Addosso un completo grigio e ai piedi un calzino giallo e uno rosso. Si è presentato così Francis Ford Coppola alle oltre mille e cinquecento persone che ieri sera hanno affollato lo storico teatro “Dal Verme” di Milano per partecipare all’incontro promosso dalla Regione Basilicata per la rassegna “Expo in città”, in partnership con “Matera 2019”, “Lucana Film Commission”, “Meet the Media Guru” e in collaborazione con “Apt Basilicata” e “Palazzo Margherita”.
Un’attesa, quella del pubblico milanese, iniziata già nel tardo pomeriggio, quando in molti hanno pazientato diverse ore in coda, pur di partecipare alla serata intitolata “Ritrovare le radici per incontrare il futuro: la mia Basilicata”. E il grande regista non ha deluso le aspettative, regalando ai presenti ricordi e aneddoti della sua famiglia, originaria di Bernalda, ma anche riflessioni sulla Basilicata e sulle sue prospettive di sviluppo. In sala, ad ascoltare Coppola c’erano il governatore Marcello Pittella assieme ad alcuni esponenti della giunta regionale, ma anche amministratori locali, su tutti il sindaco di Bernalda, nonché una nutrita delegazione di lucani, in gran parte giovani. Ad inaugurare la serata è stato proprio il presidente della Regione, che ha voluto ringraziare Coppola ricordando quanto la Basilicata debba molto anche a lui.
E’ toccato poi al mito del cinema prendere la parola e raccontarsi in un lungo monologo. “Quando sono arrivato a Bernalda per la prima volta era il 1962, non parlavo italiano e c’era il matrimonio di un parente – ha raccontato – sono stato accolto bene, ma quando la moglie è andata via, solo allora ho capito che avrei dovuto dormire con il marito”. Ma il grande regista ha parlato anche di “gnummareddi”, “lampascioni” e di “Palazzo Margherita”, la storica dimora di Bernalda diventata un resort di lusso e la sua casa lucana, aggiungendo di essere sicuro “che fra due anni tutti i miei amici mi chiederanno di riservargli un posto”. Non sono mancate riflessioni sulle terre ancestrali, dalla storia della bisnonna Filomena 'Senza-naso' all'innamoramento per la musica del nonno Agostino in un teatro di Forli' che porto' tutta la famiglia Coppola a entrare nel mondo dell'intrattenimento, dal Risorgimento duro con il Sud al genio di Bernalda Francesco Panio, fino all’inedita parentela con un altro maestro italiano, Riccardo Muti, suo cugino di secondo grado. Poi una riflessione sui briganti, considerati non più “persone cattive” ma “ribelli” e la scoperta di averne avuto uno fra i suoi avi.
Al termine del suo lungo memoriale, rispondendo per oltre un'ora a decine e decine di domande, per il sei volte premio Oscar c'è stata anche l’occasione di parlare dell'Italia, di cui ha detto di sentirsi orgoglioso quando ne sente gli exploit anche recenti, come i fisici italiani protagonisti della scoperta del Bosone di Higgs, o quando ascolta la musica o vede un grande dipinto. Tornando alla sua “cara” Basilicata ha ricordato che i lucani sono “bravi genti” e non ha mancato di riconoscere anche alcune criticità, legate ad esempio alle estrazioni petrolifere.
“Mi intristisce l'abuso del Sud: quando ho saputo che c' era stata una grande scoperta di petrolio in Basilicata, ho pensato fosse una cosa buona per investire in educazione, sanità, occupazione – ha spiegato quindi Coppola riferendosi ai giacimenti di Val d'Agri – Ho scoperto però che dei guadagni del petrolio alla Basilicata resta poco: il governo deve lasciare quei soldi ai lucani perché investano in educazione e occupazione". Inevitabile un accenno al cinema e a quelli che sono stati i suoi “maestri” preferiti, Fellini con la sua “Dolce Vita” ma anche Rossellini. Infine, prima di intonare assieme al pubblico il ritornello di 'Roma nun fa' la stupida stasera', l’invito alla gente del Sud a “non lamentarsi e chiedere i soldi per qualcosa”, ma invece a “lavorare e a lottare per avere quello che si merita".
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