Il consigliere regionale e i consiglieri comunali del M5s di Venosa chiedono l’interessamento della Commissione consiliare competente e che il Sindaco e il responsabile della task Force riferiscano su quanto accaduto negli ultimi due anni a Boreano
“Gran brutta storia quella raccontata da La Nuova del Sud di oggi. Una storia che deve far riflettere molto nei palazzi della Regione su quanto andiamo denunciando da ormai due anni rispetto ad una gestione totalmente errata dal fenomeno migratorio”. E’ quanto dichiarato dal consigliere regionale del M5s, Gianni Leggieri, che continua affermando: “una gestione autoritaria e disumana che non può essere accettata e che, invece, di risolvere i problemi li aggrava”. Al consigliere Leggieri si associano i consiglieri comunali del Movimento 5 stelle di Venosa.<br /><br />“Uno sgombero forzato della baraccopoli di Boreano – dice Leggieri – organizzato solamente per dare una prova di forza in presenza delle telecamere di ‘Striscia la Notizia’. Nell'articolo de ‘La Nuova del Sud’ si parla anche di mezzi camuffati per impedire l'identificazione e di ‘brutale violenza’. A questo punto pretendiamo spiegazioni dal Governo regionale e denunciamo un clima di omertà che ha tanto il sapore di mafia. Ricordiamo – continua Leggieri – al residente Pittella che ci sono interrogazioni presentate dal M5s di Basilicata da molti mesi che attendono risposte. Chiediamo, inoltre, che della questione si parli immediatamente nella Commissione consiliare competente e che il Sindaco di Venosa e il responsabile della task Force vengano a riferire su quanto accaduto negli ultimi due anni a Boreano. Ci rivolgiamo, anche, al Prefetto per sapere cosa è accaduto ieri, chi ha autorizzato lo sgombero della tendopoli, chi era al comando delle operazioni e dove sono ora i cittadini ‘deportati’ in tutta fretta”.<br /><br />“Non siamo disposti – conclude Leggieri – a tollerare oltre l'arroganza delle istituzioni e, se necessario, questa questione sarà portata anche all'attenzione della Corte europea dei diritti dell'uomo. Uno Stato e una Regione che si definiscono civili non possono tollerare simili episodi di violenza”.<br />