Flovilla (Udc), sulla sanità confronto vero ma non tra sordi

“La capacità prosaica del capogruppo del Pd Viti non è assolutamente una novità ed è ben nota anche a chi non fa direttamente politica. Ma credo che nel commento sulla lettera che il Comitato di Crisi delle strutture sanitarie private ha inviato ai partiti della maggioranza si sia superato perché, sarà pure un grande oratore, ma mal si addice il compito di difensore d’ufficio, nel caso specifico dell’assessore alla Salute”.
E’ quanto sostiene il vice coordinatore regionale dell’Udc Antonio Flovilla.
“La sanità lucana – aggiunge – non è quella che si vuole far apparire con una visione negativa preoccupata e preoccupante per il suo futuro, che ci si ostina ad immaginare più nero di quanto la più pessimistica delle previsioni potrebbe prefigurare. Il quadro assume sempre più tinte fosche quando, al di là di ogni razionalità, si affrontano i problemi per la coda, ignorando che alla base di ogni problema vi possono essere diverse cause che andrebbero analizzate e possibilmente rimosse. Pertanto, sempre in maniera semplicistica, sconsiderata ed inopportuna, ci si è scagliati contro i Centri esterni accreditati (Cea), senza alcun confronto e senza considerare che le strutture private accreditate rappresentano un qualificato patrimonio professionale della nostra regione, sono rispettose delle norme che regolano il settore e, cosa non di poco conto, per la loro ubicazione sul territorio, sempre a disposizione dei cittadini utenti, soprattutto di quelli disagiati e lontani dai presidi sanitari complessi”.
Secondo Flovilla “deve prevalere il buon senso, la razionalità, la comprensione delle molteplici cause alla base dei problemi della sanità e, se poi, ci si mette anche un poco di umiltà, non sarebbe male per nessuno e, soprattutto, non sarebbe male per i cittadini (la vicenda dei ticket insegna!).
Ritengo – continua – sia indispensabile, oltre che utile, un confronto serio (non tra sordi), atteso dagli operatori della sanità privata da oltre 20 giorni dalla richiesta, ancorché serrato sulle questioni accennate e, soprattutto, sul ruolo e la prospettiva dei Centri esterni accreditati, del patrimonio strutturale, strumentale e professionale che essi rappresentano e sul futuro dei circa 600 addetti, così come rappresentato più volte ed in più occasioni dal “sedicente” Comitato di crisi che rivendica innanzitutto dignità. Da sempre i Cea hanno dimostrato la piena consapevolezza delle difficoltà che investono la sanità e sono stati disponibili a condividere ed accettare le misure necessarie a far sì che il settore non dovesse subire una espansione incontrollata. Anche in questa occasione i Cea non si sarebbero sottratti alla determinazione partecipata di utili misure di contenimento della spesa, ovvero di miglior utilizzo dei centri stessi per risolvere, per quanto possibile, la censurabile situazione delle chilometriche liste di attesa formatesi presso i presidi pubblici che, sostanzialmente, non distinguono le urgenze dai controlli programmati. Per non parlare di settori nei quali sarebbe utile che la politica riflettesse seriamente, in quanto ritenuti filoni di sprechi ed inadeguatezze e delle emergenze da affrontare a partire dal Registro Tumori che specie in questa fase per le note vicende Fenice e Centro Oli di Viggiano è fortemente richiesto dai cittadini, e a continuare con il piano di riorganizzazione degli ospedali e con la legge 12 per i distretti sanitari. In proposito, mi sarei aspettato dal capogruppo del Pd Viti un’iniziativa proprio sulla legge 12 se vogliamo realmente, come si dice da tempo, avvicinare la sanità al territorio. Al “komunista” Bubbico il riconoscimento, da assessore regionale alla Sanità, di aver liberalizzato ed umanizzato la sanità. Non vorrei – conclude Flovilla – che l’attuale gestione politica della sanità voglia acquisire, sul campo, il merito di puntare alla sovietizzazione”.
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