Lavoratori in mobilità, Idv: no a malaburocrazia

“Lo sforzo della Regione Basilicata cozza contro la barriera dell’interpretazione di normative di legge e regolamenti statali che di fatto impediscono a circa 2mila persone di percepire poche centinaia di euro”

''Le proteste dei lavoratori lucani in mobilità per ottenere sino a cinque mensilità arretrate, con l’ennesimo caso di malaburocrazia – la Regione è disponibile ad anticipare i soldi ma l’Inps non può accettarli – riaccendono la spia del malessere sociale che ha bisogno di risposte immediate di carattere nazionale e dunque da parte del nuovo Governo Renzi”. Lo sostiene una nota della segreteria IdV della Basilicata. “Lo sforzo della Regione Basilicata – è scritto ancora nella nota – cozza contro la barriera dell’interpretazione di normative di legge e regolamenti statali che di fatto impediscono a circa 2mila persone di percepire poche centinaia di euro e garantire la sussistenza, sempre in condizioni di emergenza, delle proprie famiglie. Ancora più vergognoso è il provvedimento, che porta anch’esso il timbro della malaburocrazia che finisce per colpire i più deboli, con il quale per molti lavoratori è stata applicata, nel mese di ottobre scorso, una tassazione del 23% su appena 3-400 euro percepiti. E’ necessario uscire dal vicolo cieco in cui la vicenda di tante persone in carne ed ossa, con congiunti e figli minori a carico, è finita perseguendo la strada del ricorso al Fondo Sociale Europeo soprattutto – a parere di IdV – per dare una soluzione dignitosa e duratura che consenta il ritorno al lavoro di quanti sono stati espulsi da aziende che hanno chiuso persino da decenni. Inoltre, le drammatiche cifre sulla disoccupazione in Italia, diffuse dall'Istat, ci fanno comprendere quanto siano state inefficaci le politiche dei precedenti governi. Un milione di disoccupati dall'inizio della crisi, di cui seicentonovantamila giovani, triste record negativo dal 1977 ad oggi e, soprattutto, l'aumento di coloro che non cercano piu' un'occupazione perche' scoraggiati. Verrebbe da dire che l'Italia non e' un Paese per giovani. Questi dati drammatici sono anche state causati dalla vergognosa riforma Fornero, che ha azzerato le speranze dei nostri giovani di trovare il lavoro, contro la quale noi portammo avanti una dura opposizione in Parlamento".

BAS 05

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