Riceviamo e pubblichiamo dal gruppo consiliare “Con Voi per Lavello”. “L’eccellente ricerca promossa dalla Regione Basilicata e condotta dalle dottoresse Elena De Felip e Annalisa Abballe del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità e dal dott. Mario Negrone, responsabile scientifico per la Regione Basilicata, con l’ausilio degli operatori dei reparti di ostetricia e ginecologia degli ospedali di Melfi e Potenza, rivela che “la presenza di diossine riscontrata nel latte materno di giovani madri residenti nella provincia di Potenza va oltre il limite di massima tranquillità ma è lontano da quello di preoccupazione”, non solo, essa è dovuta per il 90% alla alimentazione, essendo l’uomo l’ultimo anello della catena alimentare e quindi nulla la riconduce agli inquinanti dell’area industriale di San Nicola di Melfi e allo stabilimento “Rendina Ambiente srl”. Una sola è l’obiezione: il consigliere Gervasio, nel 2015 denuncia la presenza di diossina nel latte materno di una donatrice di Lavello, il Comune di Lavello chiede alla Regione di attivarsi per promuovere un’indagine scientifica e quindi oggettiva sul problema, la Regione si applica e istituisce un protocollo con l’Istituto Superiore di Sanità che avvia e conclude uno studio i cui risultati oggi sono pubblicati ma al problema sollevato, ovvero stabilire se c’è un “nesso tra inquinanti dell’area industriale di San Nicola, e nello specifico inceneritore Fenice, e salute dei cittadini di Lavello”, non si risponde: di fatto delle 19 donatrici del latte materno, nessuna è di Lavello. L’indagine ha riguardato “donne residenti nella provincia di Potenza” infatti, e non si è concentrata sull’area più soggetta agli inquinanti, ovvero Lavello e le mamme lavellesi; non ha intercettato, per dirla con le parole dell’assessore Pietrantuono “la percezione” che noi lavellesi abbiamo del forte rischio che la nostra salute corre abitando a 2000 metri dall’inceneritore e stando costantemente “sotto vento”. Né alcuno dei presenti all’incontro ha apertamente asserito che non esiste un nesso tra inquinanti dell’area industriale di San Nicola, in particolare Fenice, e salute dei cittadini di Lavello. L’assessore Pietrantuono ha dichiarato con forza che la Regione Basilicata non si sottrarrà mai dall’affrontare e promuovere studi mirati. Nessuno vuole usare la scienza come una clava per combattere battaglie politiche, ma insistere perché si continuino o si facciano studi mirati sulla popolazione lavellese, inserendo nel programma di ricerca mamme del nostro comune, come è stato annunciato, e soprattutto rivendicando la VIS (Valutazione di Impatto sulla Salute), in atto nei Comuni di Grumento Nova e Viggiano, ci sembra la misura più efficace e più oggettiva per garantire il diritto alla salute dei cittadini di Lavello. Per l’attivazione di questa procedura, non avendo il nostro comune risorse economiche sufficienti, chiediamo supporto ai comuni limitrofi, in primis a Melfi, che più si avvantaggia della presenza degli stabilimenti dell’area di San Nicola, e alla Regione Basilicata, che deve tutelare la salute di tutti i cittadini lucani”.