L’eco delle morti in utero fra ricerca e assistenza, ieri convegno

Perdere un figlio in gravidanza o dopo il parto, il lutto prenatale o perinatale, è ancora oggi troppo discriminato, nessun genitore infatti, dimentica mai quel bambino “meteora”.
Un dibattito sui vari aspetti da quelli medico scientifici, normativi e legali, fino al ruolo delle associazioni e alle politiche sanitarie. Le iniziative in Basilicata per assistere in maniera adeguata i genitori colpiti dal grave lutto e il supporto alla ricerca scientifica.
Questi gli obiettivi del convegno di ieri pomeriggio al Museo Archeologico e Provinciale di Potenza dal titolo “Dietro la scia di una meteora..” L’eco delle morti in utero fra ricerca e assistenza, organizzato dall’associazione “Lions Club Potenza Pretoria” con il patrocinio della Regione, Provincia di Potenza, Comune e Ordine dei Farmacisti della Provincia.
L’elevata percentuale di gravidanze che finiscono con la morte intrauterina del bambino non sembrano avere sempre una precisa causa di patologia né nella madre, né nel bambino. La medicina più avanzata ancora non riesce a dare una spiegazione al fenomeno.
“Un bimbo nato morto (o deceduto durante la gravidanza) lascia nei genitori e in tutti i loro cari un insopportabile senso di vuoto e un dolore difficilmente consolabile. Lo ha detto Fabio Baldissara, avvocato, socio e cerimoniere dell’associazione Lions di Potenza papà della meteora Isabella che ha moderato i lavori.
Ai lavori sono intervenuti i fondatori dell'associazione "Ciao Lapo Onlus", leader in Italia per l'assistenza ai genitori, tra cui la psicologa Claudia Ravaldi e Alfredo Vannacci, che hanno spiegato i diversi passaggi dell’ interruzione brusca e violenta del processo di genitorialità e sui rischi di sviluppare sindromi depressive postume all’evento traumatico. Il sostegno psicologico alle famiglie colpite al centro. Nel corso del convegno è stata suggellata la collaborazione con il Club Potenza Pretoria, per la creazione in Basilicata di un gruppo di mutuo-aiuto di assistenza. Nel corso del convegno sono state consegnate e donate dall’associazione potentina all'Ospedale San Carlo di Potenza le “Memory box” per i genitori colpiti dal lutto perinatale, le quali contengono una serie di oggetti realizzati a mano per serbare delicatamente il ricordo del bimbo volato via prima di nascere.
Il convegno si è aperto con i saluti di Pasquale Scavone presidente dell’associazione e del sindaco di Potenza Dario De Luca. Sergio Schettini presidente degli endoscopisti ginecologi italiani e direttore del dipartimento interaziendale materno infantile e Maria Laura Pisaturo dirigente medico e ostetricia e ginecologia hanno affrontato le tematiche sulle morti in utero: causa prevenzione e ricerca individuazione delle gravidanze a rischio.E’ stato evidenziato come colpiscano per lo più le donne che sono in condizioni sociali o socioeconomiche svantaggiate. Il problema interessa principalmente i paesi in via di sviluppo. Si tratta di morti discriminate perché attualmente le morti in utero non sono registrate in tutti i paesi e spesso sono ignorate dalle agende internazionali. E’ stato sottolineato come sia importante investire sull’assistenza prenatale avanzata (diagnosi e trattamento dell’ipertensione in gravidanza, diabete, ridotta crescita fetale e induzione del parto alla 41 settimana).Affrontato anche il problema vissuto dai professionisti nell’ambito della comunicazione del lutto ai genitori, perché anche i medici a loro volta in queste esperienze provano fallimento, imbarazzo e frustazione.
Sugli aspetti legali delle morti in utero e sull’autopsia dei bimbi nati morti ne ha parlato l’avvocato Daniela Benedetto madre della meterora Isabella. La normativa in Italia, essa è nella maggior parte dei casi ignorata o disattesa da molte strutture ospedaliere. E soprattutto non è omogenea. Il diritto al nome e alla sepoltura ad esempio, non sono diritti scontati per le meteore. Troppo spesso i genitori non vengono informati adeguatamente su cosa è possibile fare nel caso in cui il loro bambino nasca senza vita. Non di rado i corpicini dei bambini nati morti rischiano di essere inceneriti insieme agli altri rifiuti ospedalieri. Per legge, i bambini sono considerati “nati morti” solo quando abbiano superato le 28 settimane di gestazione al momento del parto.. Un appello affinché anche in tutte le difficoltà del momento, i genitori prendano consapevolezza dell’importanza dell’autopsia affinché il problema venga esaminato a livello scientifico. Rocco Colucci coparroco della Parrocchia Santa Cecilia di Potenza ha evidenziato gli aspetti spirituali dell’assistenza ai genitori offrendo al neo gruppo di mutuo-aiuto di assistenza la sede della Parrocchia. A chiudere i lavori Gabriella Cauzillo dirigente dell’Ufficio di Prevenzione Primaria del dipartimento Politiche della Persona della Regione Basilicata, la quale ha portato i saluti dell’assessore Franconi che a causa di altri impegni istituzionali non ha potuto presenziare all’appuntamento. Nel rappresentare il dipartimento, la dirigente ha sottolineato la particolare sensibilità dell’assessorato alle tematiche sociosanitarie lodando il ruolo delle associazioni e assicurando una particolare sensibilità del dipartimento ad andare incontro alle richieste degli operatori sociosanitari.
BAS04 

    Condividi l'articolo su: