Pace: Charlie un esempio per tutti

Il consigliere regionale del Gruppo misto: “L’opportunità e la responsabilità di vivere”

&ldquo;La storia del piccolo Charlie, affetto da una rara malattia e condannato a morire da una sentenza della Corte Suprema britannica, solleva molteplici domande e rafforza profonde consapevolezze. I temi richiamati da questa sofferta e drammatica vicenda, che coinvolge una famiglia che lotta quotidianamente, al fine di salvaguardare la vita del figlio ammalato, chiamano in causa complesse argomentazioni e tesi relative all&rsquo;etica, alla comprensione della natura della collettivit&agrave; quale comunit&agrave; o societ&agrave;, al diritto ed alla legge naturale, ai valori ed alle analisi sociologiche e filosofiche che li caratterizzano e che ci consentono di classificarli&rdquo;.&nbsp;Sono le riflessioni&nbsp;del consigliere regionale del gruppo misto, Aurelio Pace.<br /><br />&ldquo;Difficile sarebbe argomentare tutte le suddette tematiche in un solo contributo, ma &egrave; doveroso trasferire&nbsp; la posizione di chi crede che anche per vivere ci voglia coraggio. E&rsquo; opportuno &ndash; sottolinea Pace – ricordare che l&rsquo;etica, nella sua natura filosofica, occupandosi di comportamenti umani e morali sia, purtroppo, spesso dissociata dalla politica e dal diritto,&nbsp; fortunatamente non ancora in maniera cos&igrave; netta in Italia, vivendo la dicotomia contemporanea tra quanto si ritenga giusto e quanto sia giuridicamente permesso o politicamente adeguato. La coraggiosa scelta di un&rsquo;eccellenza ospedaliera pediatrica italiana, quella del Bambino Ges&ugrave;, di comprendere quanto sia indispensabile che il rapporto tra i medici ed i pazienti non si risolva nella mancata ricerca di ogni strada possibile per dare seguito al miracolo di una vita e che non contempli, a cuor leggero, d&rsquo;interrompere il corso della nutrizione e dell&rsquo;idratazione di un bambino, ci lascia ben sperare. La consapevolezza che sia l&rsquo;Italia che gli Stati Uniti si siano offerti di ospitare la famiglia e tenere in vita il piccolo Charlie &ndash; continua Pace – &egrave; la testimonianza concreta che esiste ancora chi si sente parte di una comunit&agrave; che condivide un comune sentire pi&ugrave; che testimoniare la presenza di un gruppo che si sente esclusivamente parte di una societ&agrave; basata unicamente su impianti istituzionali e regolamenti burocratici che, in Inghilterra, decretano un omicidio scandendo il tempo che separa la famiglia dal momento nel quale al piccolo figlio Charlie verr&agrave; tolta la vita. La fortuna &egrave; che dietro ogni ente ed ogni istituzione vi sono uomini, con le loro speranze, con il loro lavoro e non meno importante con le loro convinzioni relative all&rsquo;ultimo punto di cui accennavo sopra: la natura della coscienza, la guida interiore che dirige, con consapevolezza e responsabilit&agrave;, l&rsquo;operare umano&rdquo;.<br /><br />&ldquo;E&rsquo; questa la legge naturale &ndash; dice Pace – quanto sta all&rsquo;origine dei criteri che determinano ci&ograve; che &egrave; giusto e quanto non lo &egrave; e successivamente l&rsquo;orientamento del proprio agire in base a tali principi. Mi sia consentito riprendere San Tommaso. Il principio pratico di fare del bene ed evitare il male &egrave; un principio universale e noto a tutti. San Tommaso parlava della presenza di tre fondamentali inclinazioni: conservare la propria esistenza, la propria specie e conoscere la verit&agrave; vivendo in societ&agrave;. Occorre, pertanto, non limitarsi a prendere atto dell&rsquo;esistenza di una legge naturale, ma approfondirne la conoscenza. Essa &egrave; conforme agli uomini ed intrinseca alla loro natura e c&rsquo;impegna alla responsabilit&agrave; di non lasciare che la speranza ed ogni minimo mutamento delle condizioni del bambino, diventino numeri o frazioni di questi, irrilevanti rispetto alla scelta tra la vita e la morte. Il fine di una sentenza, figlia di ogni legge, &egrave; il bene comune, considerato rispetto alle esigenze dei pi&ugrave; e mai discapito di uno o di una classe&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Parliamo di un giudizio della ragione, figlio di una legislazione, mediante il quale si riconosce la qualit&agrave; morale di un atto concreto che si compie. Questo presupposto &ndash; puntualizza il consigliere – &egrave; imprescindibile dalle valutazioni di sorta ed innegabile &egrave; la presenza di un rapporto intimo tra la coscienza e la legge naturale. Anche Giovanni Paolo II, nella &lsquo;Veritatis splendor&rsquo;, dice che il giudizio della coscienza &egrave; quello che applica ad una situazione concreta la convinzione morale che si debba amare e che mentre la legge naturale mette in luce le esigenze oggettive e universali del bene morale, la coscienza &egrave; l&rsquo;applicazione della legge al caso particolare, la quale diventa per l&rsquo;uomo un interiore dettame, una chiamata a compiere il bene. Alla luce di questo la coscienza ci permette di assumere la responsabilit&agrave; degli atti che compiamo e di indirizzare la politica e la giurisprudenza alle fonti della moralit&agrave;, cio&egrave; a quei diritti di coscienza moralmente qualificabili e per fare questo diventa imprescindibile partire dalle circostanze, e noi conosciamo la storia di Charlie, nato sano e poi ammalatosi, dall&rsquo;intenzione, relativa al desiderio dei genitori che nessuna strada possa mai essere negata alla speranza di lasciare in vita il figlio ed a quello che comunemente si chiama oggetto, che nel nostro caso &egrave; la preziosa e meravigliosa vita di un bambino che lotta ogni giorno per combattere il deperimento mitocondriale, che gi&agrave; rappresenta un miracolo visto&nbsp; che in presenza di queste malattie si resiste solo poche settimane&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Quello che temo &ndash;&nbsp;evidenzia Pace – &egrave; il senso di sconfitta ed il relativo agire rispetto a dati che gi&agrave; si rivelano eccezionalmente positivi nella loro drammaticit&agrave;, &egrave; la presenza d&rsquo;indirizzi e responsabilit&agrave; &lsquo;parziali e non condivise&rsquo; rispetto all&rsquo;approccio a problematiche tanto complesse. Credo che la prudenza, quale virt&ugrave; morale, non possa limitarsi al singolo caso, ma esiga la conoscenza di principi universali e questo vale soprattutto per la politica e la giurisprudenza. Come Platone ed Aristotele insegnano spetta alla prudenza dei politici deliberare, comandare, giudicare rettamente i mezzi che servono per raggiungere il Bene Comune. Tutto quello che fino ad ora ci ha consentito di vivere &ndash; aggiunge il consigliere – che ci ha portato a migliorare la nostra salute, a cercare cure e trovare soluzioni, va ricercato nella presenza di uomini che, con le loro coscienze ed i propri principi, hanno riconosciuto alla vita un valore che supera ogni prevedibile e razionale approccio pragmatico, brandendo il coraggio e la perseveranza, armati di volont&agrave; e speranza, hanno respinto la morte a furia di vivere, cos&igrave; come sta facendo il piccolo Charlie: un esempio ed una luce in un mondo nel quale, con troppa leggerezza, a confortare le difficolt&agrave; ed i disagi, &egrave; troppo spesso l&rsquo;oscurit&agrave;&rdquo;.<br />

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