Per il consigliere regionale del Pdl “occorre intervenire e rimuovere i problemi strutturali che caratterizzano il tessuto produttivo lucano orientando ed accompagnando le imprese verso una vera e propria svolta”
“La crescita socio-economica di un territorio raggiunge eccellenti risultati con la capacità di attrarre, in modo intelligente, risorse esterne e soprattutto quando si riescono a cogliere le opportunità offerte con l’allargamento dei mercati. Un recente studio, realizzato da Intesa San Paolo e Srm (studi e ricerche per il Mezzogiorno), ha misurato il grado di internazionalizzazione economica, sociale e infrastrutturale delle regioni italiane. E nel mentre si continua a segnalare il divario tra le aziende del Nord rispetto a quelle del Sud, in termini di capacità nel rivolgersi ai mercati esteri, si registra un leggero cambio di passo per le imprese del Mezzogiorno. Se la propensione all’estero migliora per Campania, Puglia e Calabria, il sistema produttivo della nostra regione appare caratterizzato da una scarsa apertura internazionale tanto da essere fanalino di coda per ‘propensione all’internazionalizzazione’”. E’ quanto afferma il consigliere regionale del Pdl Michele Napoli.
“Una risultanza che serve per affermare – aggiunge l’esponente politico – che le iniziative regionali tese ad invogliare ed accompagnare le aziende locali sui mercati esteri hanno dimostrato il lori vero volto. Gli strumenti messi in campo appaiono inadeguati tenuto conto che a monte non vi è stato uno studio approfondito delle opportunità offerte ma anche una valutazione tenuto conto delle caratteristiche proprie del sistema produttivo lucano”.
A parere di Napoli “non basta il copia-incolla, ne munirsi di specifici uffici preposti ad informare le imprese sul tema, occorre intervenire e rimuovere i problemi strutturali che caratterizzano il tessuto produttivo lucano orientando ed accompagnando le imprese verso una vera e propria svolta. Occorre incentivare l'aggregazione e disincentivare qualsivoglia resistenza che penalizza qualsivoglia prospettiva di crescita che passa attraverso investimenti in ricerca e sviluppo. Il nanismo delle aziende lucane, aggravato dal gap infrastrutturale, è il vero freno in direzione di uno sviluppo che deve necessariamente guardare ai mercati esteri”.
“Limitarsi a dotare la Regione Basilicata di piani che nulla hanno prodotto in termini di crescita – conclude Napoli – è quanto di più sbagliato si possa fare. Ciò serve è l'autocritica e la piena disponibilità a rivedere posizioni che appaiono largamente superate ed obsolete. Non farlo significherebbe operare non nell'interesse del sistema produttivo, bensì al solo fine di affermare che qualcosa si è fatto. Quasi a voler salvare il qualche modo la propria coscienza. Non è certamente questo ciò che occorre ad un territorio che ha sete e voglia di rilancio”.