Pepe (Cgil): Contro crisi in atto servono risposte concrete

"Si e' messa in moto una iniziativa politica in campo europeo che ci ha fatto riacquistare credibilita' ma, sul versante delle politiche della crescita non c'e' cenno di ripresa, specialmente per quanto attiene gli investimenti: vero nodo cruciale delle politiche economiche e dell’occupazione". E' l'analisi fatta da Antonio Pepe esponente del direttino nazionale Cgil.
"Altro che articolo 18! – afferma Pepe – La verita' e' che il sistema del credito si e' concentrato a rafforzare il patrimonio delle Banche, con le risorse finanziarie della Banca Centrale Europea,e sta letteralmente strozzando il tessuto della piccola e media impresa, che rappresenta quasi l'80% dell'ossatura industriale del Paese, del Mezzogiorno e della nostra Basilicata. La crisi sta facendo pagare al Sud il prezzo più salato, in termini di aumento degli effetti negativi sulle fasce sociali medie e basse, con evidenti effetti sulla disoccupazione giovanile e femminile che ormai ha raggiunto punte del 50%.Lo sblocco dei fondi per le infrastrutture, seppur positivo, rischia di arrivare alla realizzazione delle opere fuori tempo massimo, mentre appare inaccettabile l'iniziativa del Governo di sottrarre i fondi di cofinanziamento per l'utilizzo di risorse europee, se entro giugno le regioni non avranno speso il 40% delle risorse disponibili".
Per Pepe "con la recessione che incombe si avverte la necessità di dare risposte concrete a partire dall'accelerazione di interventi anche nella nostra Regione, ad iniziare da quanto previsto in Obiettivo Basilicata 2012. Occorre rinegoziare con le compagnie petrolifere lo sfruttamento delle risorse energetiche, prevedendo una iniziativa industriale di grande qualita’ nel campo della ricerca e produzioni innovative. Questo e' uno degli obiettivi prioritari da perseguire in un quadro di sostenibilita' ambientale, a partire dalla questione del ciclo integrato dei rifiuti, che non può piu' essere affrontata con la cultura dell’emergenza che tanti danni ha provocato. C'e' bisogno di un nuovo welfare sociale che punti direttamente al reddito minimo di cittadinanza, eliminando inutili architetture burocratiche.
Va evitato il rischio di veder trasformato il disagio sociale diffuso in fenomeni disgregativi già presenti nel corpo della società lucana e ancor più in forme di ribellismo che nessuno sarebbe in grado di governare, a partire dal sindacato.Questi temi assumo sempre di piu' il carattere dell'urgenza mentre la politica alta non si vede all’orizzonte".
Sul versante politico, per l'esponente Cgil "la verifica politica in Regione ha prodotto un ulteriore indebolimento delle forze del centro sinistra, accelerando la decomposizione dei partiti politici e il Partito Democratico e' da ritenersi come il massimo responsabile della frantumazione dell'idea di rappresentanza degli interessi generali della collettività regionale.
Ciò che appare è esclusivamente il continuo e perdurante ruolo soffocante dei suoi rappresentanti, che tiene sotto scacco l'intera comunità regionale, senza peraltro ricercare una strategia seria per il rilancio dell'azione di Governo, anzi aggravando ed esportando le divisioni interne e la guerra fra le correnti. Alla fine a perdere, come al solito, sono i cittadini lucani che dovrebbero riconquistare sovranita', partecipando alle scelte politiche della nostra Regione, generando un nuovo modello di societa' piu' democratica, equa e giusta.
Le responsabilità e la coerenza della politica vanno misurate concretamente, ogni giorno, sul campo,percio' oggi e' auspicabile un segnale di discontinuita' che deve scuotere le forze migliori della politica e della societa' lucana per uscire dalla stagnante condizione in cui ci ritroviamo".

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