Piccoli comuni, Cia: rischio scomparsa prodotti locali

Pensare di abolire i municipi al di sotto dei 1000 abitanti vuol dire, in alcuni casi, perdere l’identità e la riconducibilità di prodotti legati a territori e microterritori, produzioni enogastronomiche tipiche, preziose e di qualità con una perdita tangibile in termini economici, oltre che storico-culturali. Così la Cia-Confederazione italiana agricoltori commenta la proposta contenuta nella manovra finanziaria sostenendo la netta contrarietà.
Si tratta -sottolinea la Cia- di un provvedimento in grado di colpire al cuore la nostra agricoltura, fatta di piccole produzioni altamente pregiate e strettamente legate ai territori di origine. A rischio sono soprattutto le coltivazioni delle aree di montagna, o comunque scarsamente abitate, che sono riserve ricchissime di tradizioni che definiscono la nostra identità culturale e paesaggistica.
Per noi in Basilicata – sottolinea il presidente della Cia lucana Donato Distefano – sarebbe una perdita che inficerebbe tutto l’impegno profuso con la sottoscrizione della Carta di Matera che punta attraverso azioni in sinergia tra produttori-agricoltori-allevatori ed Amministrazioni Comunali alla valorizzazioni proprio delle produzioni alimentari cosiddette di nicchia. Le sagre di questa intensa estate – continua – rafforzano la nostra consapevolezza della grande ricchezza di cui disponiamo e che non riusciamo ancora a sfruttare (nel senso di far salire i redditi degli agricoltori-produttori) come vorremmo. L’elemento centrale – aggiunge Distefano – è quello di puntare sull’organizzazione distrettuale dell’economia agricola lucana facendo interagire imprese-aziende, produzioni e territorio.
E’ evidente che quest’operazione di marketing presuppone l’approvazione della famosa legge regionale di riordino delle strutture in agricoltura e la disciplina dei distretti rurali oltre che una normativa chiara, una volta per tutte, sul marchio regionale. In definitiva, i produttori tendono la mano alle pmi dell’agroalimentare e propongono un coordinamento, un circuito aperto nel quale misurarsi, un patto economico, intese di prodotto per costruire un forte ed innovativo progetto su questo segmento economico che chiami a responsabilità ed a scelte ed impegni inequivocabili tutte le istituzioni, il Governo, le organizzazioni professionali. A livello locale invece pensiamo a circuiti brevi di commercializzazione (punti vendita, circuiti agrituristici, punti di degustazione, circuiti gastronomici) da incentivare attraverso l’istituzione di un Albo dei produttori e delle aziende agro-alimentari per la vendita diretta o la degustazione; provvedimenti di sostegno ai consumi regionali e alle produzioni stagionali, l’incentivazione all’uso dei prodotti locali nella ristorazione e l’istituzione di mercati degli agricoltori in tutti i Comuni lucani.
Il taglio netto, non ponderato caso per caso, in nome di un presunto risparmio economico potrebbe rivelarsi pertanto un boomerang per molti territori che traggono profitti dall’enogastronomia tipica. Un risparmio vero sui comuni potrebbe arrivare invece dalla gestione associata dei servizi, già obbligatoria per tutti i Comuni con meno di 5.000 abitanti, una soglia che potrebbe essere tranquillamente aumentata e incentivata. Importante -conclude il presidente della Cia- valutare in maniera partecipata e condivisa con i diretti interessati provvedimenti in grado di mantenere e valorizzare, identità, culture, specificità e contemporaneamente creare con meccanismi cogenti, premiali e deterrenti, le necessarie economie nell’erogazione di servizi fondamentali per le persone.

BAS 05

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