Olio: Cia, produzione in linea con lo scorso anno

La campagna olearia 2011-2012 si sta aprendo in Basilicata con la previsione di una produzione in linea con quella della precedente campagna per un totale di 6.180 tonnellate di olio di oliva di pressione. E’ quanto sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori della Basilicata che ha rielaborato le stime di fonte Ismea.
Tenuto conto che in gran parte delle regioni maggiormente vocate all’olivicoltura si prevedono riduzioni anche significative come il 35 per cento in meno della Toscana – commentano alla Cia – possiamo ritenerci soddisfatti rispetto ad una perdita nazionale ancor più consistente se si considera la media degli ultimi quattro o addirittura dieci anni.
Per la Cia lucana la “dura concorrenza” dei mercati si vince sulla qualità. Per questo occorre impegnarsi per ottenere, dopo la dop dell’olio del Vulture, la dop unica per tutto l’olio extravergine prodotto in Basilicata, la costituzione del Distretto Rurale dell’olio per preservare le vocazioni produttive dei singoli territori e offrire servizi agli agricoltori, misure per sostenere il giusto reddito agli olivicoltori, un Piano di settore olivicolo legato alla programmazione dei fondi europei PSR 2007-2013.
Il comparto in Basilicata – secondo i dati contenuti nel Piano olivicolo nazionale del ministero delle Politiche agricole – conta su 29.000 ettari di superficie olivetata, una produzione di olio di pressione stabilizzata già da tre anni intorno alle 6.000 tonnellate l’anno e 142 frantoi in attività.
Le Misure del Psr per l’ammodernamento del comparto olivicolo-oleario – a parere della Cia – sono ancora più urgenti ed importanti per gli olivicoltori lucani alle prese con una situazione dei prezzi delle olive e dell’olio che registrano crolli verticali (meno 20-25 per cento), mentre i costi produttivi, contributivi e burocratici continuano a salire in maniera insostenibile. Inoltre, solo aggregato il mondo produttivo può costruire un confronto efficace con gli altri soggetti della filiera. Per un prodotto come l’olio, così strategico per l’Italia, è indispensabile costruire relazioni organiche e permanenti tra i vari soggetti della catena produttiva: dalla trasformazione alla grande distribuzione. Progetti in tal senso sono avviati con la Cna e la Legacoop.
L’Italia è il primo trasformatore al mondo di olio ma non il primo produttore. Ciò significa che nelle nostre industrie passa tanto olio straniero. Diversi marchi che sembrano italiani in realtà non lo sono. Ed è qui che entra in gioco il rapporto con la grande distribuzione. Nei supermercati l’olio è un ‘prodotto civetta’, venduto sottocosto e in promozione. Secondo un’indagine della Cia, il 99 per cento di queste bottiglie non corrisponde all’etichetta. Ecco perché gli olivicoltori chiedono più controlli e una regolamentazione delle promozioni, specie nel periodo di raccolta.
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