Nei giorni scorsi Pietro Laureano, autore del dossier di candidatura di Matera a Sito Unesco, nel 1993, e componente del comitato scientifico per la candidatura a capitale europea della cultura nel 2019, ha tenuto due conferenze negli Stati Uniti.
La prima si è tenuta all’Istituto italiano di cultura a New York dove ha proposto una relazione sul tema “I Sassi di Matera: il labirinto armonico della città lenta”.
La seconda si è tenuta a Filadelfia, presso la prestigiosa Università di Pennsylvania, nell’ambito del corso di laurea in “Historic preservation / School of design” dove ha presentato un intervento sul tema “I sassi di Matera: la persistenza della preistoria per la città del futuro.
“Nei due incontri – afferma Laureano tornato dagli Usa – ho riscontrato un grande interesse per Matera a partire dal direttore dell’Istituto di Cultura italiana a New York, Riccardo Viale. Alla conferenza c'erano anche rappresentanti della Camera di commercio di New York che hanno espresso la massima disponibilità a organizzare eventi dedicati alla città dei Sassi e alle sue vocazioni territoriali. Uguale disponibilità hanno espresso alcune autorità di Tuscon, anche perché questa importante città dell’ Arizona, si prepara a realizzare una esperienza di lettura del sito dalla preistoria con le pratiche della nazioni native Apache e Tohomo Hodham. Matera quindi farebbe conoscere il suo modello in un luogo importante degli States. Mentre, alla conferenza all’Università di Filadelfia, ho conosciuto Frank Matero, uno dei docenti, i cui nonni erano originari proprio di Matera ed ha espresso la disponibilità a organizzare uno scambio culturale fra i loro studenti e quelli dell’Università degli studi della Basilicata”.
“La velocità – ha detto Laureano nel corso della conferenza di NY- è uno dei paradigmi della modernità. Spostare rapidamente i corpi, le merci, i capitali favorendone la massima circolazione e non riconoscendo alcun limite alla crescita fa parte degli obiettivi perseguiti a partire dalla rivoluzione industriale e accentuati dalla globalizzazione. A questo corrisponde una forma di città che s’impone di non frapporre ostacoli al movimento, occupa l’ambiente, distrugge e assorbe risorse da ogni parte. E’ la città dalla trama regolare scandita da grandi assi viari che si proiettano su un territorio indifferenziato e amorfo connesso solo dalle grandi reti di energia, di alimentazione e di mobilità. Questo tipo di città ha nella storia un presupposto nelle urbanizzazioni a trama ippodamea tipica delle città pianificate per volere di un despota o per necessità coloniali.
Esiste un modello alternativo costituito da città con trame labirintiche, passaggi sotterranei, scale e percorsi quasi inaccessibili. In queste città importante non è raggiungere un punto, ma godere di un percorso; la trama non è padroneggiabile complessivamente da monumenti o da assi stradali da cui si proietta lo sguardo del signore, ma è fatta di svolte, di sorprese, ostacoli e luoghi di sosta inattesi; lo spazio è concepito non per essere attraversato rapidamente al fine di raggiungere al più presto una meta, ma per fermarsi, incontrare qualcuno e lasciarsi coinvolgere nei rapporti sociali e di vicinato. Si tratta di città che hanno la loro essenza non nella velocità, ma nella lentezza. Non sono adatte ai tempi dello sviluppo imposti dalla modernità, ma perseguono un modello alternativo.
E’ il caso dei Sassi di Matera che furono completamente spopolati dagli abitanti, costretti a spostarsi in nuovi quartieri negli anni ’50 e 60’, perché le case grotte e il sistema di habitat trogloditico furono dichiarati una vergogna e uno scandalo per la modernità. L’intera comunità, la sua identità e il suo passato, risalente ai primordi dell’umanità, fu decretata inadeguata e posta ai margini della storia perché estranea ai modi, i tempi e le necessità dello sviluppo. Il rovesciamento di questo paradigma ha fatto in modo che nel 1993 Matera sia stata il primo sito del sud dell’Italia iscritto nella lista del patrimonio mondiale UNESCO. Il riconoscimento è stato conseguito per il sistema geniale di gestione dell’acqua e dell’energia, l’organizzazione sociale e comunitaria degli spazi e i percorsi urbani, le caratteristiche uniche di abitare e di proteggere l’ecosistema modello di sostenibilità per la città del futuro. Negli anni successivi, riutilizzando le tecniche e i saperi tradizionali, Matera ha intrapreso il restauro delle abitazioni e le case grotta, ha riportato nei Sassi la gente e la vita urbana ed è divenuta un esempio di successo nazionale e internazionale. Oggi si candida a capitale Europea della Cultura per il 2019 proprio come modello di vivere e di abitare, come portatrice di un significato profondo. Il passato preistorico e la forma urbana primordiale non sono un peso o un ritardo ma la chiave di un futuro consapevole. Alternativa alla crescita invasiva, costosa, senza limiti, basata sullo spreco e la distruzione delle risorse, la città leggera, intelligente e sostenibile segue i ritmi dell’ambiente e il principio di precauzione, attraversa la storia sull’onda lunga della memoria: lenta, trascinante, inarrestabile”.
(s.p.)