Lud aderisce a iniziative contro violenza sulle donne

La Libera Università delle Donne di Basilicata, associazione di promozione culturale e sociale di Potenza, aderisce alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne che si terrà a Roma il 26 novembre e all’iniziativa promossa dalla Commissione Regionale per le Pari Opportunità di Basilicata che consentirà a quanti non potranno essere a Roma di parteciparvi da Potenza.
“Sentiamo il bisogno e l’urgenza di testimoniare – si legge in una nota – il nostro profondo sdegno e la nostra totale condanna nei confronti di questa drammatica realtà che rappresenta uno scandalo per l’intera società e offende la nostra coscienza civile. Ancora troppe donne sono morte in Italia dall’inizio dell’anno e dunque appare inadeguata e insufficiente la risposta delle istituzioni chiamate a contrastare il fenomeno che,  viceversa, cresce e assume forme sempre più brutali.  Siamo convinte che la violenza verso le donne non si possa liquidare come patologia di pochi marginali né risolversi con la loro criminalizzazione,  perché vive accanto a noi, nasce nella nostra normalità ed è il frutto di una  cultura autoritaria, gerarchizzata e patriarcale certamente antica, ma ancora troppo profondamente radicata e colma di stereotipi “machisti” che si traducono in forme  anche estreme di misoginia, così come di omofobia e più generalmente di rifiuto di ogni diversità etnica e culturale. Il rovesciamento di questa cultura della sopraffazione diventa oggi più che mai l’obiettivo della nostra associazione  che, attraverso le proprie attività, si propone  di diffondere una cultura post-patriarcale che riconosca pienamente il valore della differenza e delle diversità come parti di una pluralità più ricca, e rigetti il ricorso alla violenza come espressione di una società precarizzata, marginalizzata e mercificata che disumanizza e imbarbarisce tutte le relazioni tra persone e culture e nella quale  si affermano solo le regole della guerra,  compreso lo stupro, l’uccisione e la riduzione in schiavitù delle donne.
Non possiamo smettere di interrogarci e di interrogare il mondo sulla violenza, né smettere di lavorare per una convivenza molteplice, plurale e differente, solidale e includente che si fondi sulla autonoma capacità di donne e uomini di pensare il presente attraverso processi di emancipazione e liberazione”.

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