Il capogruppo dell'Udc in Consiglio regionale chiede “quali azioni la Regione intende porre in essere per evitare le sanzioni e per garantire l’attuazione degli obblighi anche da parte dei Comuni”
<br /><br />Il 16 febbraio scorso è scaduto il termine entro il quale le pubbliche amministrazioni avrebbero dovuto adempiere all’obbligo imposto dal decreto legge n. 90/2014, convertito in legge n. 114/2014, di fornire i dati in formato aperto (open data) procedendo a redigere ed approvare “un piano di informatizzazione delle procedure per la presentazione di istanze, dichiarazioni e segnalazioni con procedure guidate accessibili tramite autenticazione con il Sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale di cittadini ed imprese”. E’ quanto evidenzia il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale dell’Udc, Francesco Mollica, che ha presentato un’interrogazione “per conoscere lo stato di adempimento di tali obblighi da parte delle amministrazioni regionale e comunali”.<br /><br />Mollica ricorda di aver presentato un anno fa sullo stesso tema una proposta di legge “che finora, nonostante l’attualità della stessa e la disponibilità manifestata a concordare anche eventuali rettifiche, non è stata ancora posta all’attenzione delle Commissioni competenti. Eppure si parla di pesanti sanzioni amministrative, in caso di inadempimento, fino a diecimila euro irrogabili direttamente dall’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) e non si ha notizia di alcuna proroga concessa. La preoccupazione nasce da una attenta lettura di un recente studio del Politecnico di Milano da cui risulta che solo il 41 per cento dei Comuni pubblica i dati, che il 66 per cento nega di volerlo fare in futuro e che solo uno su tre rispetta le linee guida sulle modalità di pubblicazione dei dati emanate dall’Agenzia per l’Italia digitale. Inoltre, tra i Comuni che pubblicano i dati, solo il 16 per cento li aggiorna e solo il 30 per cento permette un’interazione, sia per mancanza di personale interno da dedicare che per scarsità di risorse da utilizzare”.<br /><br />“Dati sconfortanti – aggiunge ancora Mollica – che ci fanno comprendere come si è sottovalutata la rivoluzione dell’agenda digitale che lungi dall’essere considerata un modello di valorizzazione per il patrimonio informativo della pubblica amministrazione nonché uno strumento efficace di trasparenza e di sviluppo di progetti creativi, sta naufragando miseramente nell’indifferenza di tutti. Eppure se ne è sottovalutata la potenzialità oltre che l’opportunità di eliminare finalmente gli elefantiaci tempi della burocrazia e quindi di impedire il dilagare della corruzione. Infatti, quando il modello Open data ‘serve’ la trasparenza amministrativa esso ‘s’impone’ alle amministrazioni grazie al dettaglio delle disposizioni contenute nel Codice della trasparenza ed all’articolato sistema di vigilanza volto a garantirne l’attuazione. Per questo risulta importante, considerando lo stato dell’arte, comprendere quali azioni la Regione intende porre in essere per evitare le sanzioni e per garantire l’attuazione degli obblighi anche da parte dei Comuni”.<br /><br />