Lucani insigni 2013, Franco Artese

Pittore, scultore ma soprattutto maestro di presepi. L’artista di Grassano ha portato le bellezze lucane in tutto il mondo diventando con le sue opere uno fra i più importanti ambasciatori della Basilicata

Da Grassano a Betlemme. Il Brasile. La Finlandia. E poi New York, Washington, Parigi pi&ugrave; tante altre citt&agrave; europee. Fino a piazza San Pietro, a Roma. Esposizioni su esposizioni. Prima Grassano poi sempre pi&ugrave; spesso i Sassi di Matera come scenografia delle sue opere. Il messaggio sempre lo stesso, quello del primo presepista della storia: San Francesco d&rsquo;Assisi. Franco Artese realizza presepi da oltre 30 anni, le sue opere hanno girato il mondo. Il suo nome per&ograve; diventa noto al grande pubblico quando nel dicembre 2012 il Vaticano ospita una sua nativit&agrave; per il periodo natalizio. Omaggio della Regione Basilicata e dell&rsquo;Apt all&rsquo;allora pontefice Benedetto XVI, il presepe &egrave; stato visto e apprezzato da migliaia di fedeli provenienti da tutto il mondo in piazza San Pietro. Premiato come Lucano Insigne 2013 per aver promosso e fatto conoscere ovunque le bellezze paesaggistiche lucane Franco Artese &egrave; uno di quegli artisti che oltre all&rsquo;estetica delle opere trasmette e diffonde anche qualcosa altro. Qualcosa che ha a che fare con l&rsquo;esperienza, il vissuto, la civilt&agrave; della sua terra. Insomma con la cultura lucana. Quella cultura che ritroviamo nella sua opera e che fino a quaranta anni fa animava le strade, i campi, le piazze, le chiese dei nostri paesi. <strong><br /><br />Da Grassano a Roma fino agli Usa</strong><br /><br />Franco Artese inizia a fare presepi in parrocchia, a Grassano, dove &egrave; nato nel 1957. Senza fare studi artistici ma frequentando l&rsquo;Istituto tecnico commerciale (&ldquo;L&rsquo;unica scuola superiore presente in paese, il Liceo Artistico era lontano, a Potenza, e il collegio non me lo potevo permettere&rdquo;), Franco coltiva la passione per l&rsquo;arte in silenzio, osservando e toccando il presepe che ogni anno i suoi fratelli pi&ugrave; grandi realizzano in casa. Penultimo di otto figli, come racconta lui stesso non gli era possibile pi&ugrave; di tanto mettere le mani sulla nativit&agrave; che, come da antica tradizione meridionale, non mancava mai durante le festivit&agrave; natalizie. Fu purtroppo la morte del padre nel 1976, avvenuta quando lui aveva 18 anni, a dargli l&rsquo;occasione di costruire un presepe tutto suo. I padri francescani di Grassano, padre Mariano Abate e padre Innocenzo Sigillino, per stargli vicino gli commissionano un presepe per il Convento. Fu subito un successo. L&rsquo;arte di Artese ebbe il primo riconoscimento. Sin da quell&rsquo;opera emerse con chiarezza quel modo unico di vedere la nativit&agrave;. &ldquo;Il presepe non deve essere solo bello ma deve comunicare anche qualcosa&rdquo; spiega sempre lui. E gi&agrave; quella prima rappresentazione, che creava un suggestivo pendant tra il mondo della nascita di Cristo e quello della societ&agrave; rurale di Grassano in uno scorcio degli anni Cinquanta, raccontava tutto il vissuto di sacrificio, lavoro ed umilt&agrave; raccolto intorno alla piazzetta del paese (Chiazzodda).&nbsp;<br /><br />Nel 1980 Artese porta questo modo di vedere la Nativit&agrave;, calata nell&rsquo;ambiente dei valori della societ&agrave; contadina, che si fa viva e condivide la povert&agrave; della coppia di Nazareth, a Roma in piazza Sonnino nella Basilica di San Crisogono. Ancora Roma nell&rsquo;anno seguente, in Via Veneto, dove realizza un presepe di 120 mq in cui diventano contorno per la prima volta della nativit&agrave; i Sassi di Matera. Il successo e la fama di queste opere gli procura la commissione del primo lavoro all&rsquo;estero. E&rsquo; il consolato italiano di New York a chiedergli di realizzare un presepe per la Chiesa Our Lady of Pompei del quartiere Green Which Village della metropoli americana. Vanto della comunit&agrave; italiana la nativit&agrave; fu meta di circa un milione di visitatori. L&rsquo;opera fu imponente, circa 140 mq, ancora la Grassano degli anni cinquanta a fare da sfondo. Negli stessi mesi port&ograve; a compimento un altro presepe a Washington.