OLIO: SOSTEGNO OPROL PER MARCHIO COLLETTIVO

La strategia di tutela dell’olio extravergine lucano attraverso il percorso del marchio collettivo presentato oggi, strumento fondamentale per proteggere le nostre produzioni di qualità e al tempo stesso accrescere la remuneratività degli olivicoltori lucani, ha il pieno sostegno dell’Oprol (Organizzazione Produttori Olivicoli Lucani) che aderisce alla Cia ed è associata all’organismo nazionale CNO (Consorzio Nazionale Olivicoltori). Lo afferma una nota dell’Oprol ricordando che è stato raggiunto il traguardo di un impegno che da anni perseguono gli olivicoltori della Maiatica e Ogliarola del Bradano (come varietà autoctone del materano) e l’Ogliarola del Vulture nel potentino insieme a ulteriori varietà minori di pregio.Evidente che – sottolinea Paolo Carbone dell’Oprol – se imbottigli olio turco o tunisino spacciandolo per italiano lo puoi vendere a meno di 5 euro al litro, cacciando dal mercato chi rispetta le leggi e non truffa i consumatori. Quando abbiamo sostenuto l'approvazione in Parlamento del provvedimento cosiddetto “salva olio”, quasi due anni fa, lo facemmo anche per contrastare gli agro-pirati che sventolano il tricolore italiano e poi spacciano, in Italia e all'estero, prodotto falso e potenzialmente pericoloso per la salute. La piaga della contraffazione e delle frodi sta determinando delle gravi conseguenze per gli olivicoltori sottoposti ad un processo di concorrenza non solo sleale, ma anche delittuosa. Si pensi ai tanti metodi utilizzati per taroccare l'olio tra i quali l'aggiunta di oli di sansa o di semi ad oli di oliva. Alla lunga, questo andazzo porta al declino del nostro settore ed all'abbandono dell'attività da parte dei produttori onesti che non hanno armi per difendersi. Noi di Oprol -si legge ancora nella nota- siamo in prima linea nel combattere queste operazioni di raggiro, rivolte non solo nei confronti dei produttori, ma chiaramente anche degli ignari consumatori”.L'Oprol inoltre sottolinea la necessità di mettere in campo anche altre iniziative per debellare tali fenomeni, tra cui una campagna di sensibilizzazione dei consumatori e dei responsabili di acquisto, i quali devono essere messi in condizioni di riconoscere l'autentico olio extravergine di oliva italiano ed essere consapevoli che dietro un prezzo conveniente si celano truffe e inganni. E' arrivato, inoltre, il momento di rendere più selettiva la classificazione degli oli di oliva. Abbiamo proposto in sede internazionale di abbassare a 0,5 il limite massimo di acidità per l'olio extravergine.”Siamo consapevoli -conclude la nota- che il marchio collettivo da solo non basta a superare le criticità del comparto e dispiegare le potenzialità di sviluppo con misure del nuovo Psr 2014-2020. Occorrono politiche di sostegno al settore, tutelando e salvaguardando la vocazione e la tradizione olivicola della Basilicata, (in tutti i 131 comuni è presente l'ulivo), che rappresenta una parte importante dell'economia agricola regionale con una forte e positiva valenza sotto il profilo ambientale e paesaggistico.

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