Garripoli (Crpo): “Cosa (non) è la teoria del gender”

La componente della Commissione pari opportunità interviene in merito alla mozione presentata da Pace e altri consiglieri

&ldquo;Sgombrare il campo da ogni equivoco &egrave; forse improbabile, bisognerebbe addirittura partire dall&rsquo;affermare che, semplicemente, la teoria del gender non esiste&rdquo;.<br /><br />E&rsquo; quanto afferma la componente della Commissione pari opportunit&agrave; regionale, Valentina Garripoli, che aggiunge &ldquo;vorrei spiegare al consigliere Pace che ha mosso una mozione in Consiglio regionale parlando di &lsquo;teoria del Gender&rsquo; che esistono solo i &lsquo;gender studies&rsquo;, una cosa completamente diversa ed esistono studi sociologici ormai molto avanzati che, pur non mettendo mai in discussione la differenza biologica tra maschio e femmina (il che sarebbe piuttosto stupido), dimostrano come le societ&agrave; abbiano costruito nel tempo ruoli per l&rsquo;uomo e ruoli per la donna, ma come questi siano mutevoli e assoggettati ai cambiamenti della societ&agrave;, certo non iscritti nel nostro Dna&rdquo;.<br /><br />&ldquo;&Egrave; una trovata propagandistica &ndash; sottolinea Garripoli&nbsp; – che distorce gli studi di genere. Si salvi chi pu&ograve; da coloro che, per combattere le discriminazioni basate sull&rsquo;orientamento sessuale e sull&rsquo;identit&agrave; di genere, vogliono colonizzare le menti di bambini e bambine con una visione antropologica distorta, con un&rsquo;azione di indottrinamento gender. Che si parli di educazione all&rsquo;effettivit&agrave;, educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, relazione tra i generi o cose simili, secondo loro concorre a un unico scopo: l&rsquo;indottrinamento. La teoria del gender non esiste. Nessuno, in ambito accademico, parla di teoria del gender. &Egrave; infatti un&rsquo;espressione usata dai cattolici (pi&ugrave; conservatori) e dalla destra pi&ugrave; reazionaria per gridare &lsquo;a lupo a lupo&rsquo; e creare consenso intorno a posizioni sessiste e omofobe&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Secondo gli ideatori dell&rsquo;espressione teoria/ideologia del genere &ndash; continua la componente della Commissione pari opportunit&agrave; -&nbsp; nasciamo maschi o femmine. Punto. Il sesso biologico &egrave; l&rsquo;unica cosa che conta. L&rsquo;identit&agrave; sessuale non si crea, ma si riceve. Il genere &egrave; un costrutto socioculturale: in altre parole sono fattori non biologici a modellare il nostro sviluppo come uomini e donne e a incasellarci in determinati ruoli (di genere) ritenuti consoni all&rsquo;essere femminile e maschile. Ed infine, educare al genere significa, in fondo, sostenere la crescita psicologica, fisica, sessuale e relazionale, affinch&eacute; i bambini e le bambine di oggi possano progettare il proprio futuro al di l&agrave; delle aspettative sulla mascolinit&agrave; e la femminilit&agrave;&rdquo;.<br /><br />&ldquo;E la scuola pu&ograve; (deve) avere – aggiunge -&nbsp; un ruolo fondamentale per scalfire gli stereotipi di genere, ancora fin troppo radicati nella nostra societ&agrave;, offrendo a studenti e studentesse gli strumenti utili e necessari per diventare gli uomini e le donne che desiderano, educare al genere significa dunque interrogarsi sul modo in cui le varie culture hanno costruito il ruolo sociale della donna e dell&rsquo;uomo a partire dalle caratteristiche biologiche (genitali), contrastare quegli stereotipi e quei luoghi comuni, socialmente condivisi, che finiscono col determinare opportunit&agrave; e destini diversi a seconda del colore del fiocco (rosa o azzurro) che annuncia al mondo la nostra nascita. La scuola pu&ograve; trasmettere ai bambini e alle bambine, attraverso alcune attivit&agrave; ludico-didattiche, il valore delle pari opportunit&agrave; e abbattere tutti quegli stereotipi che, fin dalla pi&ugrave; tenera et&agrave;, imprigionano maschi e femmine in ruoli predefiniti, granitici, e sono alla base di molte discriminazioni&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Auspico – conclude Garripoli&nbsp; – che l&rsquo;intero Consiglio regionale possa riflettere sull&rsquo;importanza reale dell&rsquo;educazione di genere che combatte stereotipi sessuali, pregiudizi, sviluppa consapevolezza dei condizionamenti storico-culturali che riceviamo, serve anche a prevenire comportamenti violenti e a porre le basi per una societ&agrave; pi&ugrave; civile&rdquo;.<br /><br />LC<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />

    Condividi l'articolo su: