pubblici.

Le politiche attive del lavoro sono indubbiamente una priorità. La prima componente, con quasi 7 miliardi di budget, intende trasformare il mercato del lavoro con strumenti che facilitino la mobilità lavorativa, migliorino l’occupabilità dei lavoratori e innalzino il livello delle tutele attraverso la formazione. Cosa ne pensa?

Occorre favorire un aumento di quantità e qualità dei programmi di formazione per disoccupati e giovani, con investimenti per il reinserimento lavorativo e per la formazione continua degli occupati. Una misura che segna, de facto, il superamento di Reddito di cittadinanza, Naspi e DIS-COLL con un sistema unico nazionale di presa in carico per disoccupati e per persone in transizione occupazionale. Il PNRR avvia due programmi: GOL (Garanzia Occupabilità dei Lavoratori) e il Piano Nazionale Nuove Competenze (formazione permanente e accesso a nuove competenze).  Il Programma GOL, approvato con la DGR 433 del 6/07/2022, per l’anno 2022, vede assegnati alla Basilicata fondi per euro 9.680.000, pari al 20 per cento del totale di 48,8 milioni da utilizzare entro il 2025 ed è diretto a una vasta platea dei beneficiari. Il focus è sulla formazione professionale e sulla possibilità di progettazione professionale personalizzata, superando l’eccessiva parcellizzazione dell’offerta formativa, incrementando la formazione professionale e l’acquisizione di nuove competenze, indicando finalmente i livelli essenziali delle prestazioni. La cooperazione tra enti, aziende, e altri attori territoriali è la strada che ci viene indicata, da seguire per superare anche quei blocchi ideologici e culturali che ancora frenano lo sviluppo. Il PNRR, quindi, prevede l’introduzione di una riforma organica e integrata in materia di politiche attive e formazione, nonché misure specifiche per favorire l’occupazione giovanile, introducendo misure a sostegno dell’imprenditorialità femminile e un sistema di certificazione della parità di genere che accompagni e incentivi le imprese ad adottare politiche adeguate a ridurre il gap di genere. Abbiamo una assoluta priorità al Sud: l’empowerment femminile. In particolare, le donne lucane sono la risorsa cruciale su cui disegnare lo sviluppo futuro della nostra regione e non solo.

Si parla molto di occupazione femminile. Come è la situazione in Basilicata e cosa si può fare?

Nel Mezzogiorno lavora solo il 35,3 per cento delle donne con figli piccoli, quasi la metà rispetto al Centro (62,7 per cento) e al Nord (64,3 per cento), secondo Istat. In Basilicata, però, vi è  un incremento quasi doppio dell’occupazione femminile e dell’imprenditoria femminile rispetto al tasso di occupazione maschile come spiegato nel rapporto IRES – CgIL 2022. Gli ultimi dati del rapporto Svimez mettono però in guardia sulla qualità del lavoro: a crescere sono soprattutto i contratti a termine. I lavoratori e le lavoratrici precarie sono infatti il 23% del totale, in netto incremento rispetto agli anni precedenti; inoltre le retribuzioni basse pesano soprattutto sulle donne che per il 18,3 per cento percepiscono stipendi al di sotto dei 2/3 della media. Le donne rappresentano la maggioranza della popolazione italiana sia a livello locale (51 per cento circa in Basilicata) sia a livello nazionale (52 per cento circa); sono studentesse attente con risultati sensibilmente migliori in tutti i gradi dell’obbligo e anche all’università. Ritengo che quelle proposte nel PNRR siano sicuramente misure realistiche e realizzabili, che non solo prevedono una più larga facilità in ingresso per i giovani, ma, soprattutto, un sistema articolato di formazione continua, reskilling upskilling e life-long learning, che sostenga e avvii la ricollocazione dei lavoratori e delle lavoratrici sul mercato del lavoro. Anche le misure squisitamente economiche di investimento sull’imprenditoria femminile prevedono un servizio di mentoring e formazione. Al fine di ridurre il mismatching per gli occupati sarà attivato il Fondo nuove competenze che consentirà alle aziende di modificare l’orario di lavoro e incrementare la formazione, cruciale nel contesto di ristrutturazioni o crisi aziendali per favorire la ricollocazione dei lavoratori. Queste consistenti misure sul lavoro sono pensate insieme alle altrettanto consistenti misure sociali e socio-sanitarie. Il concetto portante è quello della cooperazione tra i servizi che intendono migliorare la qualità di vita dei cittadini e delle cittadine, attraverso la costruzione di reti di cooperazione e di competenze territoriali tra pubblico e privato con multicompetenza, perché il pubblico da solo non può soddisfare tutti i bisogni lavorativi, sociali, formativi ecc.. delle persone, così come non può farlo il privato. I rinnovati Centri per l’Impiego, a cui è affidata la promozione e l’integrazione delle reti territoriali, dovranno essere nevralgici; la Regione Basilicata deve ancora lavorare molto su questo.

