Piano scolastico, Mattia:troppi interrogativi senza risposta

Per il consigliere del Pdl il discorso sul dimensionamento deve presupporre una progettazione complessiva di tale offerta ed il Piano deve essere in piena sintonia con quello di sviluppo regionale

“Gli elementi del Piano di dimensionamento scolastico che ci lasciano insoddisfatti si possono riassumere in tre fattori importanti: la metodologia, la qualità del dimensionamento delle istituzioni scolastiche, l’occupazione nelle istituzioni scolastiche, intesa come alunni-docenti-personale tecnico ed amministrativo”. E’ il commento del consigliere regionale Franco Mattia (Pdl), per il quale “la Regione, nello specifico l’assessore precedente, hanno svolto un ruolo notarile. Basta leggere la relazione che accompagna il Piano per rendersene conto: è scritto – senza alcuna ritrosia – che gli Uffici competenti del dipartimento Formazione-Cultura-Lavoro si sono limitati a recepire gli atti di pianificazione territoriale elaborati dalle Province di Potenza e Matera per i rispettivi ambiti di competenza. Altro che programmazione, concertazione, confronto e proposta innovativa e riformatrice”.

Secondo Mattia “forse bastava chiedere ad un ragioniere di fare quattro conti, sottrazioni ed addizioni comprese, sarebbe stato più semplice e avremmo guadagnato tempo. E ci viene spiegato, sempre dagli uffici della Regione, che possiamo stare tranquilli perché il Piano tiene conto dei parametri stabiliti dalle Linee guida approvate con la delibera di Giunta regionale n.1291 del 13 settembre 2011 e delle risultanze dei numerosi incontri del Tavolo tecnico interistituzionale. Tradotto dal burocratese: qualche riunione è stata pure fatta, qualche passaggio anche con sindacati e dirigenti scolastici è avvenuta. Gli aspetti formali e procedurali sono al loro posto”.

Devo riconoscere però al Presidente De Filippo un minimo di autocritica, mentre – continua il consigliere del Pdl – l’assessore precedente ha commentato con enfasi il Piano, come il migliore possibile, sottolineando che “già nell’anno scolastico 2012/2013 sarà possibile restituire a Matera un altro circolo scolastico”, come se ciò ci possa bastare per essere tutti contenti e soddisfatti.
De Filippo, invece, ha ammesso, in una dichiarazione, che “un lavoro di questo tipo non può mai dirsi concluso e deve proseguire senza sosta con un elevato grado di concertazione in cui ci aspettiamo che a partire proprio dal mondo della scuola e attraverso i vari gradi istituzionali, ci sia uno sforzo di responsabilità e razionalizzazione che, superando preconcetti e localismi, consenta di sostenere l’investimento sull’istruzione puntando agli elementi essenziali e qualificanti, superando posizionamenti e logiche di corto respiro”.

“Ed è proprio quello che ci interessa, perché di fatto la Regione – sottolinea Mattia – ha perso l’occasione di indicare una strategia di programmazione e soprattutto un modello di formazione dei nostri ragazzi e giovani e, nonostante i buoni propositi, si è fermata a logiche di corto respiro”.
Secondo il consigliere del Pdl – che ha ricordato la posizione fortemente critica espressa dai sindacati scuola (Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals-Confasl) e ribadita nuovamente alla vigilia del Consiglio – “ci sono interrogativi che non hanno trovato risposta. Il primo: il Piano di Dimensionamento scolastico ha centrato l’obiettivo del miglioramento della qualità dell’offerta didattica tralasciando le semplici aggregazioni numeriche e ragionieristiche? E ancora:
la cosiddetta omnicomprensività tiene conto della realtà del territorio oppure ricade in incongruenze gravi già appalesate nel precedente Piano che non sono in linea con il Dpr 233 ed ingenerano delle indubbie difficoltà nello svolgimento della didattica?.

“A me pare – continua – che sia stata privilegiata la fusione ‘a freddo’ tra vari istituti e la riduzione del numero delle dirigenze scolastiche è avvenuta facendo prevalere quei criteri ragionieristici che gli stessi sindacati hanno denunciato. In altri termini, occorreva tenere maggiormente in considerazione la geografia della regione e la consistenza della popolazione scolastica, partendo dai grandi centri per giungere alla periferia. La realtà è che non c’è stato e né c’è allo stato attuale un dialogo trasparente tra le istituzioni.
Il problema è, dunque, di natura politica e riguarda il rapporto tra Comuni, Province e Regione, rapporto che dovrebbe non tener conto di interessi e di particolarità territoriali, tanto più che la scuola è fondamentale per la sopravvivenza della stessa regione”.

“Infine – conclude Mattia – altri due rilievi politici: il discorso sul dimensionamento deve presupporre una progettazione complessiva di tale offerta ed il Piano deve essere in piena sintonia con quello di sviluppo regionale per dare un modello unico di sviluppo nel quale i giovani diplomati e laureati possano trovare una loro collocazione e non emigrare; il raccordo tra il sistema della formazione professionale e il dimensionamento scolastico non deve presentare alcuna discrasia in un discorso di natura organica che riguarda l’intero territorio regionale”.

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