"Esprimiamo rabbia e proviamo dolore di fronte alla notizia della morte di un ragazzo ghanese, Immah di 25 anni, avvenuta nelle campagne di Boreano ieri pomeriggio. Oggi è il giorno del dolore e, indipendentemente dalle cause della morte, avvertiamo il bisogno di esprimere la nostra vicinanza a tutta la comunità africana che, in questo momento, soggiorna nelle campagne del Vulture Alto Bradano per la raccolta del pomodoro". Lo dichiara il coordinamento di Libera Basilicata in una nota.
"Conoscendo Boreano e la situazione in cui ora e ogni anno si ritrovano a vivere centinaia di persone in tutta l’area, tuttavia, avvertiamo il dovere di stigmatizzare il fatto che il giovane ragazzo morto era uno dei tanti che cercano di sopravvivere nella nostra terra in condizioni di assoluta deprivazione materiale, di sfruttamento lavorativo, sottoposti alla barbarie del caporalato. E ci chiediamo cosa il nostro territorio sia stato in grado di offrire a chi cerca sostentamento e riscatto attraverso un lavoro che, troppo spesso, è sfruttato, sfiancante e che si trasforma da mezzo di riscatto potenziale a occasione e veicolo dello sfruttamento.
Chiediamo che Boreano e l’intero Vulture Alto Bradano – sottolinea Libera Basilicata – cessino di essere la rappresentazione di un “dramma stagionale” e siano posti al centro di una grande vertenza sociale della nostra regione, in grado di diffondere la consapevolezza del fatto che la condizione in cui ogni anno vivono centinaia di immigrati in quel pezzo di Basilicata non è un “problema” dei soli addetti ai lavori, ma una questione che interessa ogni singolo cittadino e, soprattutto, le istituzioni regionali e territoriali. Che si avvii una verifica, in termini di efficienza ed efficacia, sugli interventi già posti in essere e, in caso di palesi inefficienze, si proceda a strutturare azioni volte all’accoglienza dei lavoratori stagionali e politiche inclusive.
Non è più il momento di temporeggiare, il grido di dolore che oggi si leva da Boreano impone a tutti un’assunzione di responsabilità. Facciamoci carico in maniera adeguata e non speculativa di centinaia di vite umane oggi sfruttate e deprivate".
BAS 05