Lacorazza: la memoria riscoprendo "le pietre parlanti"

“Occorre aprire gli archivi con la ricerca” dice Lacorazza. “Tra Guerra ed Emigrazione: Storie di Lucani”: il tema del convegno di Tito sul progetto del Consiglio regionale in collaborazione con l’Archivio di Stato di Potenza. Il ruolo del Cnr

Nel tardo pomeriggio di ieri, presso il Chiostro del Convento di S. Antonio di Tito, alle ore 18.00, si &egrave; svolto il convegno dal tema: &ldquo;Tra Guerra ed Emigrazione: Storie di Lucani&rdquo;. Il convegno &egrave; l&rsquo;esito del progetto nato dalla collaborazione tra il Consiglio regionale della Basilicata e il Ministero dei Beni e delle attivit&agrave; culturali e del turismo che ha visto il coinvolgimento dell&rsquo;Archivio di Stato di Potenza. Un ruolo importante quello svolto dal Centro nazionale delle ricerche, come sottolineato in apertura dei lavori dal sindaco di Tito, Graziano Scavone, che ha ringraziato, anche, il Consiglio regionale e l&rsquo;Associazione culturale &ldquo;Donne 99&rdquo; che ha spiegato la presidente Isa Salvia &ldquo;in collaborazione con le scuole ed il Cnr ha portato avanti un grosso lavoro per inculcare nei bambini delle scuole elementari e in quelli delle Medie inferiori i valori della Pace&rdquo;. In questa ottica&nbsp;e nell&#39;ambito&nbsp;del concorso &#39;Mai pi&ugrave; guerre&#39;&nbsp;sono state premiate tre studentesse: Maria Persichella, Valeria Carbone e Federica Fiore. Intervenuto, anche Fabio Laurino, assessore con delega all&rsquo;Istruzione, Cultura e Turismo del Comune di Tito.<br /><br />Paolo Plini, ricercatore del Cnr di Roma ha presentato il progetto nato in occasione del centenario del primo conflitto mondiale che &egrave; consistito nel catalogare i vari siti interessati dalla Grande Guerra. Un progetto da cui &egrave; scaturita una mostra fatta di cimeli e, soprattutto, di pannelli, che &egrave; stato possibile ammirare nell&rsquo;ameno scenario del Chiostro di S. Antonio. La mostra dal titolo: &ldquo;Un breve viaggio nella Grande guerra, tra storia, geografia e memoria&rdquo; &egrave; itinerante, ultimo scenario, prima di Tito, l&rsquo;Aquila, in occasione del raduno degli alpini. &ldquo;Pannelli che raccontano &ndash; ha detto Plini &ndash; e, soprattutto, esplicitano come la geografia dei luoghi sia indispensabile per la giusta interconnessione tra storia e memoria&rdquo;. Vincenzo Lapenna, presidente del Cnr &ndash; Area di ricerca di Potenza, dal canto suo, ha ricordato i 90 anni del Cnr e la simbiosi raggiunta con il Comune di Tito, essendo l&rsquo;Istituto di ricerca una realt&agrave; ormai consolidata con l&rsquo;obiettivo di aprirsi maggiormente al territorio e ai cittadini. &ldquo;Sinisgalli &ndash; ha ricordato Lapenna &ndash; amava paragonare la memoria all&rsquo;attrito che se risvegliata in modo appropriato diviene energia vitale&rdquo;.<br /><br />Il presidente Lacorazza ha sottolineato che l&rsquo;iniziativa in collaborazione tra il Consiglio regionale e l&rsquo;Archivio di Stato &ldquo;un ruolo fondamentale &egrave; stato costituito dalla forza espressa dalle scuole e dai ragazzi che hanno ben inteso il trapasso della memoria da una generazione all&rsquo;altra. &lsquo;Non c&rsquo;&egrave; verso senza senso&rsquo; &ndash; ha detto Lacorazza &ndash; programmare il percorso della storia con la necessit&agrave; di trovare un cammino e, soprattutto, non perdendo la memoria collettiva. Un nuovo verso, dunque, nei confronti del futuro, un nuovo modi di porsi dinanzi al divenire: ricordo, storia, memoria e sostegno alla ricerca. Tutte tappe di un cammino intrapreso dal Consiglio regionale per dare un significato pregnante alle &lsquo;pietre parlanti&rsquo;, proprio con lo strumento indispensabile della ricerca che deve dare l&rsquo;impulso e la capacit&agrave; di aprire gli archivi. Avviato un percorso con la storia che poteva sembrare periferica, ma che in realt&agrave; ci ha sempre toccati da vicino. Un percorso didattico per essere fortemente stimolati alla conoscenza e affrontare i problemi dell&rsquo;attimo, le tante questioni dell&rsquo;oggi. Senza &lsquo;il pensiero&rsquo; nulla si fa: &egrave; necessario il verso, ma &egrave; indispensabile, altres&igrave;, il senso. Bisogna andare al di l&agrave; del prodotto della globalizzazione, come constatato nell&rsquo;ambito della visita ad Expo 2015, fondamentale evitare l&rsquo;omologazione