Il consigliere regionale del Pdl interviene dopo l'allarme lanciato di sindacati proponendo l'istituzione di una struttura interdipartimentale “che attivi programmi pluriennali di investimento nel settore della difesa del suolo”
“Per me sarebbe facile dire ai sindacati che solo oggi hanno chiesto l’intervento del presidente De Filippo per superare la situazione nel settore forestale che è stata resa volutamente complicata e non si sa come uscirne, che avevo ampiamente previsto tutto e messo in guardia sia il presidente che il precedente assessore all’Ambiente Mancusi, che come è noto ha la delega per il Piano regionale triennale di forestazione”. E’ il commento del consigliere regionale Franco Mattia (Pdl), il quale sottolinea di condividere le preoccupazioni dei segretari di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil per il trasferimento delle complesse e delicate funzioni tecnico-amministrative in materia forestale dalle Comunità Montane soppresse ad un Comune capofila delle Aree Programma, che, continua Mattia, “somigliano sempre più alla classica torre di Babele per la sovrapposizione di compiti e funzioni che si ritrovano in diverse strutture presenti sul territorio, con il risultato di disfunzioni e non pochi problemi pratici”.
Nel ricordare di aver presentato in proposito un emendamento alla legge finanziaria 2012, il consigliere del Pdl aggiunge che “anche i sindacati, almeno quelli che si autodefiniscono riformisti, possono e devono dare un contributo per superare definitivamente la visione assistenzialistica di un Piano forestale che non riesce a rispondere nemmeno all’obiettivo minimo che la Giunta si era dato, vale a dire l’incremento di poche giornate l’anno del monte complessivo di giornate lavorative per ciascuno dei 4.200 addetti sino a raggiungere le 151 giornate per tutti”.
Secondo Mattia “si continua a mantenere il settore forestale in uno stato comatoso e sofferente, in particolare a redditività sub-marginale, assoggettandolo ad un'attività improduttiva, delegando una molteplicità di funzioni ad un Comune capofila. Questa, a mio avviso, è un'operazione scellerata ed irresponsabile. Inoltre le assunzioni di responsabilità vanno al di là di quelle attribuite dalla legislazione vigente agli stessi Comuni, implicando oneri aggiuntivi ed una mole di lavoro che sarebbe oltremodo gravoso e difficilmente compatibile con gli organici disponibili che sono anche privi di professionalità specifica. Ancora, i compiti delegati sono persino contrastanti con i principi statutari che disciplinano gli ordinamenti comunali, cioè ogni Comune dovrà aggiornare il proprio statuto in funzione di questa delega che viene conferita con l'individuazione del Comune capofila”.
“Se questa è la nuova governance territoriale attraverso le Aree-programma, nonostante l’alibi della transitorietà– continua Mattia – c’è da allarmarsi: basta vedere lo stato di efficienza protettiva e produttiva dei boschi per registrare che tutto l'apparato forestale, tutti i boschi della Basilicata sono vecchi e ammalati. E’ necessario curarli, certamente con una selvicoltura nuova, con una selvicoltura giovane che tenga conto dell'antico per proporre il moderno, per proporre il nuovo che faccia passare attraverso la salvaguardia ambientale un nuovo sviluppo economico e sociale. E mi chiedo: che fine ha fatto quell’agenzia agro-forestale per i servizi innovativi in agricoltura e per la gestione del patrimonio forestale la cui istituzione è stata proposta, in maniera innovativa e pertanto positiva, dal precedente assessore all’Agricoltura Mazzocco? Più che ad un’ennesima scatola vuota, la ristrettezza di risorse finanziarie impone di prevedere una Struttura Interdipartimentale (Ambiente-Agricoltura-Infrastrutture) che attivi programmi pluriennali di investimento nel settore della difesa del suolo e che consenta un ritorno alla tradizionale impostazione delle attività nelle sistemazioni dei bacini montani”.