Napoli su attività liquidatori Comunità montane

Per il consigliere regionale del Pdl “contrariamente al dettato normativo qualcuno ha inteso interpretare il proprio ruolo con troppa disinvoltura ed in barba alle prerogative assai chiare cui doveva attenersi”

“Sarà forse l'effetto amnesia ma il presidente della giunta regionale ha il dovere di dire la verità. So che è una pratica che gli riesce difficile nel mentre è assai abile a veicolare messaggi fuorvianti. Tra ‘le buone pratiche’ De Filippo menziona la soppressione delle Comunità Montane quale esempio virtuoso sul versante dei costi della politica. Peccato abbia dimenticato di affermare che il merito va ascritto al Popolo della Libertà che, in sede di discussione della cosiddetta Finanziaria 2011, propose il venir meno delle Comunità Montane e che il processo è ancora tutto da completare”.

E’ quanto afferma il consigliere regionale Michele Napoli (Pdl), a parere del quale “proprio quest'ultimo l'aspetto appare essere quello più raccapricciante. Quello che nasconde tutta una serie di incongruenze tra il dettato normativo e l'attività messa in campo da taluni dei commissari liquidatori e per fortuna non da tutti”.

“Contrariamente al dettato normativo – spiega l’esponente politico -, qualcuno ha inteso interpretare il proprio ruolo con troppa disinvoltura ed in barba alle prerogative assai chiare cui doveva attenersi. Spuntano così bandi pubblicati, incarichi conferiti, assumendo poteri e funzioni che certo non sono ad appannaggio di coloro i quali avrebbero dovuto limitare il proprio campo di azione alla mera attività di liquidazione, provvedendo alla ricognizione di tutti i rapporti attivi e passivi, compresi quelli patrimoniali, economici e finanziari con allegata relazione di fine attività”.

“Spieghi il presidente della Giunta regionale – afferma ancora Napoli – quale organo ha conferito a taluni commissari l'esercizio di tanto potere che esula da quello d'istituzione; motivi quanto meno le ragioni per le quali nessuno ha inteso esercitare il potere di controllo che certo non è in capo al Consiglio regionale e renda noto in forza di quale delega si è consentita cotanta discrezionalità e così tanto potere. Altro che ‘buone pratiche’, semmai la conferma del principio secondo il quale ‘fatta la legge, trovato l'inganno’. Sulla questione si ritornerà ovviamente, acquisiti tutti i dati e tutti gli elementi. Quanto alle interpretazioni della norma questa è una prerogativa in capo ai giuristi, mentre agli organi preposti alla applicazione della norma compete il rispetto della stessa, circostanza quest'ultima tutta da verificare”.

    Condividi l'articolo su: