Piano olivicolo: Cno-Cia, le attese in Basilicata

Con l’attuazione del “decreto agricoltura” 32 milioni di euro per il triennio 2015-2017 sono destinati a superare l'emergenza produttiva di quest'anno ed a promuovere tanto l'incremento della produzione olivicola che la commercializzazione estera dell'extravergine. Finalmente il Piano olivicolo nazionale fa un passo avanti. Un altro passo spetta adesso alla Regione Basilicata sollecitata, già da tempo, a definire, in piena autonomia e in sinergia con i produttori e le loro organizzazioni professionali, un Piano olivicolo regionale. E’ il commento di Paolo Carbone, presidente del Cno-Cia (Consorzio nazionale olivicoltori) Basilicata che oggi ha partecipato a Giovinazzo ad un meeting di olivicoltori del Sud.
Le risorse disponibili – aggiunge – dovranno essere utilizzate ed investite con intelligenza e coerenza per cogliere appieno l'opportunità di ristrutturazione e rilancio dell'intera filiera, intensificando le azioni a tutela dell'olio Made in Italy. E' questo il momento per tirare fuori le idee ed i progetti e dimostrare che la filiera dell'olio di oliva in Italia è vitale, consapevole del proprio ruolo strategico nell'ambito dell'agro-alimentare nazionale e capace di reagire alla fase critica che da alcuni anni sta attraversando. Abbiamo eseguito delle attente analisi ed abbiamo elaborato delle innovative proposte. Il convegno di Giovinazzo – continua Carbone – è stata l'occasione per un confronto costruttivo con gli altri protagonisti della filiera, con le istituzioni e con la politica. Ma è soprattutto sulla questione delle OI (Organizzazioni Interprofessionali) che è quanto mai opportuno aprire un tavolo tecnico-politico di alto livello con le associazioni di categoria -osserva il dirigente della Cia- per concordare alcune specifiche fondamentali: chi partecipa alle OI, come si misura la rappresentanza, quali funzioni e finalità si vogliono sviluppare prioritariamente. Punti essenziali, questi, per arrivare a strutturare organismi realmente capaci di rispondere alle esigenze delle filiere.  Più in dettaglio, continua Carbone, le Ol per noi devono avere due caratteristiche fondamentali: devono essere controllate davvero da agricoltori e devono avere un progetto economico sostenibile. Se c’è un progetto imprenditoriale efficace, anche il problema delle dimensioni minime viene superato”. Allo stesso modo “è necessario rafforzare il ruolo degli organismi interprofessionali. Oggi sono la vera sede della programmazione” e “nell’organizzare della filiera dobbiamo superare la logica ‘difensiva’ di come ripartire tra le diverse componenti i bassi prezzi spuntati sul mercato. Dobbiamo invece pensare ‘insieme’ prima di tutto a come ‘creare valore’ e poi a ripartirlo con equità”. Tutto ciò – continua – superando i punti di debolezza della filiera olivicola: presenza massiccia di oliveti ultrasecolari e spesso obsoleti, di oliveti ubicati in terreni acclivi e in generale in ambienti pedo-climatici marginali; carenza di manodopera specializzata; assenza di lotta alle frodi, assenza della Dop. Il pacchetto di proposte della Cia Basilicata prevede una serie di azioni da sviluppare in maniera adeguata. Un progetto triennale-conclude – che vedrà coinvolta l’associazione con tutti i suoi tecnici che saranno presenti nelle aziende agricole, nei frantoi, nelle aree olivicole.

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