Il dott. Bastanzio aveva chiesto oltre tre milioni di euro. Il contenzioso dura da 30 anni. Decisione definitiva del Consiglio di Stato.
La Regione Basilicata, difesa dall’avv. Maddalena Bruno dell’Avvocatura regionale, non ha alcuna colpa e non deve risarcire il titolare di un laboratorio di analisi di Senise, in base alla decisione adottata dal Consiglio di Stato, che ha rigettato definitivamente il ricorso proposto dal dottor Gennaro Bastanzio.
In precedenza, la Regione era stata condannata dal Tar Basilicata al pagamento, a titolo risarcitorio, di due milioni e 170mila euro, oltre ad interessi e rivalutazione monetaria. Il risarcimento richiesto era nell’ordine di oltre tre milioni di euro, che, con gli interessi, avrebbe sfiorato i sei milioni di euro.
La vicenda ha avuto inizio oltre trent’anni fa. Il dott. Bastanzio, titolare in Senise di un laboratorio generale di base, con annessi settori specializzati di endocrinologia, batteriologia e sierologia, oltre che di citodiagnosi, convenzionato con la Regione Basilicata fin dal 1980 anche per diagnostica radioimmunologica e relativi dosaggi nell’ambito del settore specializzato dell’endocrinologia, propone ricorso al Tar per sentire condannare la Regione Basilicata al risarcimento dei danni subiti in seguito al rilascio di una convenzione con il sistema sanitario regionale del Centro Diagnostico Analisi Lucano (Ce.D.A.L.) “per la branca specialistica della patologia clinica, limitatamente ed esclusivamente al settore specializzato all’endocrinologia mediante diagnostica e dosaggi radioimmunologici” nello stesso comprensorio dell’USL n. 5 di Senise, poi Asl n. 3 di Lagonegro e oggi Asp di Potenza. L’ulteriore convenzione con il Ce.D.A.L. da parte della Regione sarebbe stata concessa sul presupposto sbagliato dell’assenza di alcun laboratorio di analisi né pubblico, né privato convenzionato nel settore dell’endocrinologia. Per cui, dal 1984 in poi non sarebbe stato emesso alcun ulteriore atto di convenzionamento. Con ciò nuocendo al dott. Bastanzio che avrebbe sopportato maggiori spese per far fronte alla concorrenza ritenuta “illecita”.
Da qui, una serie di ricorsi al Tar della Basilicata e del Lazio da parte del professionista di Senise, ora raggruppati e definitivamente definiti dal Consiglio di Stato, che non ha ritenuto di addossare alcuna colpa alla Regione e di conseguenza ha rigettato le argomentazioni proposte in quanto “la fattispecie risarcitoria non è configurabile per difetto dell’elemento soggettivo della colpa”. Le spese sono state compensate.
Nei mesi scorsi la vicenda del maxirisarcimento era rimbalzata su alcuni quotidiani locali, che avevano già censurato strumentalmente e immotivatamente l’operato della Regione Basilicata, ritenendo populisticamente che le spese dovessero ricadere sugli ignari cittadini contribuenti.