Per il consigliere a decidere sulla gestione delle risorse petrolifere non possono essere un atteggiamento proprio delle proteste contro opere di interesse pubblico che si teme possano avere effetti negativi sul territorio e la carenza di informazione
“A determinare le sorti della gestione delle risorse petrolifere (e di gas) del nostro sottosuolo non può essere né l’effetto “nimby” (non nel mio cortile), né la protesta generica dei sindaci ribelli e tanto meno la contrattazione da mercatino rionale con le compagnie petrolifere”: è quanto afferma il vice presidente del Consiglio regionale, Franco Mattia (Pdl).<br /><br />“La dichiarazione del direttore generale per le risorse minerarie ed energetiche del Mise, Franco Terlizzese, pubblicata oggi da ‘Il Sole 24 Ore’ (sia pure nella sostanza non nuova), secondo cui oltre un miliardo di euro potrebbero essere investiti in Basilicata per ‘conoscere il sottosuolo’ – aggiunge – non può essere considerata una boutade. E sempre la ‘lezione’ del direttore Terlizzese (‘nessun amministratore al mondo bloccherebbe le attività di ricerca’), almeno per quanto mi riguarda – dice Mattia – sfonda una porta aperta. Negli altri Paesi, ad esempio Malta, le compagnie petrolifere sono obbligate a fare pozzi esplorativi e non si consente loro di sfruttare se prima non si conosce il potenziale del Paese. Naturalmente – aggiunge Mattia – si dovranno realizzare nell’assoluto rispetto delle esigenze ambientali e nella applicazione delle migliori pratiche operative in riferimento agli standard internazionali. Per me c’è in proposito un modello di sviluppo realizzato intorno al petrolio nel Nord-Est della Scozia che va tenuto in considerazione. E’ proprio il Memorandum che è stato sottoscritto in Scozia con le società petrolifere e il governo di Londra che ha consentito di concentrare nella regione della Gran Bretagna risorse finanziarie e competenze per la ricerca nel campo delle energie rinnovabili, dall’eolico sino a toccare altri aspetti riferiti all’indotto energetico e non solo e grandi opportunità di crescita imprenditoriale e di conseguenza di nuova occupazione anche qualificata-laureata”.<br /><br />“Il primo pensiero – continua il consigliere – va al superamento del gap infrastrutturale che continua a rappresentare una 'palla al piede' per le nostre comunità e le prospettive di sviluppo e competitività. Troppi progetti di strade, strutture civili, interporti, porticcioli ed aviosuperfici sono rimasti nei cassetti degli uffici della Regione per mancanza di soldi, provocando la stasi del comparto dei lavori pubblici e la disoccupazione edile. E intorno al modello di sviluppo realizzato nel Nord-Est della Scozia è utile aggiornare il confronto con il Governo sui nuovi scenari innescati dall’art.16 del decreto liberalizzazioni. Non è più rinviabile la scelta di un percorso chiaro, dettagliato e di piena condivisione in tutte le sue fasi, per fare in modo che il principio normativo contenuto nel legge sulle liberalizzazioni si trasformi in atti operativi per disporre di nuove risorse e di nuovi strumenti in grado di accompagnare la trasformazione produttiva della nostra regione che parte dal petrolio ma non comprende solo il petrolio”.<br /><br />A parere di Mattia “per la nostra Regione si presenta l’opportunità di avviare, sia pure sperimentalmente, un modello di federalismo fiscale estremamente interessante per le ricadute economiche dirette e che si completerà con la gestione delle risorse idriche, come del resto è stato già definito attraverso l’intesa sul Bacino Idrografico Meridionale che produrrà nuove entrate per l’acqua all’ingrosso ceduta alla Regione Puglia. In questo ci avviamo a diventare un “caso” che sarà osservato e monitorato da più parti e pertanto ci carica di grandi responsabilità anche rispetto agli organismi dell’Unione europea che devono confermarci i fondi per la prossima programmazione 2014-2020”.<br />