Pensando al nuovo Consiglio, parla Romaniello

Lo scenario istituzionale fra riforme e neocentralismo. “Si accentua il distacco fra governati e governanti. Serve una riforma vera dell’intera filiera istituzionale capace di esaltare competenze e potenzialità di un territorio qual è quello lucano”

La crisi profonda in cui versa il paese da circa 5 anni, la incapacit&agrave; delle forze politiche di avviare un processo profondo di cambiamento del sistema politico riformando in modo sostanziale il sistema delle regole e della governance, unitamente all&rsquo;assenza di politiche sociali, industriali e territoriali in grado di contrastare il declino, hanno portato ad una accentuazione del distacco tra governati e governanti, che &egrave; sfociato nel voto di protesta con l&rsquo;affermazione delle liste di Grillo, prima in Sicilia e poi a livello nazionale.<br /><br />Il tentativo del governo centrista e moderato guidato da Monti e sostenuto dalle due maggiori forze politiche, Pd e Pdl, di arginare il distacco fra istituzioni e paese reale attraverso la cosiddetta strategia di &ldquo;riduzione dei costi della politica&rdquo; con il chiaro intento di delegittimare definitivamente il ruolo e le funzioni dei corpi intermedi della societ&agrave;, a partire dai partiti, per me intesi nella accezione novecentesca e non dell&rsquo;ultimo ventennio, ha portato all&rsquo;approvazione di un provvedimento che ha ridotto il numero dei consiglieri regionali e i finanziamento dei Gruppi consiliari, senza toccare in alcun modo la condizione di privilegio degli eletti, a partire dai parlamentari e dai Consiglieri regionali.<br /><br />Una scelta sbagliata per due ordini di motivi: il primo perch&eacute; si sono in questo modo ridotti gli spazi della partecipazione democratica e tolta rappresentanza ai territori, ed il secondo, perch&eacute; con il mantenimento (in molti casi l&rsquo;aumento) delle indennit&agrave; ai consiglieri per l&rsquo;attivit&agrave; politica, si sostiene una idea personalistica della politica, senza alcuna forma di rendicontazione a controllo che la norma regionale abolita prevedeva.<br /><br />L&rsquo;esempio pi&ugrave; eclatante in tal senso riguarda proprio la nostra regione, dove si &egrave; del tutto eliminata una norma (art. 11 L.R. 8/98) che regolamentava l&rsquo;uso delle risorse, e si &egrave; incrementato l&rsquo;importo a disposizione del consigliere senza alcun vincolo di rendicontazione. Sel &egrave; stata ed &egrave; tuttora per l&rsquo;abrogazione dei privilegi, il riconoscimento del ruolo dei partiti e il mantenimento di regole e norme vincolanti e trasparenti sull&rsquo;uso di risorse pubbliche per l&rsquo;attivit&agrave; politica, contro la riduzione dei luoghi di partecipazione e la privatizzazione del finanziamento della politica.<br /><br />A parit&agrave; di costi, quindi riducendo quegli attuali, si poteva mantenere il Consiglio a 30. Un&rsquo;ipotesi che avrebbe garantito una maggiore rappresentanza dei territori.<br /><br />Un ragionamento a parte andava fatto sul numero degli assessori: la loro riduzione in funzione di un nuovo e pi&ugrave; efficace modello organizzativo dei Dipartimenti &egrave; cosa utile, sempre che si collochi in una strategia di superamento del concetto di Regione come ente di gestione, dando piena attuazione ai principi che ne hanno determinato la nascita: ente di programmazione e controllo, soggetto intermedio di governo, indirizzo e coordinamento di un territorio vasto; valorizzatore delle specificit&agrave; territoriali piuttosto che accentratore di poteri e funzioni personali, come purtroppo &egrave; avvenuto. Si tratta quindi di riformare l&rsquo;intero assetto dell&rsquo;ente collocando tale processo nel mutato quadro istituzionale nonch&eacute; economico e sociale della Regione.