La Direzione Aias Onlus di Potenza è intervenuta in una nota stampa per replicare ad alcune notizie circolate in questi giorni circa l’operato della stessa.
In particolare – si legge – le tre sigle sindacali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil FP hanno ripetutamente inviato dichiarazioni inveritiere pubblicate da più testate giornalistiche e riprese dagli altri mezzi di comunicazione. I sindacati sono giunti addirittura a sostenere che l’Aias avrebbe inviato lettere di licenziamento che le OO.SS. avrebbero altresì impugnato: in realtà nessuna lettera di licenziamento è stata sino ad ora inviata dall’Aias né, tantomeno, vi è stata alcuna impugnazione da parte dei sindacati, i quali nemmeno hanno impugnato alcuno dei 4 unici trasferimenti disposti presso il nuovo centro di Scanzano Jonico Terzo Cavone ovvero a Santarcangelo. Nessuna comunicazione, infatti, è pervenuta all’Aias da parte delle OO.SS.
Del tutto falsa è poi l’affermazione per cui l’Aias avrebbe “disertato” e “snobbato” la convocazione in Regione del 18.12 scorso: l’Aias ha soltanto chiesto un mero rinvio dell’incontro, mostrando interesse ed informandosi di quali sarebbero stati i possibili argomenti offerti dalla Regione (nell’oggetto della comunicazione infatti non vi era indicato alcun argomento); forse i sindacati dimenticano gli innumerevoli incontri avuti con le medesime OO.SS., con la Regione e la ASP negli ultimi due anni, senza considerare gli ultimi 6 incontri, solo dal mesedimaggio ad ottobre 2018, nell’ambito della procedura di esubero di personale.
Forse i sindacati – continua la nota – dimenticano anche che l’Aias ha formulato una proposta alternativa ai licenziamenti, proponendo una riduzione dell’orario alle categorie di dipendenti interessate dall’esubero, secondo criteri di logica ed equità: tale proposta è stata rifiutata, senza motivazioni concrete, dagli stessi sindacati che hanno, invece, cercato di ampliare in modo arbitrario ed indiscriminatol’ambito dei dipendenti oggetto di riduzione dell’orario. In nessuno di tutti i numerosi incontri effettuati vi è stata mai alcuna proposta di aiuto concreto da parte delle istituzioni. Nessun Consigliere Regionale,anche chi di recente ha dichiarato sui media che sia necessario discutere della procedura di esubero di personale, ha mai partecipato o chiesto di partecipare alle 6 riunioni convocate all’interno della procedura di licenziamento collettivo avviata, né ha partecipato alle precedenti riunioni e tavoli tecnici, richiesti anche dall’Aias per evitare gli esuberi.
Ne si è mai interessato delle innumerevoli dimissioni – è scritto – e delle riduzioni di terapia in danno degli assistiti dell’Aias che hanno portato a questa situazione e rappresentano un grave disagio sia psicologico che sanitario tanto per gli assistiti stessi che per le loro famiglie. Si deve anche fare chiarezza sui trasferimenti operati, i quali non costituiscono affatto una ritorsione ma l’obbligo imposto all’Aias di dover prima verificare l’eventuale possibilità di ricollocare altrove il dipendente in esubero. Il Centro di Scanzano Jonico da poco operativo necessitava di personale: forse i sindacati preferiscono che l’Aias licenzi presso la sede di Potenza e assuma nuovo personale presso la sede di Scanzano Jonico? Tale alternativa, oltre che contraddittoria, sarebbe stata illegittima, come le OO.SS. dovrebbero ben sapere. Così come dovrebbero sapere che i criteri di scelta utilizzati dall’Associazione non sono altro che i criteri previsti dalla legge in caso di licenziamento e, di conseguenza, del tutto correttamente utilizzati in modo da non creare disparità o preferenze, e che, seppure non vi sia alcun obbligo di “sottoporre” i criteri alle OO.SS., l’Aias aveva già comunicato in precedenza a tutti i lavoratori, mediante affissione, i criteri che sarebbero stati utilizzati, discutendone anche con i sindacati nelle riunioni dell’ottobre del 2018 presso l’Ufficio del lavoro.
E’ evidente – conclude la nota – che chi “dimentica”, o vuole dimenticare, non è certo l’Aias, che ha per prima cercato una soluzione nel confronto con le istituzioni, rimaste purtroppo silenti, e dunque, costretta ad avviare la procedura di licenziamento collettivo, ha verificato in che modo poter salvaguardare i posti di lavoro, offrendo ai lavoratori in esubero in base ai criteri stabiliti dalla legge 223/1991 la possibilità di proseguire il rapporto presso una diversa sede, dove c’è la possibilità in organico.