di luoghi e persone e personaggi, E&rsquo; &lsquo;il messaggio di senso&rsquo; che deve interessare le nuove generazioni per ben comprendere la situazione in cui ci si trova, cos&igrave; come diviene improcrastinabile ritrovare &lsquo;la ragione dei luoghi&rsquo;: i Sassi prima erano il simbolo di una Basilicata povera, ora sono le prova certa della ricchezza di un&rsquo; intera nazione che avr&agrave; solo nel 2033 la prossima Capitale europea della cultura. Giusto, quindi, costruire un ponte solido tra Matera 2019 ed Expo 2015 con l&rsquo; &ldquo;Appennino&rdquo; che deve aiutare a tenere lo sguardo pi&ugrave; alto al contrario della pianura che &egrave; piatta. Il museo dell&rsquo;emigrazione &ndash; ha proseguito Lacorazza &ndash; &egrave; un impatto emotivo che spinge a ricercare sempre con maggiore interesse con l&rsquo;ausilio delle nuove tecnologie e bene sarebbe dare seguito al progetto &lsquo;Scaviamo il futuro&rsquo; per riscoprire il recondito: non ha senso divenire Capitale della Cultura e tenere chiuse le catacombe ebraiche di Venosa, il percorso va nella direzione di una narrazione unito alla visione della tradizione che costituisce anche allegria non solo tristezza. Un forte senso di rottura deve animarci: Cristo ha superato Eboli, il punto ora &egrave; come lo accogliamo. Non siamo pi&ugrave; dinanzi alla Basilicata del tempo che fu, ma prendendo spunto dalla poetica di Albino Pierro, bisogna dare forza ai luoghi con un modo diverso di descriverli e, soprattutto, di viverli. L&rsquo;obiettivo &egrave; quello di evitare il passaggio anonimo dinanzi ad un monumento dei caduti. Il sentimento patriottico non &egrave; quello del conflitto, della chiamata alla armi, l&rsquo;iniziativa vuole essere il tentativo per separare quello che in epoca fascista &egrave; avvenuto e cio&egrave; la sovrapposizione tra patria e guerra. E&rsquo; un tentativo culturale che facciamo da un&rsquo;area, la Basilicata, che pu&ograve; apparire periferica anche rispetto alla prima guerra mondiale, ma che ha dato il pi&ugrave; grande contributo di vittime in percentuale ai residenti. Oggi bisogna combattere l&rsquo;individualismo diffuso e scavare le nostre radici per dire che ci sono stati eventi comuni che hanno costruito pezzi di storia e di identit&agrave; che sono appartenuti a tutti&rdquo;.<br /><br />Il vice presidente del Consiglio regionale, Francesco Mollica, nel coordinare i lavori, non ha mancato di porre in evidenza come &ldquo;il progetto parte da Tito, ma si espliciter&agrave; sull&rsquo;intero territorio regionale, dando un qualcosa di pi&ugrave; in termini di ricerca e di conoscenza. E&rsquo; giusto parlare di &lsquo;commemorazione&rsquo; e non di &lsquo;celebrazione&rsquo; per un evento che ha visto la Basilicata in prima linea, con un grande numero di morti ed un alto tributo di dispersi, riflettendo in tempi immediati ci&ograve; che avveniva sul Carso&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Siamo alla presenza del collegamento tra due eventi di straordinario impatto sulla vita dei singoli &ndash; ha detto Valeria Verrastro, direttrice dell&rsquo;Archivio di Stato di Potenza &ndash; la Grande Guerra si &egrave; inserita in un contesto, in un tessuto gi&agrave; profondamente segnato dalla piaga dell&rsquo;emigrazione, cambiando il corso della storia. Molteplici &ndash; ha sottolineato &ndash; le attivit&agrave; avviate dall&rsquo;Archivio di Stato di Potenza sul tema della Grande Guerra, ivi compresa quella riguardante l&rsquo;emigrazione. Dato il via al progetto &ldquo;Adelmo&rdquo;, fatto riaffiorare il portale di Ellis Island, aperti gli archivi statali, ma anche quelli dei Comuni per la ricerca dei documenti concernenti l&rsquo;emigrazione che, nella prima fase, ha interessato, soprattutto, i paesi della Val d&rsquo;Agri e delle aree del Sud della Basilicata. Decine sono le richieste di espatrio, anche per il ricongiungimento con il marito, alle sedi della Pubblica sicurezza. Tracce importanti sono state il registro dei passaporti, una tipologia assolutamente di riguardo quella dei ruoli matricolari, altra fonte l&rsquo;enorme schedario dell&rsquo;ufficio per le notizie tenuto da donne volontarie che mantenevano i rapporti tra esercito e famiglie, con le schede che cambiano colore a seconda della sorte toccata agli uomini per il fronte: feriti, dispersi, deceduti. Fonti