Il consigliere del Pd lamenta “la debolezza nel processo partecipativo dei diversi attori che possono contribuire al buon esito della scelta” e sottolinea “necessità di un confronto vero tra gli Enti locali ma anche con Università e enti di ricerca”
“Il 24 giugno (avevo già scritto nel dicembre del 2015) ho depositato una interrogazione che chiede, tra l'altro, alla Giunta regionale lo stato di attuazione della Fondazione Osservatorio Ambientale. Per effetto del regolamento consiliare e della programmazione dei lavori del Consiglio regionale la risposta potrebbe arrivare ‘a babbo morto’. Come accaduto per altre interrogazioni (di questo sono soddisfatto) si attivano processi per il solo fatto di aver depositato l'interrogazione. Potrebbe accadere anche nel caso della Fondazione dell'Osservatorio Ambientale? Non lo so. Potrebbe esserci il fatto che sono scaduti i sei mesi per le eventuali adesioni? Può essere”. E’ quanto afferma il consigliere regionale del Pd Piero Lacorazza.<br /><br />“Sta di fatto – aggiunge – che si sconta un primo limite: la debolezza nel processo partecipativo dei diversi attori che possono contribuire al buon esito di una scelta che mi ha visto anche tra i promotori tanto della norma quanto dello stesso statuto. Vi è la necessità di un confronto vero che sarebbe dovuto esserci negli e tra gli Enti locali ma anche con Università e enti di ricerca, in generale con il mondo scientifico e accademico, dentro e fuori la regione”.<br /><br />“Spero che qualcosa mi sia sfuggito – conclude Lacorazza -, spero che con Università e Cnr questo processo sia avvenuto con un confronto aperto, magari promosso dalla stesso ateneo, o insieme da ateneo, Regione, enti di ricerca con la collaborazione dell'Anci e magari con i territori interessati dagli insediamenti con maggior rischio ambientale. Spero che tutto questo sia avvenuto perché sul tema ambientale conta molto 'cosa si fa' e il 'cosa si farà' ma anche il 'come si fa'. Mettiamo la Fondazione Osservatorio Ambientale sulla strada giusta”.