Lopatriello: “Manovra di Ferragosto iniqua per i cittadini”

La cosiddetta manovra di “Ferragosto” che l’Esecutivo nazionale sta per approvare in Parlamento non convince il primo cittadino di Policoro, Nicola Lopatriello, che anzi la reputa ingiusta: “Si pensa di pareggiare il bilancio dello Stato chiedendo ai cittadini di contenere quello familiare o personale. Così facendo la coperta è troppo corta per i governanti. Da un lato si chiedono sacrifici, i quali devono passare per provvedimenti iniqui, secondo me, e nello stesso tempo implicitamente il Governo abbandona a se stesso i governati. Infatti il contributo di solidarietà lo pagheranno in pochi visto che la percentuale di italiani che guadagna più di 90 mila euro l’anno è bassa; poi si tagliano i trasferimenti agli Enti locali ridimensionando così la spesa corrente, tra cui quella per garantire i servizi essenziali ai cittadini. In questo modo si costringono le Amministrazioni locali ad aumentare le imposte locali, come prevedono i decreti attuativi del federalismo fiscale, con grave nocumento per i cittadini, soprattutto quelli bisognosi, la maggior parte dei quali vivono con redditi molto al di sotto dei 90 mila euro del contributo di solidarietà. A questo punto mi chiedo perché il Governo non si sia appropriato delle prerogative che ha, o avrebbe, essendo stato democraticamente eletto del popolo, proponendo coraggiosamente alle Camere una manovra più strutturale con liberalizzazioni economiche e privatizzazioni di larghi strati dell’economia nazionale ancora troppo dirigista? Ho l’impressione che negli ultimi anni la politica sia stata troppo succube dell’economia e dei mercati finanziari non governandone i processi ma subendoli. Così siamo arrivati ad un punto di non ritorno e dietro la parola crisi ci si diletta a fare tante analisi accademiche usandola come paravento a scapito dei poveri cittadini sempre pronti a pagare decisioni sbagliate prese da una democrazia parlamentare debolissima. Le ripercussioni locali saranno difficili da gestire. Infatti i tagli e il conseguente aumento di tariffe e tasse non farà altro che inasprire i conflitti sociali e politici in tante comunità, oltre a generare ancora di più molta più disoccupazione di quanta non ce ne sia oggi. Se i cittadini devono stringere la cinghia i consumi diminuiranno, e la produzione di beni e servizi seguirà lo stesso corso per le imprese che per pareggiare i propri bilanci privati saranno costrette a licenziare o in subordine a ridimensionare gli investimenti, magari facendo ricorso per quanto riguarda quello del personale all’aumento del precariato nelle migliori delle ipotesi. Così facendo il Governo non garantisce nemmeno le future generazioni, impossibilitate a pianificare la propria vita in un contesto cosi indecifrabile per il Paese a cui si aggiunge l’aumento dell’età pensionabile, altro ostacolo di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. La cura proposta dal Governo per combattere le crisi è stata peggiore del male”.

BAS 05

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