Nel 2019 i caregiver informali vedevano il 74 per cento di donne dedicarsi a un parente disabile o anziano-disabile, rinunciando a lavorare/studiare. Il 22 per cento degli over 75 appartiene a una categoria della disabilità, la cui presa in carico non può essere solo femminile.  Per praticare una corretta politica di inclusione lavorativa va considerato anche il peso del lavoro non retribuito di cura che spesso annulla ogni altra opportunità per le donne e annulla tutto il resto. La Misura 5 C2 “Infrastrutturazione sociale”, nella visione cooperante tra pubblico e privato, può agevolare il pubblico nel ruolo di garantire l’eguaglianza delle opportunità, a partire dal diritto alla casa fino ai percorsi di autonomia delle persone disabili o anziane. Lodevole è già il ruolo del sistema cooperativistico regionale che opera prevalentemente nel comparto e che attende da anni i manuali di accreditamento per poter adeguare, investire, programmare e realizzare tanti servizi che dovrebbero essere pagati adeguatamente, per poi poterli erogare, con qualità, in maniera sussidiaria.

La terza componente della Misura 5 del PNRR dispone di quasi 2 miliardi e sarà finalizzata a rafforzare la strategia nazionale nelle politiche per il Sud e le aree interne, con misure per il miglioramento della qualità dei servizi scolastici, sanitari e sociali.

Ulteriori interventi riguarderanno la valorizzazione economica e sociale dei beni confiscati alle mafie e il potenziamento delle infrastrutture di servizio delle Zone Economiche Speciali, per accrescere competitività e attrattività delle attività presenti. Il Sud senza donne, senza giovani e senza miglioramento qualitativo dei servizi alle persone non può sperare di farcela sul medio periodo, ecco perché occorre mettere a regime tutte le risorse stanziate per il Mezzogiorno considerandole una vera e propria “Banca dello sviluppo” attraverso cui lavorare per diminuire il divario infrastrutturale, per consolidare il Sistema Sanitario Nazionale sui territori e nelle aree interne – in Basilicata soprattutto – per dare la spinta definitiva alle ZES. Da molto tempo affermiamo che, ad esempio, creare una Zes culturale a Matera, dopo essere stata Capitale Europea della Cultura, potrebbe incidere in modo più efficace contro la dispersione scolastica e la fuga dei cervelli universitari in altre regioni. Asili nido, imprese, famiglie, Mezzogiorno, scuola, infrastrutture, servizi, sanità: il PNRR che dopo la pandemia da covid e oggi con la crisi della guerra Russia-Ucraina in atto, l’ex premier Mario Draghi ci ha messo nelle condizioni di poter utilizzare, come Italia e come Regioni e così investire sul futuro, non è solo una 'questione territoriale' da risolvere ma, piuttosto, un’opportunità di rinascita dell’intero Paese, che riparte proprio dal nostro Mezzogiorno. Grazie al PNRR, per concludere, si completa la tratta ferroviaria Ferrandina-Matera La Martella, con un investimento complessivo di circa 430 milioni di euro, così Matera si innesterà ai collegamenti ferroviari a lunga percorrenza e all’Alta Velocità. Se si porterà a termine il completamento necessario del collegamento alla dorsale adriatica, via Gioia del Colle, saranno valorizzate anche le aree industriali di Jesce-La Martella, e si romperà definitivamente l’isolamento infrastrutturale della città come delle aree interne del materano a totale beneficio del turismo ma anche degli spostamenti delle cittadine e dei cittadini, della libertà di muoversi, di andare e tornare, di viaggiare da e verso la capitale Europea della Cultura.  Ora la Regione Basilicata si attivi, su tutti i fronti, per disegnare una programmazione di medio e lungo termine, sfruttando ogni risorsa che arriverà, realizzando ogni azione utile per riportare la nostra terra al posto che merita, al centro del Mediterraneo e di tutto il Sud Italia, quale locomotore culturale, sociale, territoriale.

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