Il vice presidente del Consiglio regionale, primo firmatario di una mozione presentata oggi alla stampa, indica “un percorso che possa condurre ad una soluzione definitiva, obbligando chi ha prodotto le 84 barre di uranio-torio a farsene carico”
“La Basilicata è la terza regione per attività di materiale radioattivo. Occorre, quindi, accelerare le attività di smantellamento delle installazioni nucleari perché, dopo oltre 30 anni dalla chiusura del programma nucleare, il processo di dismissione di questi siti non appare ottimale ed è ben lontano dal vedere una soluzione definitiva. Una situazione che vale in particolare per il sito Itrec di Rotondella, dove negli anni ‘70 furono trasferite dagli Stati Uniti d’America 84 elementi di combustibile del ciclo uranio-torio. Gran parte di questo materiale è ancora presente a Rotondella ma, benché messo in sicurezza da Sogin, porta la nostra regione al terzo posto della classifica delle regioni d’Italia per la quantità di rifiuti radioattivi ospitati. In Basilicata producono una attività pari a 302.364 GBq”. Lo dichiara il vice presidente del Consiglio regionale, Michele Napoli, primo firmatario di una mozione presentata alla stampa questa mattina.<br /><br />“Le ipotesi di inquinamento ambientale sostenute dalla Procura della Repubblica di Potenza e di cui si è letto nei giorni scorsi sulla stampa – precisa Napoli – riguardano fattispecie di inquinamento chimico e non radioattivo, anche se negli anni scorsi il sito Itrec ha evidenziato altre criticità nel processo di messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi ivi presenti, con conseguenti attività di bonifica dell’area sia nel 1993 sia nel 2007”. Per Napoli “occorre delineare un percorso che possa condurre ad una soluzione definitiva dell’affaire Itrec, obbligando chi ha prodotto le 84 barre di uranio-torio presenti a Rotondella, cioè il Governo degli Stati Uniti d’America, a farsene carico. In questo percorso – spiega Napoli – la Basilicata deve essere fattivamente supportata dal Governo nazionale e dalla Commissione europea, gli unici soggetti in grado di esercitare una attività di moral suation o un vero e proprio contenzioso nei confronti dell’alleato americano in grado di sortire effetti positivi. Una soluzione che prende origine da un principio fondamentale dell’Unione Europea, formalizzato da una Direttiva Euratom del 2011, secondo cui la responsabilità ultima della gestione dei rifiuti radioattivi è dello Stato che li ha prodotti”.<br /><br />“L’Unione europea – conclude il vice presidente del Consiglio regionale – ci obbliga al rispetto di molti vincoli, alcuni dei quali non sempre di facile comprensione da parte delle comunità di riferimento, e non può lasciare sola la piccola Basilicata nella gestione di una questione di enorme rilevanza ambientale e sanitaria come lo smaltimento e la messa in sicurezza delle scorie radioattive, che rappresentano inoltre un reale fattore ostativo allo sviluppo economico di una parte importante del nostro territorio”.<br /><br /><br /><br />