Il consigliere regionale del Pd, che era stato fra i promotori di un’analoga iniziativa, poi ritirata, sostiene che “in assenza di un impulso e di un appuntamento referendari, si correrebbe il rischio che il Parlamento non legiferasse”
“Firmerò per il referendum elettorale rimasto in campo e sosterrò le iniziative per la raccolta delle firme, nella convinzione e con l'auspicio che ciò obblighi il Parlamento a dare al Paese una nuova, buona e giusta legge elettorale, che restituisca realmente al cittadino la scelta dei suoi rappresentanti istituzionali, eviti governi di minoranza, sottragga gli eletti a ricatti e condizionamenti in modo che rispondano solo alla loro coscienza e ai loro elettori”. E’ quanto afferma, in un intervento inviato oggi alla stampa, il consigliere regionale Vincenzo Santochirico (Pd), che nei mesi scorsi aveva aderito all’altro referendum elettorale, proposto da Stefano Passigli e poi ritirato dai promotori.
L’attuale iniziativa referendaria, “che vuole superare il sistema delle liste bloccate e dello sproporzionato premio di maggioranza riproponendo i collegi uninominali – spiega Santochirico – non è quella alla quale avevo originariamente aderito e che però è sfumata per la rinuncia dei promotori. E’ una diversa la cui soluzione derivante dall’accoglimento non mi persuade pienamente, a dire il vero, perché residuerebbe il rischio di alleanze forzate nei collegi uninominali e di imposizioni centralistiche nella quota proporzionale. Ma, in assenza di un impulso e di un appuntamento referendari, si correrebbe il rischio che il Parlamento non legiferasse e perciò si arrivasse alle prossime elezioni col sistema attuale, il vituperato Porcellum”.