<strong><br /><br />Assisi, Betlemme e piazza San Pietro</strong><br /><br />Dopo una breve pausa di maturazione artistica l&rsquo;opera di Franco Artese inizia ad entrare nei circuiti religiosi, che apprezzano sempre di pi&ugrave; quella genuina spiritualit&agrave; che l&rsquo;artista grassanese riesce a trasmettere. Nel 1991 si avvera il suo sogno: fare un presepe nella terra di San Francesco, considerato il padre del presepe. Il maestro Artese &egrave; chiamato a realizzarlo proprio nella Basilica Superiore di Assisi. Ancora i Sassi di Matera e ancora l&rsquo;umilt&agrave; e la semplicit&agrave; della civilt&agrave; contadina, valori francescani per eccellenza, ad animare la nativit&agrave;. Dopo altre tappe umbre (Perugia e Spoleto), nel 1999 &egrave; contattato dal responsabile italiano dell&rsquo;Unesco, Alfredo Troisi, che gli chiede un&rsquo;opera da allestire nel Museo Mondiale della Nativit&agrave; di Betlemme. Voluto dalla moglie dell&rsquo;allora leader palestinese Arafat, Suha, il museo ospiter&agrave; 230 presepi provenienti da tutto il mondo. Notevole nell&rsquo;occasione l&rsquo;orgoglio e l&rsquo;impegno di Artese, che realizzer&agrave; un presepe di 80 mq riproducendo fedelmente scorci della parte pi&ugrave; antica di Matera, il Sasso Caveoso e quello Barisano, pi&ugrave; alcuni dei tratti suggestivi delle chiesette rupestri mostrando con originale e peculiare maestria la vicinanza del paesaggio lucano con quello palestinese. Nell&rsquo;occasione scrissero di lui i principali organi d&rsquo;informazione italiani ed esteri e notevole fu anche l&rsquo;attenzione e la valutazione della critica.<br /><br />Quello che lo stesso Artese chiama &ldquo;il sogno della mia vita&rdquo; si realizza nel 2012, quando la Regione Basilicata e l&rsquo;Apt con una grande operazione di marketing chiedono ad Artese di realizzare una nativit&agrave; da esporre in Vaticano. L&rsquo;opera, circa 150 mq composta da un centinaio di statuine in terracotta, fu un omaggio della Basilicata a Benedetto XVI e a partire dal 24 dicembre 2012 per quasi un mese &egrave; stata esposta in piazza San Pietro proprio sotto l&rsquo;obelisco. Migliaia di fedeli hanno potuto cos&igrave; ammirare la nativit&agrave; di Artese e quello che &egrave; il suo luogo topico: la citt&agrave; di Matera ricostruita con scorci vari dei Sassi e delle chiese rupestri. &ldquo;Non ho bisogno di venire &ndash; rispose in quei giorni Papa Ratginger al vescovo di Tricarico Vincenzo Orofino, che lo aveva invitato a visitare la Basilicata &ndash; basta affacciarmi dalla finestra di San Pietro e vedere il presepe di Artese&rdquo;.<strong><br /><br />Il messaggio del presepe di Artese</strong><br /><br />Come si &egrave; accennato le opere di Artese non hanno solo un valore estetico ma sono tali&nbsp; anche perch&eacute; riescono a trasmettere qualcosa di simbolico. Oltre al messaggio francescano, di cui il Maestro &egrave; certamente interprete, vi &egrave; un messaggio che partendo da San Francesco porta la coppia di Betlemme a trovare &ldquo;dimora&rdquo; nella civilt&agrave; contadina lucana. I protagonisti dei presepi di Artese sembrano essere i padri e i nonni della presente generazione che affollavano le strade dei paesi lucani negli anni &rsquo;50 e &rsquo;60. Volti scavati e arsi dal sole, timidi ma forti della dignit&agrave; della fatica, che raccontano la vita gioiosa e festante data dall&rsquo;essere liberi da eccessivi beni e dalla logica dello spreco.<br /><br />Il filosofo grassanese Rocco Gentile la chiama &ldquo;ricca povert&agrave;&rdquo;, che non &egrave; altro che quella semplicit&agrave; tipica della nostra gente e che non significa affatto rassegnazione e sottosviluppo ma &egrave; una &ldquo;ricchezza&rdquo; che pu&ograve; continuare a vivere nella societ&agrave; moderna. E la nativit&agrave; del maestro Artese valorizza proprio questo mondo, apparentemente povero ma in realt&agrave; ricco. Non dobbiamo stupirci quindi se i presepi di Franco Artese, ambientati in quel presepe naturale che &egrave; Matera, col tempo siano diventati, come sostengono molti esperti di promozione territoriale, i pi&ugrave; grandi ambasciatori della nostra regione. (C. S.)<br /><br />Fonti:<br /><br />Intervista a Franco Artese realizzata l&rsquo;11 dicembre 2014<br /><a href="http://www.materalife.it/notizie/il-maestro-artese-ci-presenta-la-sua-ultima-stupenda-opera-destinata-alla-finlandia/">http://www.materalife.it/notizie/il-maestro-artese-ci-presenta-la-sua-ultima-stupenda-opera-destinata-alla-finlandia/</a><br /><a href="http://www.grassano.org/artese/biografia_del_maestro_Franco_Artese.htm">http://www.grassano.org/artese/biografia_del_maestro_Franco_Artese.htm</a><br /><a href="http://www.animarketing.it/il-presepe-lucano-a-san-pietro-tra-anima-e-marketing/">http://www.animarketing.it/il-presepe-lucano-a-san-pietro-tra-anima-e-marketing/</a><br /><a href="http://www.basilicataturistica.com/basilicatasacra/presepi-di-basilicata/2014/12/16/il-presepe-di-francesco-artese-ad-assisi/">http://www.basilicataturistica.com/basilicatasacra/presepi-di-basilicata/2014/12/16/il-presepe-di-francesco-artese-ad-assisi/</a><br /><a href="http://www.grassano.org/artese/presepe_di_grassano_di_franco_artese_2005/index.html">http://www.grassano.org/artese/presepe_di_grassano_di_franco_artese_2005/index.html</a>

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