statali, archivio della prefettura, ma anche informazioni preziose provenienti dall&rsquo;archivio di privati, vedi quello del generale Pennella. A tutto questo si aggiunge la digitalizzazione delle lettere e la mostra di documenti &ndash; ha precisato Verrastro &ndash; di giornali, fotografie e cimeli, e relativo catalogo da allestire presso il Museo archeologico provinciale di Potenza nell&rsquo;autunno 2015&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Lubrificare la memoria consente di essere cittadini pi&ugrave; consapevoli&rdquo;. Cos&igrave; Donato Verrastro dell&rsquo;Universit&agrave; degli Studi di Salerno che ha aggiunto: &ldquo;Quello tra la Grande Guerra e l&rsquo;emigrazione &egrave; indubbiamente un accostamento un po&rsquo; forte, ma sta di fatto che il conflitto mondiale interruppe i flussi migratori. Le nuove linee di studio non parlano pi&ugrave; di emigrazione in senso stretto, bens&igrave; del &lsquo;tema della mobilit&agrave;&rsquo; che ha attraversato tempo e generazioni. La nuova dimensione della mobilit&agrave; con i nuovi orientamenti&nbsp; di studio legati, anche, alla macroeconomia. Le nuove cause della mobilit&agrave;: persecuzioni politiche e religiose, cause forti tra situazioni di vita estremamente difficili e partecipazione alla Grande Guerra. Da non trascurare le &lsquo;mobilit&agrave; inverse&rsquo; che vengono alla luce con l&rsquo;apertura degli archivi, senza le cui carte il disorientamento sarebbe totale e da analizzare con grande cura il rapporto tra centro e periferia. Noi s&igrave; retrovia delle linee di confine, ma ospiti di profughi del Nord-Est, i tanti campi di prigionia allestiti. Mobilit&agrave;, dunque, in uscita, ma anche in entrata. Forse pi&ugrave; di 40.000 i lucani in guerra con una corsa all&rsquo;arruolamento da parte degli emigrati della prima fase, soprattutto rientrati dall&rsquo;Argentina e dal Brasile. E ancora, emigrati che finanziano la guerra e finanziano i monumenti ai caduti. Profughi ed esuli, a Potenza dei 1500 iniziali ne restarono 400, provenienti per lo pi&ugrave; dalle province di Venezia ed Udine. La &lsquo;femminizzazione&rsquo; della societ&agrave; anch&rsquo;essa fronte di nuovo studio. Come diceva Emilio Gentile: &lsquo; la guerra non &egrave; il destino della modernit&agrave;&rsquo; ma la segna profondamente. Assistiamo, in pratica, ad una autentica equiparazione dei sessi ed alla propaganda attraverso film e proiezioni al Teatro Stabile di Potenza, senza tralasciare il ruolo dei giornali, famoso &ldquo;Il Giornale di Melfi&rdquo;. E poi, la presenza della Croce rossa americana che fece capire con forza che si era difronte ad un conflitto a livello mondiale&rdquo;.<br /><br />Per Gaetano Morese, dottore di ricerca: &ldquo;La tematica vera &egrave; cosa succedeva nel fronte interno. Si assisteva al tentativo di mantenere alto lo spirito della popolazione dinanzi ai tanti contrati al conflitto, vedi soprattutto il Partito Socialista ed alla nascita di una rete associazionistica in ogni regione. Finanziamenti ai Comitati di assistenza civile a carattere privatistico, sussidi alle famiglie bisognose dei partiti per il fronte. Tante raccolte fondi con una serie di iniziative varie di beneficenza e anche spettacoli, famosi quelli di Geni Sandero. Le carte d&rsquo;archivio sulla Basilicata e la grande guerra documentano un&rsquo;articolata mobilitazione civile sul territorio lucano. La partecipazione alla guerra anche con una strutturata assistenza civile territoriale, di cui spesso furono protagoniste le donne, che provvide ai bisogni di chi era rimasto a casa e che si cur&ograve;, ad esempio, dei profughi provenienti dal Nord. Giunsero – conclude Morese – sul territorio lucano anche i prigionieri che contribuirono ai lavori agricoli, mentre gli emigrati lucani sparsi per il mondo parteciparono alla guerra, mantenendo un legame patriottico con la terra natia, finanziando l&#39;assistenza, sottoscrivendo i prestiti nazionali e, successivamente, contribuendo all&#39;erezione dei monumenti ai caduti&rdquo;.<br /><br />Al termine della manifestazione la donazione da parte del Consiglio regionale della Basilicata al Comune di Tito di un quadro con i nomi di tutti i caduti del paese nel conflitto mondiale. L&rsquo;iniziativa sar&agrave; ripetuta in tutti gli altri Comuni della Basilicata.

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