Il consigliere di Idv fa notare che “la letteratura scientifica riconosce la tossicità dell'idrogeno solforoso e rileva casi di accidentale emissione di H2S da impianti di lavorazione del petrolio, che presenta potenzialità nocive per la popolazione
"Il piano di controllo della qualità dell'aria nell'area di Viggiano per essere più efficace e sicuro, oltre a strumentazioni tecnologicamente e
scientificamente d'avaguardia, come ho sostenuto in occasione della discussione in Consiglio di una mia interrogazione nel mese di giugno scorso, necessita di un'iniziativa, con il supporto di tecnici, esperti, per colmare la inadeguatezza della normativa nazionale riferita alle sostanze emesse nell'aria specie dall'attività di produzione del Centro Oli di Viggiano". A sostenerlo è il capogruppo di Idv Antonio Autilio.
"I pozzi di petrolio e, soprattutto, i centri oli per la desolforizzazione degli idrocarburi pieni di zolfo e mercaptani – sottolinea il consigliere – liberano nell'aria sostanze altamente tossiche: corpi organici volatili, PM10, acidi solfidrici, IPA, furani, diossine. Uno dei più letali e più presenti è l'idrogeno solforato i cui limiti di tolleranza negli Usa sono di 0,001 parti per milioni. L'Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia limiti di 0,005 ppm; in Italia, l'industria non petrolifera può emettere h2s fino a livelli di 5 (cinque) ppm., mentre l'industria petrolifera può emettere livelli nell'aria fino a 30 ppm., cioè 6 mila volte superiori a ciò che raccomanda l'Oms. Di qui l'esigenza di un intervento attraverso una normativa specifica che non si supera solo attraverso il pur indispensabile aggiornamento dell'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) rilasciata all'Eni nel 2011. Una necessità ancora maggiore per il potenziamento del Centro Oli per il quale sono già partiti i lavori di costruzione della quinta linea proprio con l'obiettivo di incrementarne il ciclo di produzione sino al raggiungimento di 104mila barili al giorno”.
“Vorrei ricordare in proposito – evidenzia Autilio – che la Regione Sicilia, al di là dei parametri nazionali riferiti all'S02, all'N02, all'NHC, vale a dire il biossido di zolfo, l'assido di azoto e l'idrocarburo non metano, ha stabilito, con un decreto, il limite dei parametri di alcuni indicatori specifici, adeguando la normativa nazionale alle esigenze del territorio interessato; con lo stesso spirito dovrà procedere la nostra Regione. La Norvegia, inoltre, ha in programma di raddoppiare la tassa sulle emissioni di Co2 alle sue industrie petrolifere attive nel Mare del Nord. Non solo. Il governo di Oslo ha annunciato uno stanziamento di 1,3 miliardi di euro per combattere l'impatto dei cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo".
Autilio evidenzia che "la letteratura scientifica è unanime nel riconoscere la tossicità dell'H2S (idrogeno solforoso) e nel rilevare casi di accidentale emissione di H2S da impianti di lavorazione del petrolio, che presenta anche, a basse dosi, potenzialità nocive per la popolazione. L'H2S può essere immesso nell'aria anche a causa di irregolarità nel funzionamento dei pozzi, molto comuni nell'industria petrolifera”.
“Per queste ragioni sono preoccupanti – conclude il capogruppo IdV – le notizie relativamente alle quali l'Eni vorrebbe acquistare le aree circostanti il Centro Oli, specie se ciò comportasse, con l'acquisizione delle titolarità di quelle aree da parte dell'Eni,la facilità di poter poi immaginare un ampliamento delle aree del Centro Oli, con tutte le problematiche che possono derivare a cascata e non solo per la qualità dell'aria ma sui fenomeni rumore, impatto per attività produttive e agricole locali".