Gioventù nazionale su situazione Unibas

“C’è sicurezza nei numeri”. Siamo sicuri non sfuggirà, alla Rettrice Sole, questo antico motto latino. La conferenza stampa che abbiamo convocato giovedì scorso per discutere di Unibas ha analizzato proprio questo: i numeri che fotografano la situazione dell’Ateneo lucano.
L’occasione – si legge in una nota di Canio Sinisi, coordinatore regionale Gioventù Nazionale Basilicata – ci è stata fornita dalla relazione relativa all’anno 2013, giunta con circa 18 mesi di ritardo all’esame della II Commissione consiliare del Consiglio Regionale della Basilicata, che dovrebbe darci spiegazioni circa le modalità di utilizzo dei 10 milioni di euro che la Regione Basilicata concede annualmente all’Unibas.
Nulla di ciò che abbiamo dichiarato è frutto della nostra fantasia, è tutto riportato all’interno della relazione: sono gli organi di Ateneo a specificare che i 10 milioni sono utilizzati totalmente per finanziarie le spese relative al personale.
Comprendiamo le motivazioni che tale scelta è orientata da motivazioni legate al rispetto dei limiti di spesa previsti dalla legislazione vigente ed è obbligata dal taglio che i Governi di ogni colore continuano ad operare nei confronti della spesa pubblica universitaria, ma al tempo stesso riteniamo necessaria per l’Unibas un’analisi schietta sul suo ruolo, sulle sue potenzialità e sul suo futuro.
E un analisi del genere non può non partire dalla sicurezza dei numeri: accogliamo con piacere e soddisfazione le precisazioni della Rettrice Sole, ma non si può negare che l’Unibas abbia un gap in alcuni indicatori, fotografati dalle classifiche Anvur e dal Sole 24 Ore, che la distanziano oggi non solo dagli atenei più importanti d’Italia ma anche da atenei con storia e dimensioni simili (l’esempio del Molise, da me riportato, voleva essere solo a titolo esemplificativo).
Ugualmente lascia perplessi il richiamo, sia nella relazione consegnata alla II commissione che nella replica della Rettrice, a progetti internazionali che ci appaiono assolutamente “scontati”, per quanto virtuosi e positivi: l’adesione a progetti di ricerca internazionale e a programmi quale “Erasmus” ci sembrano assoluta normalità per un Ateneo.
Ma la nostra, a parte le provocazioni, non vuole essere una critica distruttiva: crediamo che intorno all’Unibas si giochi un pezzo importante del futuro della nostra Regione.
Occorre però un salto di qualità che tolga il nostro Ateneo dalla mediocrità nella quale sembra impantanato. E per farlo crediamo che sia necessario liberare l’Unibas da un equivoco: l’Università non è un ammortizzatore sociale e nemmeno un ufficio pubblico. Difendere l’Unibas ha un significato diverso da difendere, per restare ad un esempio legato all’attualità, la Corte d’Appello di Potenza. Un’Università è degna di esistere quando riesce ad attrarre intelligenze da fuori e a riportarne a casa qualcuna dopo esperienze altrove, quando produce ricerca qualificata e apprezzata all’interno dei contesti scientifici e (perché no?) sui mercati, quando porta ricadute positive in termini culturali e demografici nelle città che la ospitano.
Saprà meglio di noi, Rettrice Sole, che sono queste le sfide che attendono l’Unibas. E su queste siamo pronti a confrontarci.

BAS 05

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