Il gruppo Ubi Banca – presente in Basilicata, Calabria, Puglia e in provincia di Salerno con il marchio Carime – ha comunicato nei giorni scorsi alle organizzazioni sindacali “l’avvio della procedura di riorganizzazione tesa a ottenere un risparmio di circa 90 milioni di euro: la decisione porterà alla chiusura di 55 filiali, 59 mini-sportelli e alla individuazione di 777 esuberi”.
Lo riferisce in una nota il segretario generale della Fiba-Cisl Basilicata, Gennarino Macchia, che esprime “forte preoccupazione per le ricadute che il piano di tagli del gruppo bancario provocherà in Basilicata”.
Circa “la metà dei tagli contenuti nel piano lacrime e sangue di Ubi – sottolinea Macchia – riguarderà il marchio Carime con 305 esuberi, la chiusura di 26 sportelli e il declassamento a mini-sportello di quattro filiali. In Basilicata la Carime conta al momento 26 filiali e circa 140 dipendenti. Negli ultimi anni si è registrata la chiusura di sei sportelli nella provincia di Potenza (Moliterno, Avigliano, Muro Lucano, Maratea, Lavello e Paterno) e di quattro sportelli nella provincia di Matera (Pisticci, Bernalda, Tricarico e Irsina). Stando a quanto appurato dalla Fiba Cisl, la nuova riorganizzazione dovrebbe portare in Basilicata alla chiusura di ulteriori otto filiali (compreso un mini-sportello), ripartite tra la provincia di Potenza (cinque) e la provincia di Matera (tre).
Per Macchia “quest’ultima riorganizzazione del gruppo Ubi è un chiaro segnale di un forte disimpegno in un territorio presidiato storicamente dalle sue aziende. Registriamo che negli ultimi anni una filiale su tre presente in Basilicata è stata chiusa e il fenomeno non tende a diminuire. L'attività del sindacato – continua Macchia – è riuscita finora a garantire percorsi che hanno portato i lavoratori, che ne avevano i requisiti, ad accedere volontariamente al prepensionamento, e spero che anche questa volta ci si riesca; ma visti i pesanti numeri degli esuberi, vanno trovate soluzioni che consentano a chi rimane nelle filiali carichi di lavoro sostenibili, limitando al massimo misure di mobilità territoriale che nella nostra regione sono particolarmente pesanti”.
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