La Caritas e il ruolo della comunità

Convegno a Potenza dal titolo: "Ri-pensare le comunità, un'opera di rivelazione". L'impegno della Caritas diocesana: accompagnare le comunità a diventare segni visibili di una fraternità possibile e concreta, capaci di accogliere, sostenere e camminare insieme.

L'incontro della Caritas diocesana di Potenza

Si è svolto nel pomeriggio di ieri, presso l’auditorium del Centro Pastorale di Tito, il convegno organizzato dalla Caritas diocesana di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo dal titolo “Ri-pensare le comunità, un’opera di rivelazione”. Un appuntamento che si rinnova annualmente come spazio di riflessione e confronto, ponendo al centro una delle questioni più urgenti e profonde del nostro tempo: cosa significa essere comunità. L’incontro ha offerto ai partecipanti l’occasione di interrogarsi sul valore delle relazioni umane, sulla necessità di superare logiche funzionali e strutturali e sulla possibilità concreta di costruire comunità inclusive, solidali, capaci di ascolto e di cura. “Ripensare le comunità” non è soltanto un imperativo pastorale, ma un atto di speranza e di fede: è lo sforzo di guardare alle persone, ai bisogni, alle ferite. Emerge con forza l’idea che una comunità vera non debba limitarsi a “funzionare”, con la sfida di sapersi rivelare attraverso l’accoglienza dell’altro, specialmente se diverso, fragile, in difficoltà. È una rivelazione che passa per il gesto quotidiano, per la disponibilità all’ascolto, per la volontà di sostenere chi è caduto e accompagnare chi è più vulnerabile. Particolarmente stimolante il saluto del sindaco di Tito, Fabio Laurino, che ha acceso i riflettori sul senso delle comunità: «Non sono solo materiali o amministrative, ma anche – e soprattutto – relazionali, identitarie e culturali. In questo senso, il ruolo di un amministratore pubblico non si limita alla gestione quotidiana, ma comporta una responsabilità più ampia: quella di compiere scelte attente, ponderate e lungimiranti, capaci di interpretare i bisogni reali delle persone, di favorire inclusione, coesione e senso di appartenenza». Laurino ha sottolineato anche l’importanza della pianificazione urbanistica come «strumento per creare luoghi che non siano solo funzionali, ma anche accoglienti, vissuti e significativi, in grado di generare relazioni e rafforzare il tessuto sociale».

L’assessore regionale alla Salute, politiche della Persona e Pnrr Cosimo Latronico ha attenzionato il tema della sussidiarietà: «Quando istituzioni e Chiesa collaborano con rispetto e responsabilità condivisa, il cittadino non è più solo utente o fedele: è figlio di una comunità che si prende cura di lui. In questa stagione storica segnata da solitudini diffuse e fragilità economiche e psicologiche la comunità assume un ruolo centrale nella promozione della salute intesa nel senso più ampio: fisico, mentale, sociale e spirituale». L’assessore regionale ha ricordato gli strumenti messi in campo dalla Regione Basilicata: 4 milioni del Fondo Sociale Europeo per la creazione di percorsi di accompagnamento alle persone in condizioni di vulnerabilità e fragilità sociali, 8,6 milioni destinati alla Basilicata dal Fondo Nazionale per la non autosufficienza al fine di potenziare l’assistenza domiciliare e valorizzare la figura del caregiver, 23 milioni per i Piani sociali di zona, l’attuazione della legge sui disturbi alimentari e soprattutto ha annunciato che la Regione Basilicata si farà carico della componente socio-assistenziale del progetto Taxi Sociale, il cui rinnovo è stato confermato. Tra i relatori, Giovanni Teneggi, esperto di progettazione comunitaria, ha riflettuto sul complesso tema del vicinato inteso come rapporto umano dell’abitare, dell’inverno dei luoghi, inteso come la mancanza di relazioni, un male individuale e sociale che si percepisce solo quando mancano i corpi, la presenza fisica e il calore delle persone: «Abbiamo fame di un luogo ragionato e ragionevole. Chi si richiama alla comunità è chiamato a costruire spazi che rassicurino le persone. Restituire un luogo universale e accessibile è il primo passo, ma occorrono palestre pazienti e intenzionali. Come nel miracolo della moltiplicazione dei pani: bisogna abitare insieme, anche economicamente, e distribuire». Don Marco Pagniello, direttore nazionale di Caritas Italiana, ha ricordato che «tutti, indistintamente, siamo chiamati a fare la nostra parte: è necessario cambiare lo sguardo sulle comunità, non guardare solo alle povertà, ma anche alle risorse.

La speranza per noi non è semplice ottimismo, ma è il volto di Cristo Risorto. Siamo chiamati a costruire comunità vere, vive, accoglienti ripartendo dai poveri. La carità non si può delegare: occorre generare comunità capaci di vedere con il cuore». In questo contesto la Caritas, ha precisato Don Marco Pagniello: «Non è semplicemente il simbolo del pacco alimentare, ma è lo strumento pedagogico voluto da Papa Paolo VI per animare le comunità da un punto di vista relazionale e stimolare il senso cristiano della solidarietà e della prossimità». A concludere i lavori è stato l’arcivescovo Mons. Davide Carbonaro, che ha definito la rivelazione come «l’inizio di un mondo nuovo, non ci può essere comunità senza comunione. Le nostre comunità devono avere i poveri nel cuore e il cuore dei poveri». Il suo intervento si è chiuso con un forte richiamo alle famiglie, prima vera struttura sociale sulle quali germoglia una comunità solida, viva e sana. «Camminare insieme nel segno della prossimità, attraverso sette verbi guida: ripensare, ritornare, ripartire, restituire, riconoscere, ricordare, riportare». «L’iniziativa si inserisce in un percorso più ampio e coerente che la Caritas diocesana porta avanti con costanza e dedizione, volto a risvegliare nelle comunità parrocchiali e civili il senso autentico e profondo del noi. Un cammino che mira a ricostruire legami, ad abbattere le solitudini e a promuovere una cultura della prossimità, dell’ascolto e della corresponsabilità. Riscoprire il valore dell’incontro, dello scambio umano, del servizio reciproco significa riconoscere che la fede non è un’idea astratta, ma si fa carne nella concretezza delle relazioni, nel prendersi cura gli uni degli altri, nella responsabilità condivisa verso il bene comune. È in questo orizzonte che la Caritas opera: accompagnare le comunità a diventare segni visibili di una fraternità possibile e concreta, capaci di accogliere, sostenere e camminare insieme», spiega il direttore della Caritas diocesana di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo, Marina Buoncristiano, ringraziando l’assessore regionale Cosimo Latronico «per la sensibilità manifestata in merito alla richiesta di riattivazione del Taxi sociale, strumento prezioso di supporto per le fasce più deboli della popolazione».

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