“Commette un errore fondamentale chi ritiene di ridurre la vicenda della soppressione del Tribunale di Melfi a vertenza locale e asfitticamente territoriale, o, peggio, a contrapposizione tra territori in una assurda guerra fratricida per la sopravvivenza”. Lo afferma in una nota il vice coordinatore regionale del Pdl, Camillo Naborre.
“E’ indispensabile, viceversa, assumere iniziative concrete dall’immediato valore simbolico e dalla riconoscibile forza politica e sociale, capaci di smuovere – sostiene Naborre – quello che allo stato sembra un monolitico disegno inteso alla soppressione del presidio giudiziario, all’interno, però, di un più generale disegno di impoverimento della intera regione”.
“In primo luogo viene in evidenza la necessità di rafforzare sul piano obiettivo ed istituzionale il Tribunale di Melfi, e ciò può essere fatto solo attraverso la modifica e la estensione dei confini del suo circondario. Un rafforzamento territoriale di esso – aggiunge – potrebbe avvenire attraverso la attrazione nel suo ambito di comuni posto corona dell’attuale perimetrazione del circondario stesso, sia all’interno della regione, con i comuni di Banzi, Genzano, Acerenza, Oppido, Pietragalla, Filiano, San Fele, Castelgrande, Muro Lucano, oggi gravitanti sull’intangibile Tribunale di Potenza; sia fuori dalla regione, con i comuni di Rocchetta Sant’Antonio, Candela ed Ascoli Satriano in Puglia, e Calitri, Aquilonia, Lacedonia e Monteverde in Campania".
Perciò, a parere di Naborre "sarebbe dunque necessario che questi comuni deliberino subito la loro adesione al circondario del Tribunale di Melfi, chiedendo al Consiglio Giudiziario della Corte di Appello di Potenza di deliberare immediatamente in merito.
In tale prospettiva diventa essenziale e rilevante il ruolo dei sindaci, della Conferenza dei Sindaci delle Aree Programma, dei consiglieri e degli assessori regionali, del Presidente della Giunta e dei parlamentari che, utilizzando la loro autorevolezza politica ed esercitando una adeguata moral suasion, convincano, starei per dire obblighino, i sindaci ed i consigli comunali interessati a deliberare con immediatezza la adesione al Tribunale di Melfi”.
“La responsabilità si estende a tutti i livelli e coinvolge anche – e forse soprattutto – il Presidente De Filippo. Il 18 giugno, in una riunione presso il Comune di Melfi, – dice ancora il vice coordinatore del Pdl lucano – ebbi modo di apprezzare pubblicamente, e sinceramente, il contenuto dell’intervento del presidente De Filippo, l’unico che mi apparse concreto e di buon senso in una ripetitiva passerella di soggetti intervenuti all’assise con le più disparate motivazioni.
In quella sede il presidente affermò che la tutela della integrità dell’intero sistema giudiziario lucano era una priorità assoluta ed imprescindibile per il governo lucano, e tracciò una road map per riuscire a realizzare l’obiettivo di costringere il governo a mantenere in esercizio tutti i presidi esistenti, non per graziosa concessione governativa, ma per la indispensabilità di ognuno dei presidi giudiziari a garantire una corretta erogazione del servizio giustizia sul territorio regionale, e garantire ai cittadini lucani sicurezza e tutela sociale.
Oggi il presidente De Filippo è chiamato a dimostrare che quelle affermazioni erano sincere e gli impegni assunti erano reali. Ecco dunque che il Presidente – conclude Naborre – ha il dovere di mettersi alla guida della mobilitazione e delle iniziative di lotta che i territori regionali hanno il dovere di intraprendere a difesa del Tribunale di Melfi, per difendere, in definitiva, la stessa integrità della Regione”.
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