Petrolio, Scaglione: dov’è il vero snodo dell’art. 16?

Per il capogruppo dei Popolari uniti “la gente di Basilicata non ha percepito il petrolio come risorsa”. Gli interrogativi sulla definizione del memorandum, la difesa dell’ambiente e lo sviluppo mancato

“Ho avvertito nel dibattito di ieri in Consiglio, una sorta di preoccupazione tra chi immagina di riaprire in ogni occasione il tema delle vicende legate alla tutela dell'ambiente e alla difesa dell'identità del territorio e chi, invece, immagina di costruire una prospettiva diversa per il nostro territorio attribuendo alla questione, alle questioni che il presidente De Filippo ha tracciato ma anche al dibattito che la pubblicistica locale e nazionale va definendo in questi ultimi mesi, un quadro risolutivo per lo sviluppo di quello che è il grande tema della risorsa petrolio in Basilicata. Il Presidente, con molta sincerità ci ha detto che il petrolio ha consentito alla nostra Università di poter resistere e crescere ulteriormente in un contesto non facile per gli Atenei italiani, ha garantito, risorse nonostante i tagli ai servizi per gli anziani, per i bambini, per l'handicap, per le tossicodipendenze, ha difeso bacini sociali come nella forestazione, sottoposti più di altri a rilevanti problemi economici come la crisi ha imposto a tutti”. E’ quanto afferma il capogruppo dei Popolari uniti Luigi Scaglione, per il quale “in questa ammissione e assunzione di responsabilità nella relazione, non solo nelle parole che il Presidente ci ha detto, ma nelle scelte che in questi anni abbiamo fatto, c'è anche forse l'incapacità della politica regionale di rappresentare alla gente della nostra regione, e quando parlo di regione parlo di tutta la Basilicata e non solo del territorio che maggiormente è interessato all'attività estrattiva, che dovrà accadere o che potrà accadere a seguito dell'applicazione dell'articolo 16, perché la regione, la gente di Basilicata non ha percepito il petrolio come risorsa”.

“Ma noi gliel'abbiamo spiegata bene? – continua l’esponente dei Popolari uniti – Perché non siamo stati capaci di mettere a frutto anche le nuove opportunità che c'erano o perché, per esempio, come rilevava qualche studio al dicembre del 2009, ma i dati poi aggiornati non ci hanno dato grandi diversità, su 118 milioni di euro rivenienti da attività produttive in Val d'Agri, a mala pena, si diceva nel 2009, ne erano stati utilizzati e spesi 39 e dopo tre anni il quadro non è che sia modificato molto? La risposta sta anche nella preoccupazione che c'è sui livelli occupazionali visto che rispetto alle prospettive di occupare appena 600 unità stabili nell'indotto, qualcosa non ha funzionato e queste unità stabili hanno finito per essere unità rivenienti da altri territori delle regioni, da altre regioni italiane nonostante gli sforzi del settore della formazione e nonostante gli sforzi del sistema di utilizzo delle imprese locali. Ecco perché probabilmente in questa dimensione non si riesce ad individuare e a comprendere dove ci sia lo snodo vero delle opportunità che arriveranno con l'articolo 16. Quali passi in avanti, ad esempio, abbiamo fatto con l'attuazione del progetto Assoil school, quali effetti abbiamo prodotto nell'immaginare anche una tutela della difesa del settore agricolo che, per esempio, in Val d'Agri ha molte produzioni Igp, e che inevitabilmente hanno rappresentato e sono state al centro di grandi investimenti nella nostra regione”.

“E allora probabilmente è tutta in questa discussione, in questo interrogativo che dobbiamo tentare di innestare i nostri ragionamenti, non solo dando un benestare, come abbiamo già fatto, al Presidente, alla Giunta Regionale, al governo regionale, di lavorare in quella direzione con la sottoscrizione del memorandum – aggiunge ancora Scaglione -, ma avvisandolo che invece il domani, è già oggi una realtà con la quale dobbiamo confrontarci e con la quale dobbiamo fare inevitabilmente i conti, che è quella di un ambiente che si sente deturpato, che si sente abbandonato al suo destino fino a raccogliere i suggerimenti che ci arrivano nella valutazione delle questioni ambientali e che rappresentano lo snodo di comprensione che i cittadini ci chiedono. E non è solo un problema di monitoraggio ambientale, ma la necessità di immaginare con coraggio l'approvazione di una legge regionale con la quale si aumentino i limiti che sono molto più bassi nella legislazione nazionale degli inquinanti e che ci consentiranno probabilmente anche di dare una risposta in questa direzione alle preoccupazioni che i cittadini, le associazioni, le organizzazioni, ci chiedono ed evidenziano quando parliamo di nuove estrazioni o di nuove ricerche”.

“E' su questo – conclude Scaglione – che vorremmo provare a ragionare ancor più con la gente di Basilicata, con quello che è il senso del rapporto che l'istituzione deve mettere in campo, perché se prima del 2005 i pozzi perforati sono stati in tutto 39, come ci dice il Presidente, ne restano da realizzare oggi 18, e di questi 18 se ne realizzeranno soltanto 9, di cui 3 destinati alla ricerca e 6 allo sviluppo. Siamo sicuri che è questo il dato finale? Se è questo il dato finale noi non abbiamo nessun motivo di dubitare delle azioni da mettere in campo, perché siamo ancora in quella strada che avevamo tracciato all'inizio e per la quale immaginiamo di poter proseguire nel futuro, ma se in tutto questo ragionamento non troviamo una parola che, ad esempio, ci faccia star tranquilli sull'utilizzo delle risorse idriche rivenienti da quel territorio e che sono patrimonio di una intera regione, di una intera comunità, è inevitabile che chiederemo anche ulteriori riscontri a quelle che sono i dati che ci vengono rappresentati. E' in questa dimensione che credo dobbiamo costruire il ragionamento in questa assemblea o nelle azioni future che ci proporrete di mettere in campo e che vanno, quindi, ben oltre le considerazioni di natura economica, ma che invece ci fanno immaginare che questa regione, che la nostra regione, non diventi davvero la regione gruviera o la regione trivellata in mano alle compagnie petrolifere, così come si interrogava il Presidente De Filippo. I no che ha pronunciato il Presidente, diventano l'elemento discriminante sul quale potremo dirci di trovarci d'accordo. Se questi no diventeranno sì a scatola chiusa è inevitabile che ci sarà qualcun altro che continuerà a dire no”.

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