“Sulle pensioni i lavoratori edili pagano di più”.
E’ il commento del segretario regionale della Feneal-Uil Domenico Palma di fronte alla riforma delle pensioni firmata dal ministro Fornero.
“Noi – aggiunge – rappresentiamo una categoria di lavoratori, quelli delle costruzioni, che appartengono a un settore ora in profonda crisi e a una
tipologia d’impiego effettivamente pesante, usurante e la cui durata è limitata
e dettata dai tempi delle opere da realizzare. Noi siamo la dimostrazione visibile che questa manovra non è giusta e soprattutto non è utile a far ripartire il motore dello sviluppo”.
Secondo la Feneal Uil gli effetti saranno pesantissimi perché se già il settore scontava problemi non indifferenti nel cumulo dei contributi e nel raggiungimento dell’età minima per l’uscita, oggi la situazione diventa ancora più drammatica.
Una situazione – aggiunge Palma – in cui per sopravvivere e accumulare pezzetti di contribuzione si accetterà qualunque cosa, con un’evidente effetto di immersione e un aumento del nero. Arrivare ai 40 anni di contribuzione era una specie di chimera anche prima che il Governo Monti intervenisse in questo delicato meccanismo.
Il mercato del lavoro – evidenzia la Feneal Uil – è ormai strutturato intorno alla fascia che va dai 35 ai 40 anni di anzianità dei dipendenti delle imprese. In 11 anni, dal 1999 al 2010, salvo innalzamenti o abbassamenti dei volumi degli occupati, si registra in via strutturale il crollo dei dipendenti dal 51esimo anno di età in poi. La realtà è che nella vita lavorativa di un muratore che, prestando la sua attività ai cantieri è impiegato solo per la durata dell’opera e poi viene mandato a casa, si accumulano mediamente 26-28 anni di contributi. Un livello molto lontano dai 42 anni introdotti con la riforma Fornero, mentre solo i minatori, gli asfaltatori e i cavatori sono rientrati nei lavori usuranti.
Palma però fa qualche proposta: Innanzitutto bisognerebbe favorire
l’uscita dei disoccupati strutturali – dice – e poi si potrebbe trasferire l’assistenza straordinaria delle Casse edili per i trattamenti sanitari sul capitolo
previdenziale. Non si tratterebbe di una panacea per tutti i mali, ma almeno tamponerebbe la falla. In attesa che in futuro si trovino altre soluzioni per una categoria che se fino a ieri era in grave sofferenza, oggi rischia di rimanere schiacciata sotto il peso delle nuove pensioni.
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