Open days, Nardozza: la spesa per la cultura è un investimentoRicco e articolato il dibattito sulle città europee della cultura svoltosi nel pomeriggio nell'ambito degli Open days, a Matera. “Abbiamo fortemente voluto questo incontro – ha detto Paolo Verri, direttore del comitato Matera 2019 – per confrontarci con le città che sono già capitali e con quelle che insieme a noi hanno lanciato questa sfida. Crediamo, infatti, che a prescindere da chi vincerà questo titolo, sia importante scambiarsi esperienze e modelli per far crescere le città in modo sostenibile e migliorare la qualità della vita. È questa la vera sfida che abbiamo davanti”.A tal proposito, Franco Bianchini si è soffermato sulle relazioni fra città industriali e capitali europee della cultura. “Nel corso degli ultimi 25 anni i progetti che hanno vinto sono stati quelli delle città industriali”.A puntare sul concetto dello star bene è stata la città di Turku, capitale europea della cultura 2011. “Abbiamo addirittura distribuito nelle farmacie i biglietti per partecipare agli spettacolo”, ha detto Suvi Innila, direttore del programma Turku 2011. L'investimento è stato di circa 50 milioni di euro con il risultato di quasi due milioni di visitatori.E se Tom Fleming ha detto che la città di Guimares, capitale 2012, ha puntato sul rinnovamento della sua identità, Mattijs Maussen, esperto per San Sebastian 2016 ha puntato sul pieno coinvolgimento della città “tanto che la voglia di vincere era così diffusa che anche le anziane signore hanno baciato la commissione”.All'incontro è anche intervenuta Stanislava Genkova, di Varna 2019 che si candida a “portare al centro della cultura europea il Mar Nero”.Per Sofia 2019 è intervenuta Tiziana Carlino, camera di commercio italo bulgara. “Il comune di Sofia ha promosso la nascita di un'associazione di sviluppo e ha dato vita al coordinamento della candidatura costituito da un comitato organizzativo con 65 membri di cui fa parte anche l'ambasciatore italiano”.Per le città italiane candidate per il 2019 hanno partecipato i rappresentanti di Bari, Lecce, Siena e, via twitter, Ravenna.Subito dopo si è tenuto il workshop sul tema “Sostenibilità e nuovi modelli di finanziamento della cultura”.Carlo Borgomeo, fondazione per il Sud, ha messo in evidenza il “grande impegno del sistema delle fondazioni bancarie che hanno nel sostegno di iniziative culturali uno dei principali obiettivi. Ma oggi viviamo un'importante evoluzione figlia dei tempi: mentre prima le fondazioni erano chiamate a una supplenza, sceglievano un bene culturale e intervenivano, adesso l'interesse si sta spostando progressivamente dalla tutela e conservazione alla valorizzazione e sostenibilità degli interventi con il coinvolgimento del pubblico, altri privati e terzo settore. Tre gambe, lo stato e le sue articolazioni, privato e soggetti della società civile. Questo lo scenario in cui le fondazioni si muoveranno sempre di più. Occorre provare a sperimentare nuovi modelli, rafforzando le comunità locali. Una cosa ė certa: non c'è sviluppo se non c'è cultura dei beni collettivi”.Mario Caputo, progetto Fondazione di comunità, ha illustrato il progetto di Visioni Urbane della Regione Basilicata che ha coinvolto in modo orizzontale una comunità di creativi per la realizzazione di cinque centri della creatività.”Visioni urbane è un esempio di crowfunding. Significa raccoglieremi soldi per un fine comune”, lo ha detto Pim Betist, creatore di una piattaforma di crowfunding nel settore musicale”La mia idea che ho concretizzatoin Africa è di dare la possibilità ai musicisti di pubblicare le loro opere e di condividerle con i portatori di interesse togliendo le banche dalla mediazione e affidando la raccolta fondi alla fiducia fra persone”.Cristiano Re, responsabile dei progetti speciali della Fondazione ENI “Enrico Mattei”. “In un tempo di crisi, in cui manca il flusso monetario, è sempre più difficile trovare una fondazione capace di sostenere progetti culturali. Noi puntiamo, invece, a dare supporto in termini di competenze alle istituzioni e alle associazioni. Ad esempio, la conferenza regionale sul petrolio e l'ambiente, o il ritrovamento di una villa imperiale in Val d'agri dove abbiamo fatto un microtunnel attraverso modelli tecnologici avanzati. Insomma, il modello di sponsorizzazioni degli eventi sta tramontando. Credo in un modello molto più collaborativo in cui chi chiede il sostegno non parta da zero”. A tirare le conclusioni del workshop Angelo Nardozza, direttore generale del dipartimento presidenza della Giunta della Regione Basilicata.”In Basilicata il pubblico resta il principale attore nel sostegno alle iniziative culturali. E, in un quadro di taglio di trasferimenti pari a cento milioni di euro, va ridisegnato il sostegno. La cultura viene ritenuta spesa corrente cadendo nell'errore di non scegliere fra mille iniziative. Invece, credo che il sostegno alla cultura debba rientrare nella spesa per investimento con una grande attenzione alla sostenibilità e alle concrete ricadute sul territorio. L'istituto Nitti sta per organizzare un'iniziativa formativa, a Maratea, proprio dedicata al tema della selezione e della scelta in modo da non disperdere le risorse in mille rivoli. La sostenibilità deve essere al centro di queste scelte. Per Matera 2019 occorre un mix fra risorse pubbliche e private. La regione Basilicata sta studiando la possibilità di inserire una norma nella prossima finanziaria”.