Per il garante dell’infanzia e adolescenza “occorre assicurare risorse e servizi per evitare in primo luogo la separazione dei bambini dalle famiglie e garantire la permanenza dei minori nelle Comunità rispettando l'interesse dei ragazzi”
“La Provincia di Potenza ha esteso il vecchio accordo del 2013 consentendo all'Arci Comitato regionale di Basilicata e alla Fondazione Città per la Pace per i bambini con sede a Sant’Arcangelo di continuare a ospitare due famiglie nigeriane ed una afghana. In totale 11 persone, di cui 5 minori. Mentre sono 10i minori stranieri ospitati in strutture alloggiative sempre della Fondazione di Sant’Arcangelo (Pz)”. Ad evidenziarlo è il garante per l’infanzia e l’adolescenza Vincenzo Giuliano per il quale “riemerge dunque, anche in questo caso, il tema delle famiglie e dei minori giunti in Basilicata dai paesi esteri. Si tratta non di rado di minori non accompagnati, il che rappresenta un elemento fortemente negativo, con tutte le possibili ricadute sul futuro di ragazzi”.<br /><br />"In Basilicata – dice – sono 106 i minori stranieri non accompagnati, ai quali bisogna aggiungere i 36 ospiti del centro di prima accoglienza di San Fele. Questi ultimi sono tuttavia destinati ad essere trasferiti in altri centri. Esistono in Basilicata strutture di prima accoglienza per progetti (Fami) e strutture Sprar, in tutto circa 36".<br /><br />Il garante ritorna poi sulle questioni che contribuiscono a determinare livelli di criticità da non sottovalutare e osserva che “anzitutto i minori arrivano all'età di 17 anni in Basilicata, per cui il tempo per avviare con loro determinati percorsi appare limitato a meno di un anno. Per giunta la totalità di questi bambini o ragazzi hanno difficoltà nella comprensione della lingua poiché non conoscono l'italiano. Da rilevare inoltre la scarsa formazione da parte dei servizi territoriali sui minori stranieri non accompagnati. Spesso le scuole, i servizi sanitari, gli stessi servizi sociali sono letteralmente spiazzati rispetto a questa utenza e manifestano indecisioni sulle procedure da seguire”.<br /><br />“A questo occorre aggiungere – continua Giuliano – che la popolazione locale talvolta manifesta diffidenza nei confronti dei minori stranieri non accompagnati. Da considerare per giunta l'assenza di una piattaforma comune tra i servizi che prendono in carico i minori: questura, tribunale dei minori, tribunale ordinario, servizi sociali, strutture residenziali ecc. e intanto emerge sempre più la scarsa possibilità di occasioni di scambio e condivisione di buone prassi tra i servizi che si occupano dei minori stranieri”.<br /><br />“Tutto ciò – conclude – determina un elevato livello di disorientamento per i ragazzi, una volta dimessi dalla struttura in cui sono stati accolti con ricadute negative sulla possibilità di orientarsi nella comunità locale. In proposito l'Onu fa leva su due principi essenziali, con lo scopo di tutelare i minori e garantire il loro inserimento nelle società che li accolgono: il principio della necessità e quello dell'appropriatezza. In effetti si tratta di assicurare risorse e servizi per evitare in primo luogo la separazione dei bambini dalle famiglie e garantire la permanenza dei minori nelle Comunità rispettando l'interesse dei ragazzi. Obiettivi non facili da conquistare, ma certamente essenziali”.<br /><br />L.C.<br />