“Il modo migliore per ricordare e celebrare i 90 anni della fondazione del Pci, che io non ho certo dimenticato (un riconoscimento è dovuto al sindaco di Anzi Giovanni Petruzzi, il primo ad intervenire), è quello di rinnovare, specie in questa fase di gravi attacchi ai diritti dei lavoratori e dei cittadini, l’impegno a non indietreggiare nemmeno di un millimetro”. E’ quanto sostiene Giacomo Nardiello (Pdci-FdS) per il quale “l’attualità della sinistra comunista, ieri come oggi, è nei fatti, nella partecipazione allo sciopero dei metalmeccanici della Fiom il 28 prossimo e quindi alla manifestazione promossa in quella giornata a Melfi che noi auspichiamo possa diventare la prova di mobilitazione dello sciopero generale che la Cgil è chiamata dai lavoratori a proclamare quanto prima. Dunque l’anniversario del Pci – continua – non è solo l’occasione per onorare la storia del Partito Comunista Italiano, ricordare il ruolo che ha avuto nella difesa dei diritti e degli interessi dei lavoratori, nelle lotta contro la dittatura fascista e nello sviluppo della democrazia nel nostro Paese ma per rivendicare il patrimonio di memoria e di valori etici e morali che ci ha lasciato il Pci di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer perché crediamo che esso sia necessario per affrontare le sfide che in futuro ci attendono a partire dal nostro compito sempre più attuale di rilanciare la difesa dei diritti di chi lavora e di chi il lavoro non ce l’ha ancora. E al novello Marchionne di casa nostra, il presidente di Confindustria Carrano che si appella alla saggezza nell’accettare il patto con la Fiat, noi rispondiamo che i lavoratori conoscono solo una cosa saggia che è quella dei diritti costruiti in decenni di lotta e non derogabili. Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. Considerare Mirafiori un riferimento come fa Carrano significa pensare di giocare allo sfascio sulla pelle dei lavoratori. E ancora, trasformare la striminzita vittoria dei 'sì' al referendum in un lasciapassare anche per il futuro è tipico di chi ha un'idea del lavoro e della rappresentanza distante anni luce dai reali bisogni dei lavoratori che, come insegna Mirafiori, chiedono soprattutto diritti e rispetto, come lo hanno chiesto i comunisti per 90 anni".
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