<br /><br />Pensare ad una organizzazione dipartimentale capace di rispondere ai nuovi bisogni ed alle nuove opportunit&agrave; che necessitano ai territori. Tematiche riconducibili all&rsquo;assetto infrastrutturale non possono non essere messe in sintonia con quelle riguardanti l&rsquo;ambiente e la tutela del patrimonio, come pure quelle attinenti i nuovi sistemi di mobilit&agrave;, sviluppo sostenibile e sostegno alle produzioni di qualit&agrave;.<br /><br />Riorganizzazione dipartimentale, ruolo degli enti intermedi, funzioni di agenzie ed enti devono far parte di un progetto unico; una idea della Basilicata futura con al centro le persone, l&rsquo;ambiente, il territorio. Quindi una riforma vera dell&rsquo;intera filiera istituzionale capace di esaltare competenze, capacit&agrave;, potenzialit&agrave; di un territorio qual &egrave; quello lucano, dimensionalmente grande, pieno di specificit&agrave; , ma con una popolazione limitata e distribuita su 131 Comuni di cui circa il 75% con popolazione sotto i 5000 abitanti.<br /><br />Una terra, la Basilicata, che rischia di perdere la sua identit&agrave; e soccombere sotto i colpi della logica dei grandi numeri; ma ancor prima sotto l&rsquo;affermarsi di una cultura politica che tende sempre pi&ugrave; a trasformare il modello istituzionale prevalentemente orizzontale, con un equilibrio dei poteri in modello fortemente verticistico ed esaltatore dell&rsquo;esercizio monocratico delle funzioni di direzione e governo. Un tema, quest&rsquo;ultimo, che proprio perch&eacute; attiene ad un modello di governo, quindi agli equilibri dei poteri tra assemblea elettiva e funzione di governo (sistema presidenziale) &egrave; di forte attualit&agrave; proprio perch&eacute; la crisi del regionalismo, o meglio le negativit&agrave; prodotte dal neocentralismo regionale sul sistema di relazioni infra-istituzionali con il corpo vivo della societ&agrave;, va affrontato con molta laicit&agrave; e consapevolezza che solo il rilancio di un modello democratico, partecipativo ed esaltativo dei soggetti intermedi della societ&agrave; e valorizzativo della funzione della municipalit&agrave;, pu&ograve; contrastare l&rsquo;idea di chi la crisi del regionalismo l&rsquo;assume come fattore per rilanciare un nuovo centralismo statale.<br /><br />Il lavoro prodotto dalla prima commissione sullo Statuto con la predisposizione di bozza che ha raccolto la stragrande maggioranza dei contributi venuti dal mondo dell&rsquo;associazionismo, del sindacato e delle associazioni professionali rappresenta la sintesi su cui il Consiglio, quello futuro, pu&ograve; sviluppare il confronto ed a divenire alla approvazione. Sel ha lavorato per introdurre nel documento anche l&rsquo;ipotesi della elezione indiretta del Presidente, su cui continuer&agrave; a battersi affinch&eacute; sulla forma di Governo si opti per l&rsquo;ipotesi della sola elezione diretta del Consiglio Regionale, con investitura fiduciaria del Presidente e della Giunta in Consiglio; assicurandosi la stabilit&agrave; attraverso la sfiducia costruttiva.<br /><br />Punti qualificanti inoltre sono il modello di partecipazione e l&rsquo;introduzione del referendum (abrogativo, consultivo) e la disciplina pi&ugrave; vincolante riguardante l&rsquo;esame delle proposte di legge di iniziativa popolare. Infine, la norma antidiscriminatoria che prevede massimo il 60% di rappresentanza di un genere. La mancata approvazione dello Statuto a seguito dello scioglimento anticipato del Consiglio sicuramente rappresenta un ritardo imperdonabile per le forze politiche, considerati i profondi mutamenti intervenuti sotto il profilo sociale, economico e del riassetto istituzionale della filiera della rappresentanza che il nuovo Statuto dovr&agrave; normare in termini di modalit&agrave;, principi e regole di partecipazione e rappresentanza.<br /><br />Giannino Romaniello<br />Capogruppo di Sinistra Ecologia e Libert&agrave;&nbsp;

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