Fondi ricostruzione sisma, Mattia: svelato l’arcano

“A differenza di quanto accade in Campania i fondi destinati alla ricostruzione dei comuni lucani sono bloccati perché iscritti nel bilancio regionale, mentre in Campania sono trasferiti direttamente dallo Stato ai Comuni”

“La nota del dipartimento Infrastrutture della Regione Basilicata, in risposta alla puntuale questione posta dall’onorevole Vincenzo Taddei, svela l’arcano: a differenza di quanto accade in Campania i fondi destinati alla ricostruzione dei comuni lucani sono bloccati perché iscritti nel bilancio regionale, mentre in Campania sono trasferiti direttamente dallo Stato ai Comuni. Il Presidente De Filippo nella sua ampia relazione ‘matematica’ in Consiglio sul Patto di Stabilità, con la quale non ha risparmiato cifre e citazioni di norme a partire da Maastrich, avrebbe dovuto dirlo con chiarezza senza girarci intorno”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale Franco Mattia (Pdl) sottolineando che “il Presidente si è invece limitato ad auspicare un’azione corale affinché i fondi relativi alle royalties del petrolio e alle spese per la ricostruzione del dopo terremoto siano escluse dal Patto di Stabilità. Troppo facile senza ammettere responsabilità di una scelta almeno per i fondi terremoto”.

“La decisione della Regione di far transitare i fondi relativi alla ricostruzione attraverso il bilancio, giustificata attraverso la necessità di monitorare lo stato di avanzamento dei lavori, garantire un utilizzo più oculato ed efficiente e persino di evitare spese aggiuntive – continua – ha prodotto risultati tutti da dimostrare. Ne chiederemo conto alla Giunta prima di intraprendere quella battaglia comune alla quale ci ha invitato la stessa Giunta, tutti insieme contro il Governo”.

“Per ora – dice Mattia – registriamo che 120 milioni di euro sono incagliati e non si sa quando e come potranno essere spesi. Non so se le dichiarazioni del ministro all’Ambiente Clini su un piano di azione straordinario per la messa in sicurezza dei cittadini dal rischio terremoto, sempre attuale, come dimostra lo sciame sismico nell’area del Pollino, possa smuovere questa situazione, perché è evidente che se non chiudiamo il capitolo dell’edilizia antisismica nei comuni seriamente danneggiati dal terremoto del 1980 non è credibile pensare a nuovi programmi. Nessuna parte del territorio risulta oggi non più classificata, per cui diventa obbligatorio, per sismica della struttura. E il costo maggiore di edificare in questo modo si misura attorno al 10 per cento, ben meno dei danni che provoca un sisma. È significativo, infine, che proprio in questi giorni un’esposizione itinerante, ‘Terremoti d’Italia’, realizzata dal dipartimento della Protezione civile, lanci l’appello per un nuovo e sostanziale impegno politico ed economico, con la partecipazione decisa e consapevole di tutti i cittadini, per abbattere il rischio sismico di scuole, ospedali, case, ponti, impianti industriali, per non parlare mai più di catastrofi, tragedie annunciate, disgrazie per il Paese”.

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